sabato 30 aprile 2016

UN AMORE DI PANCIA.

L'uomo
che aveva l'energia
nella pancia,
aveva un talento
particolare
nel mangiare
e nel bere.
La donna
che stava con lui,
c'aveva anche lei
la pancia,
ma meno talento;
in compenso beveva
e rifletteva.
La coppia
dispose
di non coniugarsi
e di accontentarsi.
Lui mangiava,
lei rifletteva.
Si congiunsero spesso,
anche se non coniugati:
la pancia di lui
era energica,
la pancia di lei
era romantica.

UN VOLTO SCHERMODOTATO.

Una persona
dal volto personalizzato,
sedeva ad un tavolo
appartenente ad un caffè.
Personalmente e lentamente,
gustava un caffè,
ma non per questo
si sarebbe potuto dire
uomo o donna.
Era dotata, tale persona,
di uno schermo
a lente piatta,
un tempo costoso,
ma al momento comune.
Tanto era intensa
la sua espressione personalizzata,
che nessuno, oltre al servizio,
invadeva la sua area privata.
Quello schermo
la privava
di ogni traccia animale;
uomo o donna che fosse,
non faceva del male.
Il suo volto,
così personalizzato,
era senza dubbio
schermodotato.


venerdì 29 aprile 2016

PRIGIONIERI DELLA NOTTE.

Aperti gli occhi,
si passa ai fatti.
Incoraggiati dall'aurora,
sorvegliati dal tempo,
consolati dal sole,
frustrati dalla pioggia,
si raggiunge puntualmente la sera,
che apre la strada
alla grande avventura.
L'artificio della luce
ci consola,
ma nella realtà
siamo tutti prigionieri
della notte oscura.

IL LONTANO MONDO DEGLI SPIRITI.

Sono sempre state intense
le visioni del lontano
mondo degli spiriti;
hanno lasciato un segno
che aveva anche un suono:
poteva essere un bosco,
oppure un miscuglio
di rocce scoperte,
ma ogni qualvolta
il vento soffiava,
un dubbio nasceva
e il cuore tremava.
Anche adesso
quel mondo sembra lontano,
anche adesso
fa giochi di mano:
anche adesso,
mi viene vicino.

giovedì 28 aprile 2016

L' APPUNTAMENTO.

Una complessa ridda di minuti
si scaglia, all'ultima ora,
contro le tenaglie
di un appuntamento inaspettato,
cosicché si apre di nuovo un sistema:
il programma colossale
appena apprestato
si incrina innanzi tempo.
Non si tira più avanti,
si avanza di fretta.
La pasta è nel piatto,
ma presto si mangia,
il gelato si scioglie,
ma dentro la bocca.
Il via vai di minuti
presto si ferma:
l'appuntamento è alle porte
e suona più forte.

AUTORITRATTO.

L'uomo,
di cui ora si intende parlare,
è spesso distratto
da penne arrabbiate
e pene perdute.
Le penne
fanno parte del suo Paradiso,
lui che ama mangiare.
Le pene
sembravano peggio,
alla fine poteva tenerle,
ma ormai, con gli anni,
sono passate,
per sempre perdute.
Che dire di lui,adesso?
Deve fare attenzione:
altre pene sono sempre in agguato
e le penne
non sono infinite...

mercoledì 27 aprile 2016

UN VENTO IMPROVVISO.

Un vento improvviso
si mette a soffiare,
ma forse lui intende
che vuole giocare.
Ma non è un ciarlatano,
non imbriglia le stelle,
si fa due risate
spostando le carte.
Lasciamolo fare,
senza dargli fastidio,
si calma da solo:
guai a farlo arrabbiare.

martedì 26 aprile 2016

NUVOLE LONTANE.

Apparentemente,
nuvole lontane
galoppano compatte,
imbrigliate
da un vento conduttore.
Non sembrano felici,
sono piuttosto minacciose
con quei colori scuri
e quelle forme a cavalloni...
Quando arrivano,
il cielo si stende a terra
e si mette a lavorare:
lava, striglia,
fa il bucato alle campagne,
pulisce le sterpaglie.
C'è anche la grancassa,
che fa una baraonda:
tuoni e fulmini
spaventano gli uomini.
Apparentemente,
finalmente,
il cielo si è rialzato:
il lavoro è completato.

IN PAESE.

Rispettosa del paese,
la gente se la batte
e se la sfila.
Qualche fetente
impoverisce,
ma è poca cosa:
ci sono domande
che è meglio non fare,
chi le fa è un deficiente.
La gente che sfila
è un tutt'uno con l'arredo;
alla fine va a casa.
Chi non la batte,
si guarda allo specchio,
si rifila una sberla
e da solo combatte.

lunedì 25 aprile 2016

UN GIOVANE COMMERCIANTE.

Un giovane commerciante
siede al bar
a lui prossimo
e pure referente.
Egli vale il doppio,
da seduto,
la metà,
quando è assente.
 Ha mani lunghe,
un cuore d'oro,
una mente fredda:
con le parti
è ambivalente,
per la gente
è un gran birbante.

I LUNATICI.

Ogni parola
detta per far più bella la Luna
è rubata al sonno
e poco ci manca
che qualcuno,
gravato d'insonnia,
dica che il buio è più bello
senza la Luna!
Tante allusioni al buio,
tante effusioni alla Luna;
loro vanno d'accordo,
si sono simpatici,
ma quelli che li guardano
e poi ce ne parlano,
sono tutti lunatici.

domenica 24 aprile 2016

LA DATA.

Data la data,
il tempo è fissato.
Ogni data
ha la sua età:
più il tempo passa,
più invecchia.
Quando è giovane,
è una peste,
poi cresce
e si diverte.
Ad un certo momento,
si sposa col tempo.
La data di adesso
è matura, ha sofferto,
ha molti malanni,
ma anche un sacco di anni.
Speriamo che duri
nei tempi futuri,
altrimenti son guai
per tanti ventenni.

TEMPORALE.

Nell'oscurità del giorno
che accoglie il temporale,
ci si dava
un gran daffare
a star zitti
ed aspettare.
Venne la pioggia,
vennero i fulmini,
vennero i tuoni.
Venne anche il vento,
un po' in ritardo,
ma lesto.
I giganti
che avevano fatto
la terra rotonda
erano in giro:
c'erano tutti,
erano tutti furiosi.
Si calmarono
sullo quando furono stanchi.
Nessuno si accorse
dove si nascosero,
ma erano furbi
e presto sparirono.

venerdì 22 aprile 2016

IL GIORNO DI PAGA.

Il giorno di paga
ci si fece un grande spiedo
e molti filetti
si misero sul tavolo.
Un tale aveva
le tasche per metterci le mani,
ma non le usava per quello,
un altro guardava
e intanto mangiava.
Gli altri,
ed erano tutti,
ci davano dentro.
Le bottiglie
tenevano il vino
più che potevano,
ma quelli del gruppo
le ostacolavano.
Il tempo passava,
non era un mistero.
Come quando incomincia
una cosa,
venne il momento
che la cosa finì.
Sul tavolo
i filetti non c'erano più,
restavano solo
gli ossetti.

IL GIUDIZIO DEL SINDACO.

Uno di quelli
che si autopuliscono,
si presentò un giorno
dal sindaco

e gli disse
che non aveva giudizio.

Il sindaco replicò,
il segretario annotò,
l'usciere la bocca spalancò,

si creò insomma
un gran subbuglio,
tutto per un'imprevista presenza
proprio quel giorno,
nel mese di Luglio.

La frase venne discussa,
tassata
e riscossa,
per volontà del sindaco,
a suo insindacabile,
indiscutibile
giudizio.

giovedì 21 aprile 2016

L' AMANTE NEL QUADRO.

L'amante nel quadro
era scarso, fetente,
non aveva niente
che lo rendesse piacente.

Dicevano le guide
che aveva un figlio,
lontano e lontano,
in una cornice
di legno recente.

Gli invasori del museo
non avevano
una conoscenza diretta
della sua discendenza,
ma le guide giuravano
che era molto importante.

Venne la sera
e la luce si spense.
La guida alla porta
chiuse il battente.

L' INCANTESIMO DELL' APE RONZANTE.

Da un forellino
che assomigliava ad un fiore,
tanto che lo si sarebbe detto
un fiorellino,
fuoriuscì l'incantesimo
dell'ape ronzante.
Sì, perché quel forellino
era l'ingresso di una sala gigante,
dov'era al lavoro
la tribù dell'ape ronzante.
Si alternavano,
l'ape che entrava
con l'ape che usciva
ed erano tante,
ognuna impegnata,
ognuna ronzante,
tutte riunite
in una sala gigante.

mercoledì 20 aprile 2016

IL DINOCCOLATO RAGGIANTE.

Al terzo tentativo
il dinoccolato si raggiunse,
si toccò mani e piedi,
prese possesso
della sua ombra.
Aveva incominciato
a provare ad unirsi,
convinto di non aver
più la schiena;
poi vennero i dolori,
i bruciori,
i talloni tremanti:
tutti i problemi
dei dinoccolati imponenti.
Quando alla fine
la gente lo vide vincente,
lui era raggiante.

CIO' CHE L' OCCHIO VEDE.

Ciò che l'occhio vede
è un ritratto di gruppo,
il ricordo di un'antica famiglia,
una storia di fatti
avvenuti nella notte dei tempi,
una prova tangente
che la vita
è fatta di gente.
Ciò che l'occhio vede
va oltre l'orizzonte,
oltre l'arco del tempo,
oltre la luce del sole.
Con la notte
l'occhio riposa,
la luce si spegne
e la memoria si accende.

martedì 19 aprile 2016

I SOGNI E I BISOGNI.

 Finalmente
hai raccolto
ciò che i sogni
portavano a presagio...
"  Ehi, messere,
non ti inorgoglire!"
Sei più solo
della Luna in cielo,
sei padrone
della tua fortuna,
ma bada,
tutto passa,
tutto ha la sua misura...
"  Ehi, messere,
stai attento ai sogni,
perché aumentano
i bisogni!"

APOLOGIA DI REATO.

Il ladro ruba
e si intromette
nelle case e nelle villette
per sua tradizione
e anche per passione.

E' un professionista
dagli occhiali scuri
e non teme
gli allarmi più sicuri.

La sua cultura
si esprime a misura
quando il buio
scende nella notte oscura
e quel che egli ruba,
alla fin fine
è sempre il frutto
della sua bravura.

lunedì 18 aprile 2016

UN FORTE NUOTATORE.

C'era una volta
un forte nuotatore
che, nuotando,
volle attraversare
un braccio di mare.
Applicando lo stile
della trota nel fiume,
gli avvenne
di sbagliare la rotta,
così, invece di un braccio,
attraversò una gamba.
Il mare non ci fece caso,
anzi lo aiutò:
con le sue onde
lo fece risalire,
finché il braccio ritrovò.

UN UOMO CHE SI VOLTAVA.

C'era una volta
un uomo che mentre camminava,
quando qualcuno lo chiamava,
sempre si voltava.
Se nessuno lo chiamava,
lui non si voltava
e ancora camminava.
E cammina e cammina,
un giorno nessuno lo chiamò
e lui si preoccupò.
Era solo e preoccupato.
Passò all'incrocio difilato,
non vide l'ALT dall'altro lato.
Un vigile lo chiamò,
con un fischio lo chiamò
e lui, felice e sollevato,
finalmente si voltò.

domenica 17 aprile 2016

UN VIAGGIO,CAMMINANDO.

Un uomo,
fornito di documenti di viaggio,
viaggiava.
Ogni tanto si addormentava,
ma non per fatica;
lui non lo sapeva,
ma spesso riposare stanca
ed anche annoia.
Meglio ancora
si riposa, camminando.
Lui comprese
che questo era saggio
e siccome
lui era il padrone
del suo tempo,
scese dal treno
e proseguì camminando.

IN CORRIERA, DI CORSA.

Alla fine
di una corsa spietata,
avviata alla disperazione,
un tale, forse promesso sposo,
quantunque non adeguatamente
decorato,
non identificabile
nella sua fretta
indirizzata all'esasperazione,
toccò il suo traguardo
alla fermata agognata.
Di grande carriera,
con agile balzo,
si introdusse in corriera.

sabato 16 aprile 2016

PER OSSERVARE IL SOLE.

Per osservare il sole
nel suo massimo fulgore
è  conveniente pazientare
affinché la notte
termini il suo corso.
Facilitati dal chiarore
caratteristico dell'alba,
è conveniente
alzare gli occhi al cielo
con fare circospetto
e attendere pazienti
l'arrivo dell'aurora,
splendido e puntuale.
Se una presenza di nubi
si determinasse
con evidente ostinazione,
è conveniente
non usare toni forti
e volgari imprecazioni,
ma tenere
un congruo numero di giorni
in serbo,
per nuove,
immancabili,
osservazioni.

venerdì 15 aprile 2016

UN PROBLEMA INESISTENTE.

E' possibile
risolvere un problema inesistente:
lo si adatti al momento preesistente,
poi se ne levino due lati,
in modo che
da un lato si confonda,
dall'altro si distenda.
Da qualsiasi lato
lo si studi ordunque,
essi lati sono rimasti
talmente minimi nel numero,
che la soluzione
si squaglia
ad ogni acuta osservazione;
cosicché il problema, alla fine,
si rivela inesistente.

UN PENNELLO PESCATO.

E' simile
al guaito del lupo
il verso dell'imbianchino
che perde il suo pennello.

E' stato un attimo,
è caduto al disotto
come in un tranello.

Era così ben intriso
di colore rosso...
e poi è finito nel fosso.

Al pittore, col solo colore,
resta solo
la rabbia e il dolore.

A valle, più in fondo,
la fortuna lo assiste:
con un abile
lancio di lenza,
il pennello lo cattura,
deluso,
uno stupito pescatore.

giovedì 14 aprile 2016

IL GIORNO SOTTOMESSO.

Feriale e sottomesso,
il giorno si presenta
arcuato e annuvolito,
un passaggio raso terra
della luce senza forza.
Il calendario
non gli ha dato spicco,
è venuto perché
il suo numero veniva dopo,
ma poi ce n'era un altro,
un po' più grosso.
E' un giorno pronto
a diventare
un giorno dopo:
la sua storia
è così breve,
che è già dimenticato.

mercoledì 13 aprile 2016

LE MANCANZE.

La mancanza di casa
fa venire i brividi
ai comunisti.

La mancanza di fondi
fa venire i brividi
ai capitalisti.

La mancanza di alberghi
fa venire i brividi
ai congressisti.

La mancanza di luce
fa venire i brividi
agli elettricisti.

La mancanza di acqua
fa venire i brividi
ai motoscafisti.

La mancanza di vento
fa venire i brividi
ai velisti.

La mancanza di benzina
fa venire i brividi
agli automobilisti.

La mancanza di porti
fa venire i brividi
ai diportisti.

La mancanza di sole
fa venire i brividi
ai solisti.

La mancanza di carta
fa venire i brividi
ai vignettisti.

La mancanza di lana
fa venire i brividi
ai golfisti.

La mancanza di guerre
fa venire i brividi
ai terroristi.

La mancanza di vino
fa venire i brividi
agli alcolisti.

La mancanza di treni
fa venire i brividi
ai macchinisti.

La mancanza di eventi
fa venire i brividi
ai giornalisti.

La mancanza di parchi
fa venire i brividi
agli ambientalisti.

La mancanza di punti
fa venire i brividi
ai telegrafisti.

La mancanza di corde
fa venire i brividi
agli alpinisti.

La mancanza di lavoro
fa venire i brividi
ai sindacalisti.

La mancanza di pane
fa venire i brividi
ai poveri cristi.

martedì 12 aprile 2016

IL MOMENTO CRUCIALE.

Il momento cruciale
si staccò alla buon'ora
e, sebbene previsto,
fu visto con ansia.
Poco più
che pochi secondi dopo,
venne un riflusso di luce
che lasciò gli orologi
attempati all'attimo stesso
e fu solo un attimo,
che passò come un lampo.
La vista del tutto
lasciò stupefatti
gli aventi diritto,
ma deluse non poco
chi aveva
lo sguardo distratto.

PARTITI.

La giornata fu allietata
da un generoso contributo di sole.
"Miseria e Nobiltà"
si fusero insieme
ed andarono al mare.
Il "Partito Democratico Vero"
gestiva il chiosco sulla spiaggia,
per i "Liberali Sinceri"
c'era una flotta di mosconi.
"Libertà e Fantasia" litigavano
sotto i pini,
per i "Porcelloni Italiani"
servivano più ombrelloni...
Se la passarono tutti,
come compagnoni...
Venne l'ora del ritorno
e venne l'ora dell'ingorgo,
quando tutti assieme,
abbronzati,
furono "partiti"
e ben scortati.

lunedì 11 aprile 2016

E' STATO DURO.

E' stato duro
spingersi fino alla fine della strada
ed esclamare, rapiti:
" siamo, ahinoi, preda
di gente malvagia!"
Dovevamo osservare gli insetti
per scoprire la via della fuga...
I deboli segni della Luna
si vedevano appena:
eravamo superstiti
in mezzo alla strada.
E' stato bello
ritrovare la via della casa
ed esclamare, felici:
"siamo ormai liberi e stanchi,
ben lontani dalla gente malvagia!"

domenica 10 aprile 2016

IL PISOLO SI FA MARIONETTA.

Il pìsolo si fa
una marionetta bìsola.
E se andasse avanti?
Se invece di mordicchiare i cuscini
scavardasse l'automobile fuori,
lontano dalle mura letamate dagli sbirri?
Se la foce del sonno
si aprisse alle maree musicali?
Potrebbe, a supporto dell'ipotesi,
nascere un personaggio principale
e quello eleggerebbe il pubblico delle marionette
che lo applaudirebbe per tutto il tempo
delle pronunce...
E poi ci vorrebbero altri emissari:
i cosiddetti sostenitori!
Ma vorrete che un pìsolo,
un solo piccolo pìsolo,
possa farsi tanto effervescente
da smaliziare i dormienti
al disopra delle loro stesse coperte?
E' difficile fare delle previsioni,
ma è pur vero
che le lenzuola,
con l'amido del sudore,
si sono sollevate a forma di sipario.

venerdì 8 aprile 2016

UN SANTO FINOCCHIAVA LA GENTE.

Un santo finocchiava la gente
e quella, tutta lappalata di rosso e di verde,
ci si metteva spulciandosi
l'uno contro l'altro.
Le donne saettavano perdite scialose,
i maschi fischiavano contriti.
Quando il vento
comunàva i sospiri dei bambini,
si faceva necessità di lardàre
pesantemente i sostegni delle porte.
A chi tutto mesceva sull'impegno,
andava detto chiaramente
che quel santo non finocchiava sempre.
Tantundunque si sapeva visto
che a certuni esiliava senza mugugni
l'intera imprunanza compiaciuta.
S'era visto il santo,
atterdetto nei biancori del mattino,
appalàrsi vicino alla fontana massima.
La gente però
dormiva coi muscoli sgonfiati
e non si seppe mai
se l'evento sarebbe rimasto segnato
tra gli schizzi.


giovedì 7 aprile 2016

MELON QUARTIERI.

Melon quartieri,
mosci snudava
dalla sfibra catapan
sinz'inare dal festo
all'uggello tel radente.
Sembralda cun cusato,
evvescicando le polfe
sumiette dal fuve.
Ilfòn genéva dardente.
Lavalla scandava
sutterdetta: dunta, para,
o caperdetta.
Fiancon ristretto,
lubolo talmonte,
sparagnò filo palàfilo
assinato, pescente, nùmido.
Nupo dropea l'assangue...
chi l'avantaggio scomedava,
iddisse.

mercoledì 6 aprile 2016

NON LO DICO PER CREARE PROBLEMI DI TOZZA.

Dal pitorzolo lappante
scuffiava una ventola drappica.
Per certuno, non si voleva spinare il morsetto.
Il tasso di quell'ora,
ve lo dico senza farvi del male,
si adeguava di volta in volta,
come uno scalino.
Nuove difficoltà scorrevano
giù dai piedestalli.
Il marmo si scoperchiava sin dall'alto.
L'ammagistratura pretesseva annessa,
nessuno l'inchiodava.
Una sventola vellava due masuri
sfregandoli controbilancia,
allora s'infiammò onnipossente
il padellino di riserva,
messo a punto appunto nel centro.
Un rettangolo d'urna
splendeva di poco evidente,
senza dubbio incelestito
dall'aurora delle cinture di nebbia.
Era ormai fatta tutta
la trasparenza dei vetri scongelati.
Ve lo dico una volta per sempre:
i pesi che crescevano filo contro filo
davano segni di schiodature,
di macchia aborigena,
se posso dirvelo ancora.
Ma perché stràvere ancora,
quando tuttalleggi rinnegava gli spizzi
e l'ospino sperdeva l'alloggio
con un gusto di mentrapino,
accocciato dal pilnio mentato
sullo zhu sgangherato
dei rapidi sgravi sassonanti più in basso?
E' questo lo strano del truffo...
Non lo dico di certo
per creare imprevisti problemi di tozza!

martedì 5 aprile 2016

ALPINISTI.

Se hanno fame,
mangiano di tutto;
chi sono questi forti
occupatori delle giogaie,
chi riesce a farli intervenire
rapidamente quando il piede
li scalza dalla durezza della roccia,
chi potrà mai dire
di averli visti esausti
prostrarsi al suolo
per un misero ristoro?
Per dormire,
si stendono per terra.
Sono loro gli artigiani delle piccozze,
sono loro quelli che frugano le rocce
per trovare i loro appigli!
Il loro cammino
incalza contro il tempo.
Nessuno, a nessun costo,
potrebbe imitare il loro passo.
Quando hanno fame,
stritolano con gli occhi
la stessa selvaggina
degli antichi sacrifici.
Di tanto in tanto,
i giorni del riposo
li rendono semplici di nuovo.
Allora moltiplicano le riserve nelle borse,
si mettono a cantare sedendo sulle sedie,
ricordano a se stessi le vecchie posizioni,
cercano notti facili, anche senza luna.
Per avvicinarsi a tutti i loro affetti,
usano abbondare nelle carezze.
Sono quanto di più
la forza potrà mai sopportare
e sono sempre pronti.

lunedì 4 aprile 2016

C'E' UN GRAN BISOGNO DI DESERTO.

" Guarda":
ed è musica perduta da tutti;
persino l'ultimo battitore di noci
perde la sua musica
sciogliendola nell'aria...
Un gruppo
-l'arcata delle sopracciglia in comune-
sfavola sorrisi a destra e a manca.
Ma come può essere possibile
ancora incertezza
dopo tanta dimostrazione di presenza?
"Sta fermo, fermati ancora!"
Ed è l'invito
a farsi voce
a chi risiede in scranno
-onda d'Amalfi sull'altitudine dell'Alpe-
in un'Italia così
lunga e torturata
dai rimorchi giganteschi
dei trasporti e dei vagoni.
Il bisbiglio delle voci inascoltate
non dà silenzio:
c'è un gran bisogno di deserto.

domenica 3 aprile 2016

IL BRACCIO DI CHI SI NASCONDE.

Il braccio descrive
un arco svolazzante.
Spegne l'ardore iniziale
ammorbidendosi con brevi impulsi
di curiosità,
ma poi finalmente approda,
esplosivo, nell'azione.
La forza gli fa scaturire
un peso che gli è di aiuto;
la dieta, un nuovo dramma dello spreco,
naufraga indegnamente.
Ecco l'estrazione:
piuttosto di finire toccato
da pareti vacillanti,
chi si nasconde esce
per cercare di incappucciarsi
entro i termini
del primo guasto commesso.
Il braccio, dopo un'incertezza
dovuta a certi spasmi inevitabili,
si ritrova nel simbolo falsificato
dell'organismo.
Un dottore potrebbe intervenire
con la sua patente a farfalla,
ma come aggiudicare gli errori,
nastro dopo nastro,
se chi si nasconde
non ha un volto
con cui parlare?

sabato 2 aprile 2016

DISCO-MUSIC.

Il faro della luce
squarcia il buio.
Dallo squarcio esce lo schermo
e dallo schermo escono
le pallottole usate dai chitarristi.
Minigonne e jeans sfondati
dalle grandi bocche dei cantanti,
sfilano meglio di tutte le divise.
Il disk-jokey mixa
la sua music-session,
lancia l'ultima canzone
sputandola come una cicca di tabacco.
Polarizzati dalla musica,
tutti si stringono
e sono sinceri.
Siano pure le chitarre a frignare,
i giovani non vanno più a letto!
Fate piano, ragazzi,
il vostro cuore
sta andando in amore.

CHE SIA MEGLIO UNA PIZZA?

Digli di scendere!
Ce n'è uno che ha un secondo di tempo
per arrivare davanti...
Monique se lo mette sotto perché
la tiene calda.
E quella, cosa fa? Come si permette?
Dove se lo mette?
Che strano mestiere questa compagnia,
quante difficoltà per sdraiarsi
l'uno sull'altra...
Digli che il tempo che avanza
non si spreca faccia a faccia...
Monique avrà pure
qualche nuova idea!
Che sia meglio
andare tutti a mangiarsi una pizza?

venerdì 1 aprile 2016

IL POVERO CAPO TRIBU'.

Il capo tribù è solo.
Ognuno lo sa.
Accapponante sul selciato fresco,
accattivante più di un tramezzino al paté,
il capo tribù disturba i bambini
per sguinzagliarli alla ricerca
del suo vecchio dente d'oro.
Il selciato luccica
e riflette soddisfazione.
Il capo tribù, affamato,
ammira estasiato una tivu privata
attraverso una finestra lasciata aperta.
Eccellente, levantino,
il più furbo dei bambini
scopre la sua preda
sotto la cassa dei limoni.
Basta sollevare il capo tribù,
adattarlo ad una schifezza  di sedia arrugginita
e depositargli il dente
dentro la sua vecchia mano aperta.

SE MI AMI, FAMMI MIAO.

Questo sole perduto,
il dondolio delle gambe,
la ruota sospesa impossibile a dirsi,
io e te a miagolare dispetti,
la resistenza elastica giornaliera
e poi tutti insieme,
sette pepati in cerca di pizza
" per favore, per favore, si mangia?"
E se ci mettessimo a leggere tutti insieme,
come tanti farabutti redenti?
Domande diaboliche
incrociate al folk argentato
dei "Teen-ager-frau"
e le tue gambe accovacciate contro di me.
Ma chi ti dice che ti ho chiamato?
So che sei una donna-rouge,
ma credi che mi basti pagare per tutti
per sentirti dire: " endiommi mio caro,
stai proprio ocché!
Se mi ami, fammi miao".