giovedì 31 dicembre 2015

SE SOLO AVESSI I SOLDI.

Se la mia bocca
fosse tanto grande
da tenerti in bocca,
se le mie mani
fossero tanto grandi
da tenerti in mano,
se i miei piedi
fossero tanto grandi
da sollevarti in piedi,
se il mio nome
fosse tanto grande
da darti un nome,
se il mio letto
fosse tanto grande
da darti un letto,
se il mio tetto
fosse tanto grande
da darti un tetto,
io penso
che ti alletterei
col mio amore muscoloso
e penso anche che ti riscalderei
col mio possente fiato casalingo,
se solo avessi i soldi
per pagare il conto
di stasera...

IL VECCHIO CANE DI NOTTE.

E' una specie di spinta scura:
il portone si apre
e lascia entrare estranei illegali...
Il vetro trema...
Ogni pianto si svolge in silenzio...
E' un covo di bolle d'olio...
Per urlare ci vuole pazienza
e un'istruzione profonda
sui misteri della notte...
Il buio non è affatto cieco,
vengono sprazzi di luce
dalla lampada zoppa.
Il gioco non serve a distrarre i veri aguzzini.
C'è l'ombra di un assente,
c'è l'impressione di sentire dal vero
un uomo dalle mani nere,
più forti del vento...
La lampada si spegne
con un gemito sordo.
Una macchina rincorre l'abisso...
La verità emerge e consola:
si tratta solo del vecchio cane sdraiato...
si sta spulciando di notte
e appoggia la schiena sul vetro...

mercoledì 30 dicembre 2015

IL MURATORE.

Le sue parole
sanno di verità,
di proficui silenzi,
di dolori abbattuti dall'arguzia.
Le sue giornate
sono fisse, come chiodi
sui travi della casa
e canta, il muratore,
mentre compie
il suo lavoro.
Il suo tempo
è allietato dal sole,
consolato dalla notte,
immerso nel tepore
della Primavera,
spaventato dai rigori invernali,
illuso dai colori dell'Autunno,
abbagliato dalla luce
dell'Estate.
E viene, il muratore,
nella pace del suo spirito eletto,
a bere le menzogne orizzontali
che il destino gli trasmette
in forma breve,
ma assillante.

IL VIAGGIO DEL PIANETA TERRA.

In una mattina luminosa
tutti se ne erano andati,
con voli di gufi.
( Di notte, se ne erano andati).
Il soffio del vento
si sentiva già da lontano
e nulla rimaneva
che non fosse il lamento
della terra deserta,
adornata soltanto
di lunghi nastri asfaltati.
In quella mattina strisciante
sotto i raggi obliqui
del sole nascente,
non avvenne niente,
gonfiando così l'angoscia
della solitudine
e nella solitudine un silenzio
inesprimibile, senza peso.
Il lungo viaggio del pianeta Terra
proseguiva il suo corso naturale,
senza scosse,
senza inutili soste.

martedì 29 dicembre 2015

IL NOSTRO GRUPPO DI FETENTI.

Anche a star seduti,
le gambe divaricate,
gli ossi cosparsi di peluria sottile,
una muffa velenosa tutta intorno...
La sporcizia
tra gli avanzi della nostra spilorceria:
siamo un numero considerevole
di fetenti usciti di senno,
sennò perché lamentarsi
rubandoci a vicenda
i posti contrassegnati
con numeri decapitati dell'accento?
Anche a tener duro
al disopra dei fatti elementari
che ci hanno portato i tempi del rinculo,
non competiamo più con la durezza dei confini.
Anche a farne un vanto,
le frottole ammaestrate
non fanno più cassetta.
Chi spinge, deve avere almeno
un abile sorriso
per farsi perdonare...
Anche dal marciume nascono dei fiori:
l'autunno è la primavera dei funghi,
non è vero?
Anche ad inseguirci,
qualcuno prima o poi
risorgerà da un nascondiglio
stretto nell'ingresso e poi largo ed accogliente.
Anche per questo
chi prende appunto di ogni lamento
riesce a farsi tollerare
dal nostro gruppo berciante
di fetenti rinnovati, accasciati,
seduti, senza nessuna voglia
di ripulire tutto intorno.

MUSICISTA.

Sul tamburo,
alla mescita di un aperitivo,
chiedo un pomeriggio
pieno di giochi tra i tuoi seni sviluppati.
Chiedo,
suonando la tromba,
che ne venga fuori
una meraviglia a servizio personale.
Sempre che
tu non ti metta a fare
quegli urletti dialettali
che mi fanno venir la voglia di ululare,
sopra questo contrabbasso animale.

lunedì 28 dicembre 2015

I MIEI FUTURI ERRORI.

Il mio occhio mieterà l'azzurro
quando vedrò matura
la serie delle operazioni
iniziate da lungo tempo,
quando la penombra era
così forte negli alberghi
da lasciarmi in completa balìa dei camerieri.
Sarò sempre vicino
ai miei triangoli di pelle
bruciati come candeline,
lasciati tra i viali tanto camminati,
oppure tra gli ostinati raggi di sole
sopra le panchine.
I viaggi saranno ormai
stati dimenticati come
conoscenti senza doni.
La bocca appartenente al cuore
morirà come una stagione,
raccontando di tutte le subìte delusioni,
ma poi verranno talmente tanti pomeriggi,
che non potrò nemmeno più cercare
nuove forme di reclamo.
In piedi, irrequieto, aspetterò
di trovare il coraggio di
sistemare tutte le nuove pendenze muscolari.
L'espressione dei miei movimenti
apparirà veloce, forse un pò goffa,
ma all'alba mi scioglierò
da tutte le cianfrusaglie provinciali
ed esibirò, col sole, la mia
nuova etichetta fiammeggiante.
Riprenderò con tutte le energie
della luce la nuova pelle
ricresciuta e, chissà,
mi perdonerò con più facilità
i nuovi errori
che indubbiamente riuscirò a commettere.
In quanto a questo,
ci sono già gli amici
che mi promettono
nuovi sacrifici.

VOGLIO VEDERE QUANTO SEI BELLA.

Donna o non donna,
voglio vedere quanto sei bella!
L'urlo che ti lancio contro
è l'allarme di un esploratore
licenziato.
Torna indietro!
Voglio vedere
quanto il tuo profilo si flette
contro le mie mani rapaci
e toccare
sempre più a fondo
il residuo della tua verginità.
Donna, sì,
mi compiaccio nel tuo ventaglio aperto
di fare il manesco vagabondo.
Intingo le dita
nel tuo inchiostro
per scrivere di deliziose carezze inebrianti
e non credo,
non immagino neanche,
di farti un pò di male.

domenica 27 dicembre 2015

L' ORTICOLTORE.

Il signore gentile
scavava con tanto piacere
che
non sembrava possibile
si potesse mai stancare.
Il suo profilo deciso
risaltava nell'atto dello scavo.
Si assentò per breve tempo,
giusto per risolvere un bisogno.
Ritornò, col badile di ritorno,
senza dissuadersi affatto
per quello e altri scavi.
Il signore continuò;
ben presto diede un zig zag frenetico,
tanto da battere i piedi per la fretta.
Colpì la terra con le nocche delle mani,
si toccò la fronte,
sollevò lo sguardo al cielo,
ne fu premiato da un piccione...
Consolato, maneggiò alcune sementi,
le sparse in terra con circospezione,
in un silenzio agricoltore.
Sorrise per tre ore,
riposando senza fretta.
Riempì la borsa di profumo
e di verde
e se ne andò,
ciondolando la testa
soddisfatto.

DENTI, CARRETTI E DONNE.

I denti che non servono
sono percossi dall'inutilità.
Le donne sono chiacchierone,
ma spingono carretti di bigiotteria
che nemmeno più la curiosità dei cresimandi
può far competere coi dissuasori.

L'entroterra è un tessuto compatto
di ostinazione verso il centro.
Apparentemente, non ci sono disservizi
per quanto riguarda le opposizioni:
gli steccati appena appena manomessi,
le rotelline dell'eternità su nel cielo,
tutte le sfilacciature di bambagia
inventate per scansare le scorribande dei senza fede
intorno e sopra i letti
degli stanchi produttori;
e tutto è un girare, un dimenarsi
nell'ambiguità affettata delle consuetudini.
Denti, carretti e donne sono nel lampo,
in quei momenti traditori e poi fuggenti,
non più tanto importanti...

sabato 26 dicembre 2015

A PROFUMO, PERDIANA!

Forse sarebbe possibile ricominciare
coi vestiti vecchi spiegazzati,
le macchie ondulate delle mani avanzanti,
le coperte avvolte in forma litografica...
Forse, arrivandoci,
il posto si riempirebbe di scatole affezionanti
tutte un grande tesoro...
Forse sarebbe stato meglio
se altre eventualità
fossero accadute nell'indefinibile seconda mano della giocata...
A PROFUMO, PERDIANA, A PROFUMO!
Forse le fotografie verrebbero più nitide
con qualche macchia di bisogno e di rispetto...
Meglio gli ultrasuoni delle virgole collocate
nella condizione del bisogno e del rispetto...
Forse si potrebbe schiarire qualche punto
in mezzo a tanto spazio fisso
privo delle radici scorza contro vento...
MA CHI NE SA QUALCOSA, PERDINCI,
CHI NE SA QUALCOSA?



VERSO IL BOSCO.

La pioggia,
benedizione di ogni assenza:
l'ascolto.
Dicono che la gente
cammina volentieri sugli arenili bagnati:
lo vedo.
Il sole,
fiorente dall'embrione del mare,
si muove possente:
lo sento.
Così dopo l'urto freddo dell'acqua,
s'ingenera un movimento permanente
di godimento generale:
lo penso.
Il vento,
miscelatore di ogni tempo,
spiana una comoda strada
verso la criniera folta del bosco:
lo seguo.

venerdì 25 dicembre 2015

ROCK.

Rock
è un movimento polifusico internazionale.
Rock
è l'aggancio dell'arte alla vita.
( Si intende per vita il profumo dei gelsomini
illuminati dal sole, ma anche la chiara percezione
che solo nell'ignoranza si arriva al godimento dei
sensi e all'esercizio anestetico
della liturgia quotidiana).
Rock
è il balbettìo del bambino diventato uomo
e rock
è il discorso finale dell'uomo
che vorrebbe ritornare bambino.
Rock
è il desiderio anche senza l'amore,
rock
va lontano,
non si ferma ai capricci del valzer viennese:
dotato di profondo sound, non fa distinzione né di sesso,
né di colore, né di frontiere.
Rock
è la guerriglia dell'arte libera contro l'arte militare.
Rock
sa volare, nuotare, si accontenta di poco
(tuttavia rock ama bere, perché le sue coppe
sono cadute dal cielo).
Rock
è il lungo riposo durante la vita
dopo l'intensità del piacere
di essere in vita.
Rock
è il movimento naturale del corpo sul piede.
Rock
è un piedestallo mobile, ma stabile.
( Se ci sono obiezioni, la cosa migliore da fare
e di uscire dal suo orario polifusico,
senza arrecare il fastidio di commenti noiosi).

VERAMENTE NON C'E' PIU' NIENTE DA FARE.

Da una parte c'è una stanga di legno
e di legno è l'inseguimento
agli accordi superiori.
La festa è una curva.
Le parole andranno sparse.
Col riso si deplora il vicino.
Le nutrici sono andate lontano.
I paletti di accompagnamento vibrano.
Gli "ahm" delle grandi bocche
sono grotte, ingombre di cibo.
 E finalmente la schiena si snoda,
uscendo dalla statua dei progenitori
vecchissimi, ma ancora abili nel tamburello.
Da un'altra parte la tenda sventola
più di una mascella sgangherata.
Fuggono impolverate di schegge
le coppie muscolose e danzanti:
sono fuggitive orarie,
scricchiolanti di strutture tarlate.
Se chi le vede non ci crede,
vuol dire
che veramente
non c'è più niente da fare.

giovedì 24 dicembre 2015

"AD OGNI COSTO".

" Ad ogni costo"
la catena si doveva superare
per entrare all'interno.
Un interno spazioso
fungeva da ingresso,
inoltre la gente
entrava lo stesso.
Era evidente
che tra corridoi
e proposte
si riempisse un carrello
di questo e di quello.
Fu inevitabile
finire alla cassa
e poi all'uscita.
"Ad ogni costo"
dava il suo grazie
nella bolletta pagata.

UN' ULTIMA FOTO.

Non c'era un solo minuto
da perdere:
il trattore era in moto,
il branzino friggeva sul fuoco,
la medaglia pendeva sul petto,
ogni scena riceveva uno scatto di foto.
Il tempo che non passava
era tutto risparmiato;
in verità era ben poco...
Il trattore partì
con una nuvola dietro,
del branzino rimase
un ricordo squisito,
la medaglia ritornò
più tardi al suo posto.
Quando alla fine
rimase un minuto,
fu l'occasione
per un'ultima foto.

mercoledì 23 dicembre 2015

RIFLETTEVO.

Riflettevo,
mentre mi guardavo
allo specchio.
Rimbalzando alla vista,
il pensiero
prendeva vigore;
ero indotto
con grande stupore
a pensare
e a guardare.
Mi vedevo
e pensavo...
e mi convincevo
che lo specchio
è davvero
il miglior dispositivo
per la riflessione.

LA PIOGGIA INDIFFERENTE.

Un uomo camminava
mentre la pioggia cadeva.
Egli era indifferente
alla pioggia,
mentre andava.
Eppure il suo capo era nudo
e la veste che indossava
era quasi trasparente.
Non aveva espressione cupa
il suo sguardo,
né alla fretta
mostrava riguardo.
Dall'alto
la pioggia cadeva,
incessante.
Dell'uomo,
al disotto,
era proprio indifferente.

martedì 22 dicembre 2015

IL PASSATO E' PASSATO.

Il passato è passato
e questo lo sa
l'uomo attempato.
Il presente è presente
e questo lo sa
ogni adolescente.
Il futuro è futuro
e questo lo sa
l'angosciato sofferente,
sempre che non sia
troppo
impaziente.

FALSO ALLARME.

Un pericolo
immaneva sulla costa:
più tardi,
molto più tardi,
avrebbe portato
un paio d'ore tranquille.
Si fece mezzogiorno
ed era taciturno,
col passare delle ore
la tensione fu minore.
Quel pericolo immanente
era solo un'ombra al sole
e col vento
e un pò di tempo
tutto svanì
in un bel niente.

lunedì 21 dicembre 2015

IL SASSO INTERESSANTE.

E' interessante
il sasso che si dispone a terra
e non si muove,
tanto è pesante.
Si fa vedere,
si finge dormiente,
intanto è presente...
E' elegante
il sasso che si dispone al suolo
e non si muove.
Come un modello,
si finge paziente,
intanto è presente.
E' davvero interessante
e non fa mai niente.

L' APPUNTAMENTO.

L'appuntamento
tiene il tempo legato
come un cane al guinzaglio.
Il dipendente dell'appuntamento
deve pazientare ed aspettare,
docile come un cane,
per l'appunto.
Il tempo prima dell'appuntamento
è il preludio ad un avvenimento,
per l'appunto.
I minuti prima dell'appuntamento
si gonfiano come giganti,
scivolano come pesci,
fino all'ultimo momento,
per l'appunto.

domenica 20 dicembre 2015

IL NAVIGANTE.

Il navigante
non temeva l'avventura
imbarcandosi nella scialuppa
che conduceva con mano sicura
e si impegnò nel test
dell'acqua fonda.
Il mare turbinava
indispettito da un vento di scirocco,
con un moto ombroso
ed ondeggiante.
Il navigante
ricordava tutti i mari
che aveva navigato
e si impegnò nel test
del viaggio programmato.
Fu una giornata dura,
ma ce la fece
a ritrovar la sua dimora.

DEPOSITO.

Deposito, nel cielo
delle cose passate
là, sul fondo,
perdute sì, ma
non dimenticate.
Deposito, eccolo
simile alle foglie
delle stagioni passate,
perdute sì, ma
non dimenticate.
Deposito, storie
di persone e di fatti
qui, nelle lettere
e nelle foto scattate
raccolte qui e
mai dimenticate.

sabato 19 dicembre 2015

IN GIRO NEL FIRMAMENTO.

Depositato da un modulo spaziale,
percorro il cielo stellato
badando a non farmi del male.
Il cielo è lungo, largo,
alto e basso.
Ci cammino davanti, dietro,
di sopra e di sotto.
Quanto spazio c'è
per le mie gambe stanche!
Devo fare bivacco
quando sono un pò stracco,
devo studiare la storia
e impararla a memoria:
tutti i parenti
che sono passati
vanno segnati ed ordinati.
Per quelli futuri,
ci devo pensare.
Per il momento,
non so che cosa fare.

LA SCENA.

Pur apparente,
la scena non sconvolge la mente.
Ci sono colori
determinati dal sole:
i più forti esplodono in fiori,
gli altri fanno da sfondo
ad una veduta
che è un riflesso del mondo.
La scena non è neanche silenziosa;
è tuttavia tranquilla,
riposa senza stanchezza,
è fatta per mettersi in mostra.
La mente,
che la guarda con un pò di indolenza,
non resta per niente sconvolta.

venerdì 18 dicembre 2015

LA PENNA.

La penna, leggera come una piuma,
naviga tra le righe
con lo stile vagabondo
dell'impulso più fecondo.
Artiglia le parole
nel rispetto delle regole,
le trattiene e le dispone,
come un cuoco le propone.
Delizie dell'immaginazione,
stimoli per la ragione,
viaggi oltre la regione,
ombre fresche di delusione...
La penna compie il suo viaggio
senza accorgersi che alla fine
troverà solo un miraggio.

C'E'.

C'è rabbia nella gioia,
c'è tormento nella felicità,
che che una volta
c'era qualcosa,
che adesso non c'è più.
C'è che il tempo
non si è mai fermato,
c'è che la vita
ha sempre viaggiato
ed io sono rimasto qui.
La mia vita
ha viaggiato in bicicletta
ed io sono tornato qui.
C'è che la bicicletta
è arrugginita,
c'è che funziona ancora,
c'è che faccio qualche giro,
ma poi ritorno qui.

giovedì 17 dicembre 2015

UN REGALO.

Quando aprire un regalo
significa rendersi schiavi
dell'amore,
allora è meglio
negarsi al desiderio
e fuggire,
con la dignità dell'indolente,
imbarcandosi sull'acqua
oppure in cielo.
Il regalo
avrà ancora una funzione:
aperto
darà un tono allegro
all'emozione,
chiuso
resterà muto
come un'illusione.

LA STANCHEZZA.

La stanchezza,
che si immagina
illuminata dalla luna,
entra tra invisibili fessure
nel corpo e nella mente,
si immerge nei recessi più profondi,
apre la sua ombra cupa
fin dove lo sguardo si distende,
piglia forza nella noia,
lascia passare le ore
e poi vi si aderisce,
cancella il tempo
e rende assente
anche il presente,
finché il male trova sfogo
con un giorno di riposo.

mercoledì 16 dicembre 2015

SENTIERI.

Con una montagna
da scalare
e un lungo prato
da attraversare,
il massimo della goduria
è fermarsi a pensare
alla strada da fare:
ogni sentiero
ha un suo fascino
da svelare
e ti invita
e ti ammalia,
qualche volta ti illude,
ma stai pure tranquillo,
che mai ti delude.

CONVIVENZA.

Un miserabile rodiossi,
di quelli che gli dai fastidio
se convergi verso di lui,
ti osserva preoccupato
perché vai davvero
dritto verso di lui;
tu comportati da amico
di tutti i rodiossi,
fatti furbo e velenoso,
mangiati le unghie
per incominciare
e vedrai che alla fine
ce la farai anche tu
a fare una bella figura
di miserabile rodiossi.

martedì 15 dicembre 2015

LA CORSA DEL GIORNO.

La corsa montava
alberi sopra altri alberi;
con l'erba c'era poco da fare:
chi ti misurava il tempo
era solo un gatto,
pendente di lato.
Tra peccati e discorsi,
i riflessi delle foglie
trovavano conclusioni nervose
e chi ci rimetteva
erano i sassi,
che restavano in ombra.
Che non ci fosse stato un inizio,
fu dimostrato alla fine,
quando scese la sera
a premiare chi correva
ancora a quell'ora.

LE ORE DELL' ESTATE.

Le ore dell'estate
galoppano con l'entusiasmo
che solo la luce può dare,
si spezzano
come fossero fuscelli,
lasciano indietro i giorni
ridotti a brandelli;
non esistono fermate
per le ore dell'estate.
La pazza corsa
nell'autunno finisce,
nelle ore della malinconia
e quello che resta
è tanta nostalgia.

lunedì 14 dicembre 2015

FERRAGOSTO.

In prima persona
ho visto la gente
che si dileguava
e l'ombra della foresta
la nascondeva.
Ma che ci faceva
tutta quella gente
nella foresta oscura?
Mi misi a riflettere
sulla data e l'ora
e presto conclusi
che tutto coincideva:
Ferragosto era alle porte
ed incalzava.

DUE SIRENE.

Due sirene cantavano
nella notte limpida
con la luna in crescita,
ma non erano intonate;
un marinaio se ne accorse
e glielo fece capire
con la sua voce roca
come il verso di una foca.
Le sirene
se la presero,
verso la città
con le sue luci elettriche
se ne andarono
e là, finalmente,
trovarono molti
che le apprezzarono.

domenica 13 dicembre 2015

L' ANTICICLONE.

La mattina è bella
perché c'è una perfezione diffusa
che si estende
al di là dell'orizzonte,
al di sopra
e al di sotto
e comunica direttamente
con tutte le reti
di previsione,
aggiornate con l'ultima
osservazione:
il tempo è bello,
è arrivato
l'anticiclone.

L'UOMO CHE VIAGGIAVA.

L'uomo che viaggiava
a scopo didattico,
camminava per scrivere,
tanto che per lui
era un gran sforzo
tenere la penna.
Tante erano le ore di sosta,
quante erano le ore di marcia,
così andava a zonzo
tra sentieri e parole
e quello che lo affaticava,
in compenso lo ispirava.
Gli avevano detto
che avrebbe fatto
molta strada
e così lui camminava
e sempre scriveva.

sabato 12 dicembre 2015

IL VENTO.

Cosa si può fare
per ricevere l'aria
lanciata dal Sole
per toccare la Terra?
Gli umori del Sole
hanno varie misure:
una carezza è la brezza,
uno schiaffone è il tifone,
una carognata è la mareggiata,
una brutta situazione è il ciclone.
Il sistema migliore
è restare all'aperto,
ma quando l'aria
si fa vento,
ad ognuno conviene
star bene attento.

DUE MOTIVI.

Per due motivi
intreccio le mani
a formare segnali:
il primo è molto importante;
se solo sapessi qualcosa, potrei ricordarlo.
Il secondo è meno importante,
non vale nemmeno la pena
di dirlo.

venerdì 11 dicembre 2015

FOLLA.

" C'è spazio
per allungare le gambe?"
Una fiumana di gente
si contrappone alle gambe,
si oppone alle strette,
si fa resistente,
non riesce ad andare,
si fa più insistente,
ma non serve a niente.
C'è una sola corrente,
che va lentamente;
per chi vuol arrivare,
non c'è niente da fare.
"Non mi chiami indiscreto:
c 'è un passaggio segreto?"

CAROVITA.

Alla rapina delle dodici,
venne un fruttivendolo
che a lungo
percorse la strada,
provò la rapina,
ma non ci riuscì.
Fingendosi avaro
e dicendo che il furto
era il suo vero mestiere,
vendette la frutta,
fuorché i pomi d'oro
e così da briccone
divenne un riccone.

LONTANO.

Lontano, molto lontano,
c'è qualcuno che pensa a qualcosa.
Lontano, molto lontano,
c'è qualcuno che intercetta il pensiero
e ripensa lo stesso.
Lontano, molto lontano,
lo stesso di prima si mette a parlare.
Lontano, ancor più lontano,
nessuno capisce
e il colloquio finisce.

giovedì 10 dicembre 2015

CRISI.

Il deposito
scende agli abissi del vuoto.
Il PIL lo frantuma,
è silenzio nel conto.
Una vasta manovra di Borsa
inizia ancor prima
dell'inizio del giorno:
il Mercato corre,
ma non c'è il pilota.
In tempo di crisi,
non c'è niente da fare:
è meglio dormire
e cercar di sognare.

LA REGINA.

La regina
si appresta a vuotare il bicchiere,
così beve
a lunghi sorsi regali.
Il re l'aiuta
a vuotare il bicchiere,
finché la bottiglia
si vuota del tutto.
La coppia regale
si addormenta tranquilla;
il regno è sicuro,
la notte serena.

L'ARPA.

Suonando l'arpa,
ho addormentato mia moglie.
Aveva un diploma
tra le carte più antiche
ed un'anima
che cercava il piacere.
L'arpa era fatta di canne,
l'anima era fatta di carne;
nel miscuglio sublime
è nata una canzone
che faceva dormire
in qualsiasi posizione.

mercoledì 9 dicembre 2015

LE PICCOLE COSE.

Le piccole cose
c'erano anche una volta,
bianche, lattanti,
con certe voci d'intorno
che le facevano magre,
minute, mordenti
ed alla fine
sono finite in storie.
Ancora una volta
una piccola cosa
affiora dal tempo
e ancora una volta
racconta una storia.

QUELL'ASINO BIGIO.

Ciò che mi dà forza
è vedere quell'asino bigio
sotto l'ombra
di quell'albero grigio
sorridere all'erba che bruca
e dal grande piacere
dare un singhiozzo
che parte dalla gola
e va giù
fino alla coda.
Quel ricordo è il mio passato
non ancora sbiadito.

martedì 8 dicembre 2015

MIA CARA SIGNORA.

"Mia cara signora"
e via dicendo,
facendo spendere somme
agli ingenui maschi forzuti
per lunghi tratti accodati,
per brevi momenti estasiati,
per certi segreti svelati,
tutti,
e via dicendo,
raggruppati da un solo talento.
E domani,
forse
il sole
non sorgerà più:
avranno un dolce ricordo
di più.

L'IMPULSO DISINIBITO.

Dopo vari tentativi
accompagnati da sorrisi,
l'impulso disinibito
si guida da solo,
con la memoria
compressa da una rotazione
di niente al mondo
più tondo.
Ombreggia il fulgido sole,
sospira la brezza leggera,
cadono nubi sottili
dal cielo deserto
e l'impulso,
ormai intontito,
si attenua di molto
e declina.


lunedì 7 dicembre 2015

E' VERO UN CORNO!

"E' vero un corno!"
L'anatema
rimbalza
dal corpo
alla sua espressione,
suonando tam tam
nella giungla,
cupo, imperfetto, volgare...
" Ma che belle maniere!"
Dolce è la luna
quando ondeggia
tra i monti,
serena diventa l'aria
con poche parole
ben dette,
dolci, graziose,ribelli...

VITA DA CANI.

Fa un grave errore
chi chiama lupo
la lupa,
perché il sesso
è una parte importante
del corpo,
tanto è vero
che è di là
che scaturisce la vita.
Allora,
cerchiamo di saper bene
chi è il cane
e chi è la cagna,
in questa nostra
vita da cani.

SONO DESOLATO.

Sono desolato
di dover esprimere
l'insoddisfazione
per una dose di sonno
non percepita,
quantunque
sia doveroso riconoscere
che ogni evenienza
andrebbe rispettata,
altrimenti
non varrebbe
nemmeno la pena
di rimanere svegli.

domenica 6 dicembre 2015

NINNA NANNA.

L'arzillo pupillo
della sua mamma
strilla e reclama
la manna
prima di fare la nanna,
ma spesso,
quando la ottiene,
strilla lo stesso,
perché vuole
anche
la ninna.

UN UOMO AVVILITO.

Da quando si taglia
un ramo d'acacia in poi,
è un susseguirsi di onde
e di suoni complessi,
davanti al passaggio
di animali viventi
con fremiti lunghi
di alberi ed erba.
Dopo lo stacco del ramo
qualcosa è cambiato
nel grande complesso,
ma chi se ne accorge
è un uomo avvilito.

IL PITTORE.

Il pittore
che dipinge le pareti
come quadri di pietra,
rimane in equilibrio
con i piedi e con il tocco
e potenzia il colore
ad ogni cauto passaggio.
Il suo sguardo attento
scopre nuove superfici
su pareti verticali,
su soffitti orizzontali,
oppure tondeggianti,
oppure anche più strani.
La sua pennellata
è leggiadra, paziente,
il colore è disciolto
nel suo recipiente
e con queste sue cose
lui fa bella
tutta la casa.

venerdì 4 dicembre 2015

IL RAGNO.

Il ragno che penzola,
ha una sua ragnatela fissa:
aspetta che il vento
lo porti lontano,
dove i suoi lacci
si stringono ai rami.
E' un virtuoso della corda fissa,
ha una grande conoscenza
dell'ambiente estremo,
tanto è vero
che la sua vita
resta sempre appesa
ad un filo.

UNA LAMPADINA ROTTA.

Cosa si può dire
a chi farfuglia
che una lampadina
si è rotta
come fosse
il guscio di un uovo?
Come partecipare
al colpo improvviso,
che oscura d'un tratto
la scena?
Se fosse dipeso
dall'eccesso di peso,
sarebbe bastato
tenerla più in alto,
ma ormai
non resta più niente
da fare,
è evidente.

NON LASCIARE LA FORBICE SOLA.

Non lasciare
la forbice sola,
che domani
non è più lo stesso
e una mano
che azzecca l'intaglio
potrebbe finire
tinta di sangue.
Raccogli l'acuto pensiero,
sarai sempre nel vero
e nessuno
si farà
mai del male.

giovedì 3 dicembre 2015

ASSOLUTAMENTE INCREDIBILE.

Assolutamente incredibile
non credere a niente
e insistere a dire
che tutto coincide,
i fatti son certi,
il mistero è svelato,
la storia sta qua.
Da che mondo è mondo
lo strano è moderno,
è l'ultimo grido,
è la moda del tempo,
l'assolutamente perfetto,
incredibile ancora,
tuttora e da sempre.

L'INSETTO.

L'insetto che sempre si nasconde
viene fuori
e va su e giù
per trovare qualcosa;
magari ha una luna
che di più non si può
e lui filtra, sgranchia,
sniffa e battocchia
che di più non si può
e cosa vuoi fare
se non riesci a capire
che umore che ha!

mercoledì 2 dicembre 2015

ORIZZONTE E CONFINE.

Testimonia
l'orizzonte una semplice linea
che va da una parte all'altra,
retta come la linea del cuore;
una linea che si rappresenta da sola,
a due facce, come la luna,
che si vede soltanto da un lato
e l'altro lato si immagina solo,
una linea che ciò che si vede già basta
e tutto è il doppio dell'altro,
orizzonte e confine
sono lo stesso.

NIENTE DI TUTTO.

E' un privilegio
essere presenti
tra la schiuma
e l'azzurro dell'acqua,
a colloquio
con chi non ti sente
e neanche ti ascolta;
il piacere di guardare
per puro piacere,
di pensare
che non c'è niente
da dire,
che niente è importante
in questo momento,
che non c'è niente di meglio
del dolce far niente,
che niente, nessuno,
l'assenza, il silenzio,
fanno un bel mucchio,
fanno un bel tutto.

martedì 1 dicembre 2015

SE D'ACQUA SI DEVE PARLARE.

Se d'acqua
si deve parlare,
bisogna impedire
che si anneghi qualcuno
e ripetere sempre
la storia del fiume
dalla sorgente alla foce,
persuasi dalla pronuncia
che ogni parola
sia quella giusta.
E' utile
dimenticare l'acqua passata
e seguire il corso
del fiume affluente,
fino a giungere
al mare capiente.

IL DONDOLIO DELLE GAMBE.

Il dondolio delle gambe
c'era una volta
quale possente martello
sull'erba floscia del campo
e c'è anche adesso,
ma diseguale nell'atto
e incapace di ritmo.
La frequenza è la stessa,
cronica e casalinga,
molto attenta e precisa,
ma si figura turbata,
nella precisa presenza
della comunità riunita.