domenica 31 gennaio 2016

DAVANTI ALLO SPECCHIO.

Anche se non ci sono più conche
sotto le mie labbra,
osservo i segni indegni
dovuti all'immobilità
della settimana passata,
passata a spaparazzarmi sopra comodi
cuscini, docili ad ogni movimento.
Anche se non vedo tracce
delle mie incertezze,
respingo alla vista
gli effetti nefasti della mia pigrizia.
Anche se non mi nascondo più
alla produzione della luce,
riesco egualmente a raccattare
immagini preziose,
da regalarmi allo specchio
ogni mattina.

LA DIGESTIONE DEI CAVALLI.

Lunga vita ai cavalli in superficie!
Si comincia sgaloppando sulle frasche
allettanti l'erba con tante vitamine
e si prosegue di galoppo in galoppo,
con una frenesia che si trasforma in piacere.
Ce la faranno a scendere dalle torri
le due persone di servizio,
per provvedere alla sistemazione di fondo
delle persiane affiancate alle porte,
fino all'ampio salone delle scuderie?
Gli zoccoli dei cavalli
vanno più avanti dei loro fantini...
La signorina Taluna,
più di chiunque abile
a galoppare in superficie,
dice che un pizzico di menta
nel pasto pomeridiano,
favorisce nei cavalli
una digestione completa
e definitiva.

sabato 30 gennaio 2016

SI DICE COSI', MAMMINA?

Io pestavo autostrade,
ma se c'era la luce sulle lettere
io mi buttavo di lato.
Io stavo attento con la terza
maligna, era troppo maligna:
inghiottiva benzina
senza averla comprata!
" Te ti levi il rimmel
per guidare di sera,
mammina?"
Pedoni tessevano la stoffa a strisce
in mezzo alla strada.
Se i vigili
li avessero arpionati col rosso,
sarebbero stati inghiottiti
dai radiatori refrigerio
d'ossido di carbonio!
"C'è un signore che vuole parlarti
di starters, mammina.
Lo potresti schiacciare?"

Io litigavo ogni sera
e di fatti e di sbuffi.
Non c'entrava nessuno,
nel bersaglio.

NEL TORMENTO DELLA DIGESTIONE.

A spingere il consommé
nella feluca ondeggiante
a capotavola,
è capace anche l'amico
del capitano.
Ma poi, quando
l'onda d'urto
delle bestemmie pronunciate dai marinai
travolge le barriere
delle seconde portate
e dei contorni,
rimane solo il cuoco,
col suo berretto a pancia di prete,
per resistere a forza d'olio
contro le litanìe delle pignatte
esibite a fondo tavola.
Col gomitolo degli appuntamenti
promessi ogni volta alle sette della sera,
si snodano problemi poco risolvibili
in un dopo pranzo
tormentato dalla digestione.

venerdì 29 gennaio 2016

QUERCIA MIA.

Vivere per vivere.
Pare che a tutti
faccia piacere
quanto detto,
quercia mia,
ma quanto rimpiango
le assemblee di foglie
intorno al tronco,
sopra il fango!
Gente senza affanni,
ma anche senza pietà,
è venuta a far pulizia,
frugando a te le viscere
e a me levando il piacere
di ammirarti.
Hanno messo sedie e tavolini,
capisci, e poi cemento,
sopra il fango, capisci,
e hanno scopato via le foglie,
quercia mia;
ti hanno resa vile,
per vivere civile...

I GIOVANI, OGGI.

Non si commuovono né per una puntura,
né per un omaggio.
I giovani, oggi,
sono pesci digeriti
in mezzo a pozzanghere prosciugate.
Allora cavano Dio dalle tasche dei ladroni,
per diventare poi prepotenti,
come fossero padroni.
Oggi, i giovani sono anime tormentate
dalle sofferenze degli animali,
rimasti come sempre loro amici.
Il nemico, il vero diabolico nemico,
sono tutti i cacciatori di prosciutti,
che per il bene dei maiali
non muovono neanche un dito.
I giovani, oggi,
sono affascinanti,
per questo ed altro
bisogna essere tolleranti.

giovedì 28 gennaio 2016

IL TERZO FREDDO.

Il primo freddo mi ha colto di sorpresa,
con una violenza inaspettata,
che ho valutato superata.
Mi sono messo a far saltelli
imitando con ritardo tutti i grilli ormai partiti.
Il secondo freddo mi ha trovato preparato
con giacca, guanti, pantaloni di velluto.
Ho camminato di lena
col passo soffice della iena,
al punto che chi mi guardava
restava stupito e mi ammirava.
Il terzo freddo l'ho passato a letto,
con le spalle coperte da un golfetto.

NON PUOI DIRE CHE SONO TESTARDO.

Anche se mi sono sfuggite di vista
molte lampanti flessioni di mente,
non ti apro e aspetto,
duro come uno
che ha incontrato un amico
che gli ha dato un cazzotto
e inoltre
io mi convinco a fare
delle supposizioni elastiche,
che se ti prendo
ti suono, mica per farti una serenata
che nessuno vorrebbe sentire...
Anche se poi mi riprendo
e apro la porta
ai tuoi perché esplicativi,
mentre stai fuori
a farti far aprire
e io che ti apro,
mica puoi dire
che sono testardo...

mercoledì 27 gennaio 2016

ALTRI FORNITORI, DI ALTRI PAESI.

Qualche
volta
il primo fornitore parigino
andrà ad operare
col bicchiere vuoto.
Magari
uno dei primi spappolatori di manze
ha una villetta in montagna
che gli serve per eliminare
dalle sue vittime
gli intestini fronzoluti di letame.
Poi, per fortuna,
si calmerà,
trovandosi tra gente allegra
che offre caldarroste e vino
e altra gente generosa e onesta
che offre senza offesa
mezzi litri di profumo.
La volta successiva,
se il bicchiere continuerò a colmarsi,
al primo seguiranno
altri fornitori
parigini, londinesi,
berlinesi, madrileni,
moscoviti, ateniesi
e tanti altri,
di altri paesi.

LA DOCCIA.

O nascondere il saccoccio delle patatine
coi semi tostati e salati
e dopo rovesciarsi l'albume caldo
della pioggia incanalata sotto spessori di sabbia,
tutto a beneficio della schiena;
maglie, calzini, camicie,
in mucchio a fare una sola raccolta.
O cercare uno spiraglio musicale
ma che sia qualcosa di originale,
come una serra di fermenti vegetali
e perdere goccia a goccia
la polvere accumulata in una settimana
piena. Biscottini dolci in fumo,
vapore tremante e caldo in magazzino
e la scoperta di possibili,
nuovi vizi tropicali.
O nascondere tutto sotto una vestaglia
che non si dice, non si vede niente
e l'ultimo canaletto scola il saltuario beneficio
per l'igiene della pelle
trattata col sistema
dell'acqua e del sapone.

martedì 26 gennaio 2016

OGGI MI SENTO SCONFINATO.

Oggi mi sento sconfinato.
La mia faccia,
piatta come una luna piena,
si offre alla luce del mattino
senza risparmio
e con molta energia.
Davanti al nuovo giorno,
mi muovo per scavalcarmi
e inciampo
nelle stesse cadenze
dei miei passi erranti
qui d'intorno.
Se potessi ritornare
partirei,
ma sono troppo sconfinato
per correre tal rischio,
così rimango a casa,
silenzioso ed avvilito.

SEI TUTTA MUTANDE.

Sei tutta mutande
e sorrisi.
Ho passato
tutta una notte d'estate,
insonne,
assieme a te,
incantato dalle tue meraviglie,
aperte come vongole veraci.
Ero felicemente prossimo all'acqua,
io,
refrigerio maschio
della tua conchiglia femmina,
ad offrirti i miei occhi spalancati
per godere dell'estasi dell'amore!
La mia notte è stata
più lunga del tuo sonno...
Adesso,
che hai le dita accorciate
dalle soddisfazioni tattili
dell'esperienza,
mi chiami per nome
e pretendi da me
lo stesso tipo di mutande
di quelle che ho lasciato al mare,
per scambiarle con una notte d'amore.

lunedì 25 gennaio 2016

MI HAI STRAPPATO LE MUTANDE DI DOSSO.

Ti ho conosciuta
sotto la sottana.
Eri bianca,
ma dipinta di nero.
Mi sono confuso
con le tonalità della nebbia...
Io ero un forestiero,
venivo da lontano.
Conoscevo la musica
per acquisizione,
cioè per un retaggio
di certi avi generosi,
ormai dimenticati.
Ti ho conosciuta
per amarti,
ma tu hai fatto di me
una vittima sacrificata.
Del mio bastone
ti sei fatta beffa
e non hai perso l'occasione
di farmi fare
la figura del fesso,
strappandomi presto
le mutande di dosso.

SONO RIMASTO SENZA PIU' LA FORZA.

Non ti aspettavo
così senza sale,
nel banchetto delle voci.
Tu sei arrivata
riempita di borse
e di vino
e ti ho accolta,
nella mia indole
da senza tempo,
con degli enigmi per saluto.
Ho rinunciato all'acqua,
pur di abbeverarti
e poi sono rimasto
per tutto il tempo del pasto
nell'ombra,
senza più nemmeno la forza
di raccogliere
la tua risposta.

domenica 24 gennaio 2016

SONO CERTO DI ESSERTI UTILE.

Sono certo
di esserti utile
per la corrispondenza.
Le mie dita avvezze
a frenesie dattilografiche
potrebbero aiutarti
a guadagnare un goccio di tempo
per vestirti
e dal momento solenne della gioia,
aiutarti a riflettere
sull'amore scamiciato,
tra due compassati impiegati.
Sono certo
di poter essere il tuo futuro
nel suo divenire
e ti assicuro
di non farmene vanto,
magari
con un contratto a tempo.

IL SAPORE DELLA GIOVINEZZA.

Sono coperto
dal maglione della serenità.
Il tuo sorriso frena in me
la voglia di aver fame.
La delusione della pioggia
mi accontenta
e spingo il mio insaziabile desiderio
di ciclomotore lussurioso
tra le tue braccia incandescenti.
Possiedo un golfetto sdrucito
e con questo soddisfo
ogni tuo desiderio di povertà.
Sono tanto gioviale con te,
al punto di rinunciare alla sete
per darti la pioggia.
Se tra di noi
ci fosse un desiderio di ricchezza,
perderemmo senz'altro
il sapore della giovinezza.

sabato 23 gennaio 2016

SEMPLICE GEOGRAFIA.

Ci sono delle minacce
vaganti nell'aria...
Questa mattina
è più bella del solito.
Intorno alle rocce
spira ancora
il vento invisibile
della notte.
Che ci siano altri occhi
a spiare tutta questa erba
generata da due mesi di sole?
Comincia adesso
il tremito della prima luce...
Nessuno si fa sentire....
La follia della notte
ha esercitato degli influssi
di catapulta.
Le rondini pascolano l'aria
con zelo mercenario.
Sappiamo che vengono dall'Africa...
Noi siamo un pò spaventati,
così ci facciamo
sempre più soffici
e semplici.
Temiamo che la Luna
si muova
e ci venga vicina.

STAI SOTTO, AMICO MIO.

Stai zitto
e stai sotto,
amico mio.
Dalla tua posizione
puoi fare by
alle gambe delle ragazze.
Inesperto di coraggio,
ma sottilmente muscoloso,allargati pure,
fatti dolcemente
crescere una voglia addosso
che ti faccia andare
nello studio dei particolari!
Zitto
e impara,
giovane ragazzo
ricco di anni preziosi.
Se le forme femminili
ti solleticano
il tamburo tra le gambe,
in breve tempo
troverai il modo di usarlo.
Allora alzati,
ragazzo,
sorgi come un nodoso germoglio
in gloria d'amore!
Per te
c'è una scelta abbondante
tra flashes
di Jennifers e di Janes.
Poi torna sotto,
amico,
tieni sempre accesa
la torcia dei tuoi occhi...
ti accorgerai
che restando zitto
e inconcludente,
le ragazze ti giudicheranno bello
e intraprendente.

venerdì 22 gennaio 2016

L' URLO.

Eravamo più d'uno (o due?)
a disquisire sulla dissipazione
delle frittelle (o dei gelati?).
Nell'ambiente agreste
che ci circondava
non sapevamo che fare (o che dire).
Decidemmo di restare indecisi.
Una conoscenza inopinata
ci venne nel mezzo,
poi ci divise in due parti
(o furono le sue fiacche battute
ad allontanarci l'uno dall'altro?).
Ci perdemmo di vista (o di voce?).
Si trattava di riunirci
per un ritorno a ritroso.
Si rese necessario un sogno di gruppo
(o un appello generale?).
L'urlo non era decoroso,
ma era pur sempre
il mezzo migliore
per farci riunire.

LA FORTUNA INDUSTRIALE.

Occhi aperti!
Ci sono cerniere che ti incantano
con delle aperture seducenti
e viti che per uscire di sede
si sfilano come serpenti...
Attenzione!
Una goccia di benzina
può spacciarsi per una medicina
e una lavatrice può stecchirti
senza neanche avvisarti...
Prudenza!
La tua casa nuova
è come una giungla:
tesse inganni moderni,
che tu vincerai
con l'abilità di un esperto
cacciatore di guasti.
Dovrai usare
tutta la tua forza animale,
ma avrai anche bisogno
di una buona dose
di fortuna industriale.

giovedì 21 gennaio 2016

L' INDISPOSIZIONE.

Una strana atmosfera
finisce nell'alluminio dei tuoi occhi...
Una rabbia demenziale
ti si tesse nelle viscere
e poi esplode a raggi
nell'appartamento oscurato
da pesanti architetture.
Lasciati vivere,
con la speranza di sopravvivere
agli spifferi delle fessure!
Da una comitiva di vecchie amicizie
riceverai il calore benevolo
degli incontri imprevisti.
Con le bucce saporite
di nuove conoscenze,
ti solleverai
da tutte le angosce.
Una forte atmosfera
ti protegge.
Guai se ti dovessi
bagnare gli occhi!
La rabbia viscerale
ti si scioglierà come gelatina
e poi uscirai anche tu
dal fastidio dell'indisposizione.

IL COMPORTAMENTO DURANTE LO SCIOPERO.

Le punte che fin qua vanno bene
( no, niente affatto: si rischia
un attentato!)
sono state mozzate
con l'aiuto di uno sciopero
in forma massiccia
di tutti i conduttori d'oca
della regione.
Il triplo quadrato
di quelli che,
con aria innocente,
facevano gargarismi
accompagnandosi con la chitarra,
si era andato smussando
agli angoli
(ma quali angoli, se anche
il loro voto faceva cilecca?)
e comunque in una forma
o nell'altra, si rivelò chiaramente
una tendenza generale
verso un comportamento incisivo sì,
ma non doloroso.
(Veramente, sì,
niente affatto doloroso.)

mercoledì 20 gennaio 2016

ALTRE DOMANDE, VERAMENTE IMBARAZZANTI.

Sei andata spesso
oltre il limite della tua età?
Ti sei mai accorta
di essere vestita oltre la moda,
con uno stile alla luce elettrica
che rende scomoda
ogni posizione extraurbana?
Sei mai stata
la primavera nei sogni
di Roberto, l'adulto diciottenne
delle tue rinnovate conoscenze?
E ti sei mai impegnata
a rivolgere il fuoco dei tuoi occhi
verso forestieri, gentilmente sbarcati
dai piroscafi della vecchiaia?
Se risponderai sì
ad almeno due
di queste domande,
te ne faremo delle altre,
molto più precise,
veramente imbarazzanti.

E' MEGLIO SE NON VIENE NESSUNO.

Non è bene
sostenere con troppa energia
un impegno imprecisato,
senza il supporto di un appuntamento.

Un qualche cosa che passa e che va si fissa nel tempo e nella memoria.

Non è bene però
nemmeno raffreddarsi nell'attesa
di un ospite inqualificato,
teneramente resistente agli impegni.

La tensione si scioglie in un dolce far niente...

E' bene invece
che ci sia musica nell'aria
e magari un vasto prato verde
sotto il cielo preferito dagli uccelli.

Se la musica si accompagna col canto,
allora è quasi meglio
se non viene nessuno.

martedì 19 gennaio 2016

FELICE NATALE, MAESTA'!

Quanto sorriso
nel Suo bel volto,
Maestà sconosciuta!
La Sua voce civetta
si apre un varco abbondante
tra le ali della folla plaudente.
Nessun punto La vieta,
nessuna sbarra La ferma,
nessun suono La sfida...
Che sia male
esaltare la Sua nobile grazia?
Se fosse possibile,
i doni sboccianti dal cuore
lieviterebbero sotto di Lei
un piedestallo
d'amicizia e d'amore.
Maestà disgiunta dal male,
vividi auguri di buona salute
e di felice Natale!

L' ALBERO CHE IMITAVA IL LAMPIONE.

Non era per niente veritiera
l'impressione che,
a difesa delle fronde,
struggeva l'anima ai passanti.
Il buio nascondeva troppe cose,
lo spazio dava troppi limiti
all'azione.
Un tronco d'albero
sembrava un uomo
pronto a camminare,
la luce della luna
storpiava l'aria in un respiro ansioso.
Senza la dolcezza verde delle foglie,
non c'era più niente di sicuro.
Nessuna speranza di calore,
nessuna conoscenza nuova.
Soltanto una difficile fuga
della miope preda
dall'attento predatore.
Il riposo venne solamente all'alba.
I passanti finalmente se ne andarono
e l'albero ritornò ad essere
l'imitazione di un lampione.

lunedì 18 gennaio 2016

L ' ESERCITO.

Non discutere!
Il generale dalla gola tagliuzzata
gorgoglia ordini ai suoi
soldati trifolati.
A chi si gratta
con le unghie trasparenti,
il sangue dà un beneficio
di pizzicorino esteso.
Ti sembra di conoscerne la fine?
Allora ti sta bene
se le mosche vogliono succhiarti
fino in fondo...
Una compagnia di belle donne
soldatesche frugano
le camerate delle caserme
lottando contro i caporali
che le scoraggiano,
armati fino ai denti.
Non temere!
L'esercito non ammette defezioni.
Al suono della tromba,
ognuno nasconde un coltello
nella branda.

UN SOTTINTESO MUSICALE.

Appeso al filo,
un sottinteso musicale
sale impervio
scalando batuffolini di cemento
scolorito
e chi sa come,
si insinua
in una fessura invisibile,
dimenticata da pittori
e muratori,
pure trascurata dai geometri
nei disegni di prestigio
e infine,
con un sollievo flebile
di stridulo violino,
se ne svanisce
dalla parte grande,
dalla parte del vento spifferino.

domenica 17 gennaio 2016

QUANDO VIENE UN'ACQUAZZONE, SPEGNI LA TELEVISIONE.

Avvolto
nell'accappatoio azzurro,
esposto al tuono
che scende fuori stagione
per portare l'alluvione
dell'acqua benedetta,
l'uomo spegne la televisione
per rendere merito
al detto dei vecchi pastori
che dice :
" quando viene un'acquazzone,
spegni la televisione".

CECILIO, MICHELA E LA STRANA SIEPE DI TURACCIOLI.

Qualcuno
stava dietro la siepe di turaccioli.
Cecilio, forse...
Ammazza, che razza di
narratore di vicende strane!
Dietro le fresche frasche,
borbottava inciampando
quelle proposte che la Michela
voleva sentire
per arrossire, bella cocca,
santerellina,
sola la mattina.
Qualcuno che passeggiava
tornava e riprovava
la stessa strada.
Allora sì che spiare serviva a qualcosa!
Qualcuno si immergeva nel fango
e precipitava
nel retro più oscuro
e più lontano
e dopo
ne usciva spezzato ad una mano.
Cecilio, che tipo,
che razza di umano!

sabato 16 gennaio 2016

IL CABALIERE DEI NUMERI DEL LOTTO.

Inchinarmi
davanti a te,
con fare premuroso,
un pò galante?
Io, che sono cabaliere
dei numeri del lotto?
Vorresti avermi sempre
come primo estratto?
I numeri che individuo
in mezzo al cielo
sono arcani frutti di equinozio.
Li coltivo
nell'orto silenzioso della notte
e li colgo ad uno ad uno.
come frutti maturati
alla luce delle stelle.
Se mi vorrai
preziosamente tuo,
dovrai vagheggiare
il mio profilo
come una costellazione,
ben visibile
da ogni posizione.
Le mie virtù caballeresche
andranno valutate
dalle tue ricerche lente
per trovare me,
stella tra le stelle,
dall'espressione se non bella,
almeno risplendente.

IL SATANASSO RAFFREDDATO.

Al di là della porta,
si presentò un satanasso
vagheggiante una forca appuntita.
L'inferno lo stava stancando.
Pensava da tempo
che a quella temperatura
si stava un pò troppo scaldando.
Nei recessi della memoria,
pensava ad acque fresche, scorrenti
e non a quei corsi di melma
ribollenti.
Il satanasso cercava un'evasione
che non fosse come al solito
una punizione.
Così, lentamente,
in punta di zampe,
risalì fino alla sala del trono,
dove viveva il Signore,
ma, fatti due passi,
uscito fuori,
starnutì per tre volte
e si buscò un raffreddore.


venerdì 15 gennaio 2016

GENTE DI TROPPO.

Gente che si diverte
sgrugnando battute
prossime alle bestemmie.
Spazi colmati
da cadute superficiali:
il dolore
è un'esibizione di forza.
Boccate di parole
vagheggianti
situazioni scolastiche
fornite di festa,
stereofonia ad alto volume.
Gente esibente sorrisi
striscianti come anguille
e gente solitaria,
a cordoni compatti,
come nella pubblicità.
Gente di troppo,
ognuno in più
rispetto all'altro,
alla ricerca
di una via di scampo,
in mezzo
ad altra gente,
decisa a restare.

UN NUOVO MATTINO.

Una nuvola di raggi e di colori
ha precipitato luce in un nuovo mattino.
Per ogni cittadino dalle caste mandibole aperte,
c'era pane e prosciutto a colazione.
Non c'era decisione
che non valesse la pena di assecondare...
Il nuovo mattino, suddiviso in varie scenette,
divulgava pienamente la sua ampia parabola
di silenzi laboriosi e di intensi riposi.
Ognuno aspettava mezzogiorno per mangiarsi una pizza.
Le strade brulicavano di cittadini dalle varie forme:
c'erano umidi giocolieri con le loro signore,
uomini e donne con le scarpe ai loro piedi,
bambine e bambini piangenti e ridenti;
sulle panche riposavano i nullativoglio.
Dal nuovo, rapidamente si entrava nel vecchio.
Ogni complessità avrebbe dato adito a pregiudizi...
Un pantofoliere passò per la terza volta...
Il tempo passava, il mattino finiva...
La nuvola si allontanò nel pomeriggio,
volando veloce verso l'orizzonte lontano,
con le ali ormai sciolte, appuntite dal vento.

giovedì 14 gennaio 2016

MI HAI DATO QUELLO CHE AD ALTRI NON POTEVI DARE.

Mi hai dato quello che ad altri non potevi dare.
Ad uno ad uno, i piatti si sono andati accumulando
lungo i muri e poi frutti decorati, sale sparso con la sapienza dell'amore...
In un gioco di alti e bassi, giocavamo al girotondo.
Ti ho fatto quello che ad altre non potevo fare.
Abbiamo frugato nella dispensa come scoiattoli affamati
e poi abbiamo consumato tutto allegramente uniti.
Discussioni, polemiche, terribili liti da batticuore...
Abbiamo guizzato come due pescecani in mezzo al mare.
E per tutto ciò non mi hai mai voluto ingannare.
Io fumavo le mie sigarette offrendole come una lusinga.
Mi dico sempre che di meglio non potevo avere.
So che da solo starei scavando una fossa piena d'acqua...
E chi si sogna di cambiar modo di passare questa festa?
Rose rosse, come si conviene, messe in un bel vaso, senza esitare.

E' L'ARTE LA VERITA'.

La verità può essere un leone.
L'artista si inoltra nella savana
con un binocolo in mano
e osserva il leone giocare,
andare a caccia, dormire.
Se l'artista è ricco
e ama le meraviglie della tecnologia,
gli fa pure la fotografia.
Lo scienziato
va nella savana
armato di un fucile telescopico,
guarda il leone attentamente
per trovare il punto più sicuro dove colpirlo
e lo ammazza, con un colpo solo.

mercoledì 13 gennaio 2016

ERA UN FUOCO DI LEGNO FUMOSO.

Era un fuoco di legno fumoso
quello che ci aveva intrappolati
nell'involucro di muro
tutto attorno a noi,  così soffici
e deliziosi.
Volevi che ne uscissi per primo...
Con la mia inesperienza naturale
ho confuso l'entrata con l'uscita,
ho gonfiato il collo per risolvere il problema,
mi sono lasciato possedere più volte
dallo spavento.
Tu tremavi, ti ricordi?...
Il panico ci ha capovolti
per ben tre volte
e alla fine l'hai capito da sola
che non ce l'avrei mai fatta
ad uscire per primo.
Avevi un certo timore all'inizio,
ma poi ti sei fatta coraggio
e ne sei uscita (io dietro a te)
con il passo di una principessa
che salva il suo principe azzurro,
tutto annerito dal fumo tenebroso.

NON SI POTEVA PIU' PIANGERE.

Non si poteva più piangere.
Noi, scelti fra i proprietari di roulottes,
ci siamo stropicciati gli occhi quasi asciutti,
scopando bene a fondo il terreno del campeggio.
Tacitamente, ci siamo sistemati per la notte.
Abbiamo discusso di politica a lume di candela
e ci siamo allineati, ognuno di fronte a quello più sicuro.
Gli uomini più forti preparavano torce con la resina dei pini.
Dopo la mezzanotte, non si poteva più parlare.
Noi, in una morsa di bambini e di donne spaventate,
abbiamo cospirato per una fuga generale.
Come divisa per tutti gli aspiranti fuggitivi,
sono state scelte vestaglie a quadri positivi.
I soldati, con la spada, stavano ai cancelli.
Gli avvocati controllavano l'orario.
A chi pendevano le rughe sulla faccia,
le infermiere provvedevano sostituendosi alle fate.
Non si poteva più nemmeno ridere.
Il sonno ci ha raccolto insieme
fino all'ora massima dell'alba,
quando siamo andati tutti quanti nell'area di servizio,
a lavare i piatti.

martedì 12 gennaio 2016

DAMMI UN FILO D' ERBA CON LE TUE MANI CHIARE.

Dammi un filo d'erba con le tue mani chiare,
cosicché io mi muoverò, snodandomi
con la sicurezza di un ballerino.
Un pensiero mi rende inquieto
in questi miei spostamenti armoniosi:
se ad un rullo di tamburo
dovessi cambiare direzione?
Se incontrassi qualcuno smanioso
di vendermi qualche suo tramonto difettoso,
oppure la solita donna ex acrobata
che mi costringesse ad un ripasso
dei suoi vecchi esercizi?
Per il momento mi muovo senza sorprese...
Tengo il filo d'erba che mi hai dato
come fosse un timone...
Tu e la tua erba
siete la mia guida
in questa navigazione senza suoni.
Soltanto qualche rado bagliore
delle tue mani chiare
che mi stanno vicino,
che mi vogliono accarezzare.

I QUARANTOTTO DECLASSATI DELL' ULTIMA FILA.

La forma labile dei quarantotto
declassati dell'ultima fila
storceva, in moderata pendenza di forcella,
l'intensa filatura della strada.
Amareggiati da tutte le difficoltà,
preparati preganti alla fornitura,
godevano, essi stessi,
della medesima aggruppatura generale.
Un ansimare di gioia
e di sopraffazione di conduceva,
con il ritmo galoppante del controscivolo,
in un finale controverso,
apparentemente gioioso, ma invece
fin troppo ben indagato,
fianco a fianco, per finirla alla buon'ora.
Loro pizzicavano quarantotto orologi scaricati.
Erano insomma in ritardo.
E le persone che non li ammiravano,
provocavano ugualmente un senso di invidia,
che poi finiva un'altra volta
nell'oscura dimenticanza
di tutti quanti i loro nomi.

lunedì 11 gennaio 2016

UN BUON BICCHIERE D'ACQUA.

Un bicchiere, oppure la tua negligenza.
Terribile come ticchetta nel silenzio l'orologio!
E nella sera, la tua informe trasparenza.
Quante scale per andare contro corrente,
quante pietre!
Ansimavo così anche in montagna.
C'eravamo preoccupati per le spalle esposte alla corrente.
Un tuo ricordo, anche solo una freccia di cartone.
Se bastasse prediligere un buon gioco
alle fatiche della notte!
Ti fuoriusciva un pò di sangue dall'incavo della guancia.
Un'altra offerta, non la vista della tua disperazione...
Si può trasformare in ricordo anche una data...
Proprio oggi ci voleva questa nuova scusa...
Ma lo sai il nome  di tutte quelle piante?
Che il loro colore penetri nel fondo, fino a farsi sensazione...
Ma che dico, che bicchiere, che fandonia!
La mia brocca, la mia brocca sotto il getto rapido dell'acqua!
Con la tua gentile negligenza
potrai pure accontentarti
di un buon bicchiere d'acqua!

LA CARRIOLA ROVESCIATA.

La carriola rovesciata
e l'uva sparsa dappertutto.
Un velo di nebbia
sullo spasimo, l'agonia della luce...
Diritta, fino in fondo,
la disfatta della sorte,
ma, a poco a poco,
l'avveduta rivincita
della ragione sulla reazione bruta.
Un carico prezioso,
svuotato in una banale caduta.
La carriola di legno
tradita da una buca...
Acerba, quasi isterilita,
la fascia di terra umida
succhia l'umido sapore
nel regalo di una felicità
mai conosciuta
e adesso assaporata in virtù di una buca
ben dissimulata.

domenica 10 gennaio 2016

LA CRONICA EMICRANIA DEL MERCANTE DI ANGURIE.

Accartocciato sotto una siepe di bambù,
splendeva in silenzio lo spirito laborioso
di un vecchio mercante di angurie.
Stava lì, imbambolato,
con uno strato di foglie secche in testa,
come in un agguato frettoloso.
Sotto il cranio, gli battevano i denti.
Per non far piangere nessuno,
stava zitto, ben celato dalle fronde di bambù.
Il valore ritmico della sua presenza
ricordava appena, sottomesso,
quasi dimenticato, il corpo gommoso
che aveva quand'era ancora in fasce.
Eppure, ancora
riusciva a rompere la stretta del dolore
che gli veniva dalla testa
con delle pulsazioni leggere, impercettibili,
dovute alla sua cronica emicrania.
Le angurie ballonzonavano sull'acqua
e lui le commerciava piano piano, una ad una,
sperando di riuscire ad annullare l'emicrania.

UN OMACCIONE IN MUNICIPIO.

Scendeva, da un paese affermativo,
il più coraggioso degli omaccioni.
Grande, come la buona salute,
grosso, come una fabbrica di scarpe,
si presentò difilato
alla più romantica delle creature
e la sconfisse
con un sorriso disarmante.
Procedette verso il municipio
carponi,
snodandosi tutto
senza dimenticare la buona creanza.
Ad ogni tabella si guardava in giro
con fare permaloso,
ma contenuto.
Era tutto snodato
quando toccò con la punta del naso
la porta del municipio.
La aprì in maniera normale,
ma quando fu entrato
concorse anch'egli
a far la coda,
in modo naturale.

sabato 9 gennaio 2016

QUELLO DELLA MEZZANOTTE.

Un tale
voleva la mezzanotte a tutti i costi.
Esplorò con le unghie tattili
il muschio settembrino,
caricò di escrementi la vecchia carriola,
superò il rettangolo del campo
con la falciatrice in resta,
poi si imbarcò per la Luna.
Pervenne
tra le polveri seleniche
con tutti i suoi cani,
che restarono subito entusiasti
del grande silenzio
e delle gallerie profonde
al di sotto del suolo.
Difatti, scomparvero ben presto,
in cerca di prede,
Quel tale,
contento di avere finalmente
la mezzanotte tutta per sè,
restò sulla Luna.

LA PREDOMINANTE.

Ieri mattina,
forse per arricchire il mio diario giornaliero,
ho incontrato la predominante.
Ella emergeva, tuttavia senza eccellere.
Ella era bella;
chi la conosceva,
apprezzava soprattutto
il suo naso profilato sull'asfalto.
Sotto i chiari raggi del sole,
il suo mento prominente
diventava più evidente.
La curva delle gambe,
come siepe di saggina,
germogliava folta, cespugliosa,
interessante.
Ahimè atterrita dalla sua giovinezza,
a mezzanotte si è uccisa
con un colpo di sonno.
Oggi mi sento
più messicano del solito,
così ho composto un inno
alla sua memoria,
ormai quasi sfiorita.
Attualmente,
nei miei ricordi periferici,
la predominante non è più
così importante...

venerdì 8 gennaio 2016

LA PORTA A VETRI.

Sembrava una cosa
che non desse tormento,
ma mi sono ricreduto ben presto.
Io, pallido pettirosso
macchiato del mio stesso sangue,
io, viaggiatore intristito
dalla tirchieria dei bigliettai,
io, puntuale faccendiere
dei rubinetti e delle spazzole
che ogni mattina devo ripulire...
E' stata una cosa imprecisa,
nata all'uscita,
ma corrispondente in realtà
all'apertura di una porta.
Al di là, alcuni colombi
si facevano inseguire dai cani...
Io sono uscito come una folata,
ma la mia furia di uscire
non ha dato i frutti che avevo sperato.
Il tormento mi si è sprigionato
dalla punta del naso.
L'operaio era stato fiero
di quel serramento.
L'aveva ben detto:
"Il cristallo è perfetto!"

giovedì 7 gennaio 2016

VIENIMI IN SOGNO!

Vienimi in sogno!
Non mi deciderò mai a dormire
finché non sarò sicuro
che ti impadronirai del mio sonno
per tutta la notte,
per tutto il letto,
per tutto quello che voglio
pensare di te.
In casa mia
sei una straniera,
ma vienimi in sogno
e sarai la mia miglior vicina!
Camminando, volando,
nuotando,
vieni a conoscere
il mio destino
di aspirante sonnambulo:
vienimi in sogno!

LA SERRATURA DEL MIO CUORE.

Quando l'altra sera
ci siamo lasciati
(talvolta te ne dimentichi,
anche un'ora fa
non ne hai fatto cenno alcuno),
io mi sono nascosto
in una nuvola di fumo
dalla cintola in giù
e per la parte superiore
mi sono fissato ad un cappio
a chiusura universale.
( Ho sperato fino all'infinito
che venissi a scioglierne il nodo
tu ingrata, tu indifferente,
tu scassinatrice del mio cuore).
Adesso che siamo ancora insieme,
ti ipnotizzo con la mia canzone
balsamica e stregante
e ti lascio nella borsa
una copia della chiave
dell'appartamento di Via Piave.

mercoledì 6 gennaio 2016

AVVENNE CHE AVVENISSE.

Avvenne che avvenisse,
paracadutato dall'alto e non dal basso,
uno scoppiettìo allegro
di persona pigra
carente al singolare,
tanto quanto
necessitava
di ricerca
d'altrui presenza
ogniqualvolta
sola si ritrovava.
Avvenne che avvenisse
di perdere anche il tempo
che aveva dimenticato,
di stare per perdere,
a causa delle incaute attese
di compagnie inequivocaboli
nella formazione di disobbedienza
e scarsa puntualità,
anche il senso dell'alto e del basso.
Avvenne che avvenisse
di ritrovarsi sola
come una persona
sortita improvvisamente
in mezzo alla nebbia,
delusa dall'imperizia
e dall'utilità dell'uso
di qualunque compromesso.
Avvenne che la delusione vinse,
ma che avvenisse l'illusione
che questo non corrispondesse al vero.


RITORNO IN CITTA'.

Via al balzo della luce.
Ultimamente fluiva a sprazzi,
sviolinata a schizzo
con la pistola carica,
come un coro di bocche spalancate.
Alt alle rifiniture,.
Questo è stato un pomeriggio balsamico;
difatti, dopo lunghissime parentesi
fioccano profumi alternati
ai riccioli dell'erba al secondo taglio.
Adesso incomincia il risparmio,
la luce diventa un bene costoso,
nel mare scivolano, finalmente libere,
zattere autonaufraganti,
gli uomini aguzzano gli occhi
sperando di veder uscire
le loro fate preferite,
disposte a spogliarsi
ad un minimo cenno del capo.
L'allegria, non più la stessa,
viene attratta, come le mosche,
dalle luci elettrizzanti
del centro cittadino.

martedì 5 gennaio 2016

LA SELENETERAPIA.

Una falce bianca sullo sfondo:
l'elettronica chimera immersa
in un grande campo di ricerca.
Dentro la Luna, mozzata della pancia,
ci stanno i compleanni e le befane
sciroppate.
Un altro schizzo sul fondo dell'occhiale:
la seleneterapia, praticata dagli astronomi malati,
è una nuova soluzione d'evasione.
Chi è più bravo scalatore
di un pompiere diplomato?
Egli è pronto per andare sulla Luna.
L'ultimo schizzo
lo dà un'arancia andata guasta:
il frutticoltore se ne duole,
ma è stata tutta colpa della Luna.



LA KAWASAKI BLU-ARGENTATA.

Leccanista, sfronfronone,
si nasconde, si immagina nell'ombra,
si inoltra in un'ampia strada sfavillante.
I cani abbaiano festosi.
Umbràttile, solferinaio,
colloca tutto tra sè e la targa,
poi si immerge in lunghe fughe d'ansia,
tentando di essere se stesso.
Sgolfettato, sparavento,
lavora tanto a consumare gomme
per far fronte ad una grave carestia di donne.
I cani fiutano aria di benzina.
Accendòne, sparagnino,
corre via gottardesco in fulgòre autostradale,
finché la sia Kawasaki blu-argentata
parcheggia docilmente
nell'agenzia della città di casa.

lunedì 4 gennaio 2016

CON FRESCHE PAROLE.

Con fresche parole
e dolci primavere
la giovinezza dispensa
l'olio profumato delle sue essenze.
Finalmente
crescono albe nuove,
con il bisogno sincero
di tante tenerezze.
Le fragili mani
dei bambini, espugnano la terra
scorticando l'erba.
Nei modi più impensati,
negli angoli più strani,
piccoli animali affiorano alla vita.
Anche le bambole
porgono le palme al sole,
mentre i giocattoli
risplendono malconci
contro le pietre bianche
dei muretti.

LA FUMATA PREALPINA.

La fumata prealpina
consisteva in un fuochetto allegro
in prossimità del bosco.
Ospitevolmente,
due ruderi di case abbandonate
offrivano un prato di erba fresca.
Lontano, molto lontano,
un prete si scalmanava
a suonare le campane.
Chi amava l'aria
sembrava soddisfatto,
chi amava il sole
lo cercava in tutta fretta.
Noi eravamo in tre,
con tre salsicce arroventate
tra le mani intirizzite.

domenica 3 gennaio 2016

L'ARIA FRESCA DEL VENETO ORIENTALE.

Quando non si verificano
fatti abbastanza consistenti
da impegnare le agende, i telefoni,
i discendenti diretti ad azioni turbolente,
quando magari ci si può pensare
divinamente stanchi
di ascoltare tutte le vibrazioni
che provengono dagli scricchiolii
dei mobili e dei balconi rosicchiati,
quando immaginarsi immersi
con schiena, spalle e testa
tra le foglie tintinnanti
della vite e dei suoi frutti
dà un'eccitazione breve
di ricordi delicati,
allora vuol dire
che può ben valere
la decisione improvvisa
di alzarsi dal letto
e poi giù dalle scale
e fuori, a fiutare
l'aria fresca
del Veneto Orientale.

IL BIGLIETTAIO.

La calca,
che calpestava l'erba col muso lungo,
si lasciava dietro una scia di scarpe sporche.
La calca, protesa
coi sederi ingrassati dopo il pranzo,
anelava alla biglietteria.
Isolandosi dall'immaginazione,
ognuno cercava di unirsi agli altri,
schiena contro petto.
Le donne aprivano le gambe
e tra le gambe mettevano le borse
e la gente osservava
le borse ricolme di carne e di frutta.
Nell'umidità del sudore,
c'era qualcuno che vociava più forte degli altri.
Aveva un berretto a visiera
e due sopracciglia folte,
piuttosto scomode.
Si presentò con un attrezzo metallico in mano,
necessario al suo mestiere
di bigliettaio intransigente.

sabato 2 gennaio 2016

L'ULTIMO GOTTO.

E' stato consumato tutto.
Sul principio
il fiasco sfilacciato
rigurgitava fino all'orlo.
Qualche filo,
la bava,
l'odiosa escrescenza della muffa.
Ma sotto,
c'era l'utile liquido trasparente,
che minacciava
di travolgere ogni equilibrio.
A gesti, a colpi di bicchiere,
a inviti generosi.
il livello è calato, elargendo calore
come il sole.
L'ultimo gotto,
quello col fondo,
se l'è scolato il Carlo,
prima di chiudere il cancello.

IL NOSTRO FUTURO RIFUGIO.

Dietro a me,
assieme a te,
c'è un vento a tutta birra.
Non badiamo
né io né te
a cercare un facile riparo:
guarda come l'aria
disegna piccoli baci
sulla strada!
Ci stanno intorno
mulinelli vivaci
che pieghiamo
con le braccia sollevate.
Né a me né a te
può dar fastidio
questa ampia pianura
spiegazzata,
che sarà il nostro rifugio
nel futuro.

venerdì 1 gennaio 2016

L' AUTOMOBILISTA.

L'automobilista
si presentò,
simulando uno scatto d'auto
che anche se non era in corsa
si diceva tutti che correva;
allora sì che partiva,
come dicono dall'inizio
quelli che sanno tutto sul tema...
L'automobilista si disorientò,
sperduto in mezzo
a tante strade aggrovigliate,
nel centro del paese, sbocciato
negli ultimi dodici anni,
con gli abitanti tutti vestiti
di cotone colorato.
L'automobilista presentò una esse di fuoco
nella piazza centrale
contro il vigile sospettoso,
e lo lasciò incerto
sull'uso del fischietto
che teneva appeso alla divisa.

OGGI LORO HANNO MOLTE PIU' POSSIBILITA' DI IERI.

Tutto è simpatico, prima di tutto.
Il festino si svolge in saltelli
rimbalzanti dall'una all'altra schiena,
ognuna sovraccarica di scricchiolii stimolati dall'alcol.
E' il principio dell'allegria.
L'ondeggio delle molle nei complici divani
asseconda sospiri e promesse...
L' orologio è stato dimenticato da tempo...
E' curioso
vedere l'urto della passione contro la vergogna...
Le carezze hanno radici ancora più profonde...
Un groviglio migliore dei più riusciti cocktails
alimenta un non so che di offeso,
che alla fine si redime in piacere.
Personaggi primitivi
danno nuova coscienza alla legge di natura.
E' certamente questo, l'effetto equilibrato
che lascerà un segno nel passato...
L'intesa indirizzata negli splendidi progetti
delle giovani coppiette,
trova impreviste possibilità di realizzarsi.
E' vero, oggi hanno molte più possibilità di ieri.