Io,
accordatomi
con l'orologio
ripieno di ore,
annunziai alle sette
che la mattina danzava
sopra le tettoie sovrapposte
a quello che c'era.
C'era anche un sole
che si stava mangiando l'estate.
L'altro,
più pigro,
faceva ritardo.
Era importante,
ma niente da fare,
bisognava aspettare.
Eravamo in due,
orologio alla mano.
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