mercoledì 30 settembre 2015

DA VECCHIO.

Da giovane
esigevo "tutto".
Crescendo
mi accontento di "poco".
Da vecchio
non chiederò "niente".

TUTTE LE MIE SCARPE VECCHIE.

Quanto
dovrò ancora saziarmi,
prima di morire? Quante scarpe
dovrò ancora consumare
prima di arrivare
nel paese dei piedi sepolti?
Quanto si tenderà ancora
l'arco dei miei pensieri
contro il bersaglio del sole?
Come un Orlando senza disfide,
espugnerò le luci della sera.
Sarè facile.
Talvolta cadrò nudo nel fieno,
oppure nell'acqua grigia
di una fontana.
Sposterò ancora terra,
prima di andare a dormire.
Nell'ora del silenzio,
salperò per un probabile viaggio.
Guarderò il mare da un divano di corallo
e partirò
con un sacco vuoto sulle spalle.
Mi nutrirò
col mio maiale preferito.
Farò presto.
In fondo ad una scarpata nera,
ritroverò ancora
tutte le mie vecchie scarpe consumate.

L'INCORONAZIONE.

Dopo la bufera,
che silenzio buono
sulla neve!
Dopo le contrazioni del vento
sono spariti spigoli e angoli
e tutto è diventato rotondo e buono.
Anche le strade si sono gonfiate,
come per diventare rotonde e buone.
Il pasticcio,
con la necessità degli acquisti,
travaglia i villaggi,
illumina i centri,
distrugge i parcheggi,
come se il mercato in azione
fosse più importante
di questa bianca
incoronazione.

AI FIORI.

Ebben,
ch'io mi tessa una tunica addosso,
se il mio cor non s'infiora di rose
quando il tremor della pioggia
sulle foglie si duole!
Ch'io sia tapino e mentecatto,
se il color dei fiori
non m'inviola gli occhi,
non m'arrossa la gola,
non mi frange la bocca
di frondute speranze!
Il viver mio,
guardando e mirando,
trascorre e si tace.
Ch'io mi cangi da carne in sale,
se il gonfior che fa le calle piene
non darà alla mia voce
ad ogni ameno parlare
il tono arguto del grande Archimede!
Che la durezza delle mie ossa,
ribollendo come periglioso mar,
al cader del vento mi lasci
come masso d'ardesia
s'io potrò mai dimenticar,
allo scioglier dell'ultima neve,
la gloriosa fiuritura degli angelici crochi!
E dunque,
ardendo e ghiacciando
col proceder delle stagioni,
la mia vita scorrerà lieve,
come il vento tra le foglie nuove
delle aquilegie montane.

lunedì 28 settembre 2015

CIELO E MODA.

In molti
ci siamo dimenticati
che il cielo
è ben vestito.
Di giorno
è moda quotidiana
e di notte
si veste
di mistero.

LA CASA DI PIETRA.

Vorrei dire
che un pavimento è comodo
e liscio,
ma la pietra,
vorrei dire,
la pietra di monte,la roccia,
insomma,
è più accogliente
e sicura,
perché ha per soffitto
il cielo.

IL SOLE IN MUTANDE.

Dolce,
dolce sapore del tempo,
tanto più dolce
nell'abbandono alla luce.
Ogni mistero
 si sbianca e svanisce.
Il tempo, di notte,
con o senza luna,
è nudo.
Si veste, furtivamente,
all'alba.
Il sole,
il solito sole,
è sempre puntuale:
ad ogni alba,
si presenta
in mutande.

AUTUNNALE.

La foglia
che si vede al mattino
rosata, leggera,
esausta di sole,
è la prima a cadere
alla sera.

domenica 27 settembre 2015

I NOSTRI USI.

Se ti dovessi dire
che l'amore
è un'attività
che ti si confà,
tu mi risponderesti
con una voce
lacerata,
la bocca aperta,
l'aria maltrattata.
Dovresti riconoscere
con me
quanto l'amore
varia,
tutti i retroscena,
la crudeltà di una battaglia.
Con tutto questo,
al momento di definire
il rapporto a due
che ci lega
ad una vita parallela,
dovrai pensare
ad altri rapporti,
ancora più forti:
quello del sole
e della terra prigioniera,
oppure
della terra
e della luna prigioniera,
o quello
della luna
e del cielo prigioniero,
oppure del cielo
e del mare prigioniero.
Rapporti
che non vanno
confusi,
ma ci saranno sempre,
come i nostri stessi usi.

PAROLE DA DIMENTICARE.

Le parole
che ti potrei dire
in una notte d'amore,
ridere
ti potrebbero fare,
al sorgere del sole.
Dunque,
solo di notte
ti parlerò d'amore.
Ti dirò parole
che all'alba, poi,
dovrai dimenticare.

sabato 26 settembre 2015

D' INVERNO.

D'inverno,
la notte
è un intervallo
troppo lungo,
per un giorno
troppo corto.

IL DONO DELL'ACQUA.

L'acqua, colma nel bicchiere,
parte per la bocca.
Il suo ruolo, nel destino bevitore
dell'assetato, esprime ore di
ricordi sotto il sole,
azioni utili alla vita,
vagabondaggi lunghi tra le strade.
Un'acqua così,
addolcisce il riposo.
Scolmandosi nell'abbandono,
goccia dopo goccia,
si trasforma in dono.

UN FASTIDIOSO CIGOLìO.

Ad una certa ora
si osserva una porta,
con un cardine
mal lubrificato
e si esce, finalmente
silenziosi, dalla luce
nell'ombra,
ma, mio Dio,
senza quel
fastidioso cigolìo!

venerdì 25 settembre 2015

PIPI' DI CAGNA.

Stare di cagna apparve,
benché bianca o pezzata che fosse,
con la testa bassa.
Stare di cagna diede
uno strano lamento:
una zampa accennata
tra il pelo,
uno sguardo in alto nel cielo,
ma alla fine capì.
Lasciò andare le zampe
e fece pipì.

SI STA BENE SEDUTI.

Si sta bene, seduti:
si viaggia,
si parla,
si mangia,
si ride,
si riflette,
si fa poca fatica.
Si sta bene
senza fare fatica,
ma si ingrassa.

IL TRAFFICO.

Il traffico della strada
non ispira nessuno poeta
che si rispetti:
vuoi per il rumore,
vuoi per l'odore,
vuoi per il rischio
di dover pagare
una contravvenzione.

mercoledì 23 settembre 2015

LUPO NERO.

Lupo Nero si avvicina a suo fratello
e gli chiede:" Che cosa voleva
la preda che hai sopraffatto iersera?"
A domanda, il fratello produce
risposte ringhiose, botti di stringhe
o colpi di coda. Carattere ombroso
di lupo lunatico e un pò impacciato
dal catino forse troppo pesante.
Lupo Nero è un bravo fratello
e gli chiede:" Tu sei mio fratello,
il catino ti serve davvero
per lavarti le unghie? Anche a me
servirebbe un catino.
Le mie unghie non sono pulite."
Il fratello sta zitto.
ma gli porge il catino.

IN VINO VERITAS.

Per bere da signore,
bisogna usare con parsimonia
prima il bicchiere
e poi la bottiglia.
Nasceranno idee,
si diranno parole:
saranno tutte
veritiere.

SCHEDARIO DI CASSA.

Per me,
l'arrivo di una festa
è un pagamento,
un saldo d'affitto,
un contratto firmato.
Alla fine del pranzo,
balli e storielle compresi,
il contraente partecipante,
attore-interprete
o attore-comparsa,
andrebbe registrato
in uno schedario di cassa.

FIORENTE AMORE.

Se potessi darti l'infinito,
ti regalerei il cielo
e se mai un giorno,
in uno sfoggio di potere,
volessi darti quello
che ogni sognatore
vorrebbe possedere,
ti regalerei il mare.
Ma oggi,
in questo giorno
di novembre
che segna solo un punto
della nostra lunga convivenza,
voglio regalarti la prova
del mio eterno amore:
questo candido, profumatissimo,
fiore.

QUANTE PAROLE.

Quante parole
ho cercato di dirti,
per non ottenere
che in minima parte
l'effetto che avrebbe ottenuto,
meglio di me,
un semplice fiore!

LA PROMESSA DI UN FIORE.

Ti saluto
con tutti i petali socchiusi.
Per te,
se mi vorrai vedere,
sboccerò domani.

IL COLORE DEL FIORE.

Per sempre,
il colore
illuminerà
le distese d'argilla
conosciute
anche dai più annoiati
viaggiatori
e la luce
servirà al colore,
per diventare
fiore.

FIORE.

Fiore,
la tua pelle
è fatta con la seta,
deliziosa liaison
di terra e stelle.
Tuo padre
è un gioiello,
tua madre
una carezza.

martedì 22 settembre 2015

UN QUALSIASI BRUMOSO INVERNO.

Se non si potesse
dire o riuscire
a parlare di un termine
o di un principio
di tutte le luci
che vengono da lontano
e appaiono come stelle
in gara col silenzio
che tutte le avvolge,
la felicità di una qualsiasi notte
si scioglierebbe
nel ghiaccio
di un qualsiasi
brumoso inverno.

LA CACCIA.

In una parentesi di tempo
fatta per la caccia,
risuonano spari
sulle brecce dell'aria
e chi spara
muore,
per rinascere ad ogni colpo,
svuotato dell'orrore del nulla.
Alla soddisfazione rapida
del dito bravo
sul grilletto ammaestrato,
non resiste
né la selva, né il prato,
né il vento:
il proiettile corre la corsa
del piombo contro la carne.
Quando vince la vita,
la morte aspetta paziente;
quando vince la morte,
la vita si spegne.

lunedì 21 settembre 2015

A CHI, IL MARE.

A chi
giunge la brezza
ad orlo di pelle
che vola e rinfresca,
non nuoce
un sospiro velato
a filo di pelle
che tocca e carezza
dovunque si spande
lo spazio di coste
e di spiagge,
dovunque si scioglie
la roccia
in salmastre creazioni...
a chi al sole non sfugge,
a chi induce in visioni.

TEST ATTITUDINALE.

Colui che riuscirà,
volando
con ali di colombo,
a cantare
con voce di gufo,
sarà sempre
un ottimo cuoco.

UN FIUME.

Nella musica dell'acqua,
pur senza immergersi
nella corrente,
s'intravvedono forme
di lontani avvenimenti:
rocce spezzate,
ricordi frantumati.
L'acqua
è lo scrigno
della solitudine.
Da sempre,
il tempo segue dei fiumi
la corrente,
da sempre,
i sogni ne toccano le sponde,
da sempre,
l'uomo inventa nuove forme
per viaggiare tra le onde.
Ancora adesso,
con voce forte di richiamo,
il fiume offre la sua storia
a chi lo segue piano piano.

MEZZOGIORNO E MEZZANOTTE.

Il mezzogiorno, che spezza
il tempo in due parti,
lo fa nel modo migliore:
il sole è sempre puntuale.
La mezzanotte, che spezza
il tempo in due parti,
lo fa nel modo peggiore:
la luna non è mai puntuale.

sabato 19 settembre 2015

SILENZIO.

Colui che sta zitto
non soltanto tace,
ma si avvicina al sonno.
Colui che parla,
non soltanto parla,
ma rischia
di svegliare
chi dorme.

GIORNO.

Per dar vita
ad un corpo
mentre aspetta il giorno,
ci vuole una struttura
sedimentata,
letto, paglia o surrogati,
che garantisca libertà
alla carne
ed alla fantasia.
Ecco allora
muoversi la forma
che si trasforma,
appena illuminata.
Il giorno,
quando nulla più
lo può nascondere,
è incominciato.

AL FRATELLO.

Al fratello,
chiedo l'aiuto della parentela.
Non gli chiedo anticipi,
né i blocchi ben noti
dei biglietti tartassati.
Al fratello
prometto oggetti di valore,
eclissato dietro a panini
in ombra di salame.
Al fratello
chiedo quale sia mai
il suo giorno preferito,
nei giorni superflui
della mia presenza.

giovedì 17 settembre 2015

DESIDERIO.

Se prendi un momento
e lo calcoli,
fai una matematica
che ti fa ricordare
ciò che non hai mai avuto.
Ad esempio:
una folla ti chiama:
"Desiderio!"
Tu taci
e non rispondi.
Un altro esempio:
una tortorella bigia
ti vola sulla testa
e non ti guarda.
Tu la chiami:
"Desiderio!"
Ogni segmento di tempo
ha qualcosa in sè
che ti trascura.
Non servono esempi.
bastano solamente desideri.

UN FIORE NELLA NOTTE.

Con quale gioia
la visione di un fiore
in una notte d'estate...
Si tratta di bellezza
riservata, misteriosa...
La bellezza del fiore
che sboccia nella notte
affascina l'uomo
che ha sognato
di paure e di morte,
lo arricchisce di speranze,
spunta con raggi
luccicanti come nuove stelle
e non si nasconde,
perché di tutto l'amore
della terra
è solo un minimo
accenno.

ALLA TERRA STANNO BENE GESTI AFFETTUOSI.


Alla terra
stanno bene
gesti affettuosi,
da un punto ad un altro,
senza mai
far pesare i confini.
La terra,
per la precisione,
si arrotonda continuamente,
usando spesso
l'armonia dei suoi fiori.

LA DIETA.

L'appunto migliore
si può dare a domani
e arricchirlo
di un'eventualità:
il contenimento
di quantità e di prezzo.
Abbandonando decisamente
dondoli, altalene
e divani,
si può dare al futuro
una spinta,
al presente un numero
e un programma.
Un buon proposito
può esasperare
il piacere di vivere, al punto in cui
a tavola
non c'è più niente da fare:
la dieta è allora
perfettamente riuscita.

STRADONI SENZA VERDE.

C'è da sciegliere
tra taglio, cucito,
curva a destra,
passaggio a giacca
sciolta sul collo;
qualcuno ne dice,
ciascuno parla e respira.
Perle, documenti
professionali insieme,
girocollo fanciulli...
scommette anche il padrone...
sempre e solo fette
di lunghi stradoni,
senza neanche un pò di verde.

martedì 15 settembre 2015

MOLTE PRESENZE.

Molte le presenze
a raccolta in nube ermetica
di gente amabile.
Facemmo incetta
di flessuose forme
e fummo soddisfatti
da un incontro
a tazze, a bicchieri,
a tartine, a bollicine.
Molte facce,
poca volontà:
negli incontri affollati
le parole
valgono poco.

POLVERE D'ASFALTO.

Scende
una sera puzzolente,
bisognerebbe ignorarla;
come una scimitarra,
cala fendente.
Addobbi d'erba
ad un lato,
schifose croste d'asfalto
dall'altro.
Davanti,
si offre una strada
piena di polvere:
meglio non toccarla,
neanche
coi piedi.

LUSINGA.

Posso credere a un sogno
su cinque?
Di quante province
ho già fatto parte?
Quale problema
ho sul piatto stasera?
Quando verrà l'ora di valle
nel mezzo della notte?
A quando
l'incubo lagunare?
Se qualcuno potesse credere
al mio sogno più recente,
mi sveglierei stupito
e, forse, pure lusingato.

PIOGGIA.

Tuono che fa parole,
depositi di avverbi
e poi quello che segue,
il vento.
Qualunque cosa che vola
dice bene e di tutto
nel corridoio della forza
sciolta nell'anello
dell'urto.
Pioggia
violenta,
sprecata per terra,
ad uso esclusivo
del fango.

HO USATO UN GUANTO.

Ho usato un guanto
per incuriosirti;
te lo dicevo
che avevo voglia
di mascherarmi da gufo
e una notte,
malato d'insonnia
e a corto di respiro,
ti ho spiata
tra le frasche invisibili
dentro la tua stanza.
Ho usato un guanto
per salire
e con lo stesso guanto
ti ho toccata
dappertutto.

QUESTO INCONTRO.

Adesso te lo dico:
va per certo
che non saprei come,
ma parlo,
in sostanza
parlo e ti riconosco,
ti ricordo;
adesso
qualche attimo di gioia
per parlarti,
tu sola,
per quest'attimo,
per questo incontro,
finché tu mi ascolti.

domenica 13 settembre 2015

UN FAMOSO ZUFOLAIO.


Un famoso zufolaio
diceva che una volta
l'acqua girava
finché i pupazzi
scalavano i muri
con la forza
delle quattro zampe
e allora
si zufolava sulle scale,
con la vista di isole lontane.
In zattere di terra,
il mare riposa.
Certe cose
bisogna dirle,
e anche fischiarle.

A STRETTA DI MANO.

Cadono e crescono,
una volta si diceva
"a pelo d'acqua",
sassi, piante,
ricordi d'amici.
Muri dalla superficie ampia
piombano come colombi sulla strada,
una volta si diceva
"a filo d'aria"
e ancora la gente,
satura d'incontri,
col riso di fronte,
incolume ai sorrisi,
"a stretta di mano",
come oggi diciamo,

cade e cresce.

DROGA.

Fissando un pò di appuntamenti
dopo la presa degli emolumenti,
tra gente e strade
si venne a creare una distesa di case.
La città divorava
la terra
e il cielo,
difesi rispettivamente
da formiche
e zanzare.
Spostando fiumi spumeggianti,
educando bande di deficienti,
si venne così a creare
un grosso traffico di stupefacenti.

sabato 12 settembre 2015

DOMENICA.

Uno sbuffo
al passato,
che si raschia
affondato nel puff...
Tubo o condotto
numero sette
torna all'incrocio
dell'attimo infuocato,
che dalla cenere,
evoca la forza della gioventù,
in anelli di fuoco
esplosi dalla miccia azzurra
numero sette.
Oggi è domenica.

PRIMA DI UNA PIOGGIA ANTICA.

Spesso,
quasi sempre,
l'apprensione
trema come un riflettore
puntato sul sole,
non sempre provvido
di eccessi di luce;
un'ossessione,
prima di una pioggia
scomoda, ma seducente,
per l'antica purezza
di tutto quello
che precipita.

PER UN SOFFIO D'ARIA.

Per un soffio d'aria
che promette neve,
per un cespuglio di mugo
che resiste
ai risucchi dello spazio goloso,
a tutto,
a terra,
un pugno,
un'erba,
un rifugio,
un muro
che protegge,
accompagna, conduce
a un calore
che ricerca
il sole,

FINALE.

Finale,
come il fisimo
colato a goccia di roccia
nell'invaso secco
del corredo mondiale,
eventualmente emozionato
da quello che s'inventa,
appunto,
come il contatto
con il pelo notturno
di una capra spazzolata,
a ricordo di una lunga gita,
ormai finita.

venerdì 11 settembre 2015

PASCOLAVO UN PO' DI TUTTO.

Pascolavo una sera
con un cumulo di sotterfugi
sotto il braccio.
Un'ombra lunga,
nera e silenziosa
mi seguiva
ed io mi segnalavo
trascinando una scarpa
di sghimbescio.
Mi piaceva
sentirmi inascoltato
ed invisibile,
mi impegnavo intensamente
a pascolare
un pò di tutto.

NOTTE.

La notte,
senza parole,
senza distanze,
precipita sempre
nel silenzio
dei ricordi.
Quando il vento
muove gli arbusti,
mente
e si nasconde.
Non per nulla
la notte si trastulla
con i sogni
di chi dorme.

LA SPEZIA.

E' fresco, piove,
si vede a malapena.
Il centro più vicino
è La Spezia,
si vedono le luci;
navi piene di speranza
fanno venire
al cuore
la voglia di partire.
L'autunno ha fiori profumati;
il silenzio
gioca
coi miseri colori
della notte.

FATTO TUTTO.

Fatto tutto,
esausto da un cammino
a girotondo.
Trombo
su strada
fin sul marciapiedi,
fin sulla pista,
fin sul rovere
in fondo all'angolo.
Tutto fatto,
finché
alla quarta
mi prendo
un arcobaleno  tutto cielo
con grinta,
con zampa,
con due occhi
che si accingono
a dormire.

giovedì 10 settembre 2015

DEL VINO GRADUATO.

In campagna,
bene quando friniscono
le cicale,
bene la terra,
bene quando beve dal cielo
l'acqua idrata
che bagna tutto.
In campagna
bene,
quando col sole fuori
si beve
acqua idrata,
meglio ancora
quando
si beve dentro in casa
del vino graduato.

NEL FUMO DELLA NOTTE.

Si vedeva soltanto il fumo:
qualcuno poteva aspettare
un'immagine,
un fuoco improvviso,
un sibilo rivelatore...
Nella sfumata immagine
che nulla conteneva,
le menzogne erano
attribuite ai forestieri,
assieme a radicate
convinzioni di estranee presenze.
Il fumo inceneriva la notte:
qualcuno, pazientemente, aspettava.

SCONOSCIUTO.

Conoscendo una persona conosciuta,
soffocavo d'invidia, nel ricordo
che mi influenzava.
Per sistemare l'ora,
correvo da una stanza all'altra
e mi stancavo,
perché raggiungevo
lontani ricordi
dell'adolescenza.
Tramando contro la mia memoria,
evitavo di trasformare in saluto
le persone che incontravo,
così mi presentavo
come un semplice
sconosciuto.

mercoledì 9 settembre 2015

TECNICA.

Tocca a chi scopre la tecnica,
applicare la tattica dei bottoni
sulle macchine mangiasoldi
che di bottoni luccicano.
L'obbedienza, per la tecnica,
è amore:
la tattica dei bottoni
è più forte
della zampata di un gatto.
Docilmente,
non si stanca mai
di obbedire.

NELLA NOTTE.

Se brillasse di più
la stella del desiderio,
così lontana nella notte
e così aperta,
la campagna inzuppata
si scioglierebbe
in un velluto d'acqua
e dal silenzio
uscirebbero voci
esuli dalla prigione
del presente.
Se solo quella stella
afferrasse la polvere
di altre stelle
e arrivasse a brillare
come una cometa,
un uomo camminerebbe
meno solo
nel vuoto della notte.

lunedì 7 settembre 2015

INDETERMINATO.

Tutto quello che arriva,
viene con l'artificio
dell'indeterminato,
eppure dà segni luccicanti
e risuona strane musiche lontane.
E' così avara
la sua forma
senza sporgenze,
sono così incerti
i suoi richiami
sempre da lontano,
brilla di una luce
così rapida e dispendiosa...
è difficile
credere a tante
improbabili delizie.

AMICI MIEI.

Amici miei,
un gatto pelleossa
si va spostando
durante queste notti di gennaio
tra le rovine del mais
sconvolto dalla forza
della tramontana.
Il gatto, cari amici,
vede la scarsezza
di alberi e cespugli
e piange,
amici miei,
piange,
cercando invano
nuovi nascondigli.

venerdì 4 settembre 2015

IL PERDIGIORNO.

Il perdigiorno,
cerca tra i quadrangoli
dell'erba
vino e vacche ben nutrite.
Sfuma le culatte
lungo traverse
in terra rinverdita
e suona, quando e come
vuole,
un bel solfeggio tramontano.
Perdendo il giorno,
tempo dopo tempo,
invecchia ad ogni sera
e non accenna a morte,
né a dolore.

BUONGIORNO SIGNORI.

Buongiorno
Signori
boccabella,
dal canto gentile,
verbale, delicato;
fervidi applausi
vengono a Voi,
viene pure
un saluto audio,
con riserva limitata.
Il Sistema Solare
è acceso:
ogni pianeta
gravita intorno
al Sole.
Signori,
ogni satellite
obbedisce
ai Vostri ordini
precisi.

LA BUONA PAROLA.

Quando la buona parola
lascia l'alba
e si diffonde
tra i prati
e tra la nebbia,
nel silenzio
dell'autunno
senza fiori
la foglia muore,
cade
e veste la terra.
La buona parola
teme il silenzio
e si diffonde
come un latrato di cane,
a guardia della notte.

C'E' QUESTA NOTTE.

C'è questa notte,
piena di lucciole,
di dame e di cavalieri.
C'è questa notte
piccola,
senza fatti importanti,
illuminata
da una luna
scotennata
da quelle nuvole
che inghiottono
i sogni
della gente.
Questa notte
rientra
in una fessura del cielo,
rifugio in ombra
di cavalieri, dame
e tanta altra gente.

giovedì 3 settembre 2015

VORREI.

Vorrei restare
dove la terra
diventa pietra
e il sole luccica,
accecando l'erba.
Vorrei
un angolo
asciutto
e caldo,
ma vorrei anche
dei cuscini morbidi,
per riposare.

GLI UOMINI GRASSI.

C'erano uomini grassi
e varie onde di vino
nelle loro borracce.
Un verde luminoso
contrastava il bianco
della roccia.
La sbornia generale
cominciò all'imbrunire,
con selve di tabacco,
docce d'uva
e poi la grande ricerca
di una tavola folta,
piena di viveri e di menzogne.
Gli uomini grassi
si ingozzarono con la carne,
assieme ai loro cani.

DIGESTIONE A FINE STORIA.

Come una carezza
di una lenta mano,
giorno dopo giorno,
il sole del domani
gioca tra le nuvole
del presente.
Minuto più minuto meno,
sulla tavola imbandita
si presentano
piatti di fritto e di arrosto.
Ora più ora meno,
si consumano pizze
per tutti gli appuntamenti.
Non sarà una carezza
la digestione, ora più ora meno,
a fine storia.

UN QUADRO A SPECCHIERA.

Mi è stato mostrato
l'altro giorno
un quadro di terra
umida, gonfia,
cioè, che sembrava perfetta.
Io stavo succhiando
labbra a dozzine,
tante quanto
le addolorate canzoni.
Mi riesce bene
il riflesso quotidiano
del quadro a specchiera,
inzuppato di immagini
umide, gonfie,
cioè, che mi vedono in piedi.

mercoledì 2 settembre 2015

NON CI STO CON LA FOLLA.

Ci sto nella strada,
pulito nella solitudine,
senza gettoni,
orgoglioso di aver pagato le tasse.
Ci sto a ingrassare
come un tamburo
e sto zitto,
per ragioni di dieta
e sudo,
quando il lavoro mi chiama.
Ci sto con tutte 'ste cose,
ma la folla
ci deve star fuori.

L'ANIMA DELLA NOTTE.

Al dunque,
l'anima della notte
ha due facce:
il suolo dozzinale,
grazioso all'alba,
ma grossolano
in assenza di luce
e il cielo,
delizia d'acqua
lievitante su nubi
guidate dal vento.
La Luna,
tra le orchidee dello spazio,
è questa forma,
che appare e scompare,
che fiorisce e sfiorisce,
nel tempo di un mese.

LA CRAVATTA.

La cravatta
è la versione di lusso
dei fazzoletti dal bel colore.
Poiché andar tra la gente
può far male alla gola,
la cravatta indica un segno,
una dimostrazione d'impegno.

PREFERISCO IL VOLO.

Vorrei essere con te,
vicino alla tua bocca sporgente
e incontrarti
gettandomi da sei metri
d'acqua salata.
In paese tutti conoscono
i tuoi sibili,
io sono l'unico pilota
a volarti lontano,
nell'azzurro del cielo.
Vorrei ancora
stare con te
davanti al camino,
ma amo troppo il mio cielo
e preferisco il volo.

VIVA ROSA.

Quanto caldo!
Chi ti conosce,
Viva Rosa,
sente il caldo
sul liscio alfalto
del tuo corpo scuro...
Quanti concittadini
trasformi in viali,
che ti bisbigliano
foglie di tiglio
fresche di verde!
E' per questa ragione
che in te ci si inoltra,
per mai più ripartire.

martedì 1 settembre 2015

SOLTANTO PER AMORE.

Dove l'onda
tocca la roccia,
soltanto per amore,
una qualsiasi
"signorina prego"
spreme l'ordigno
sputafuori,
soltanto per amore.
Quante scelte,
quante incertezze,
quante imprudenze,
per poi cadere
tra i gorghi
di una fortuita conoscenza,
soltanto per amore...

IN UNA CASA CHIUSA.

Non dire mai
quello che succede
tra le pareti
di una casa chiusa.
Ci sono frasi
supplementari
per zittire la coscienza
e ci sono comodi divani,
per fare più esperienza...

INSONNIA.

Per l'insonnia
è bella la traccia
che gira e gira
e ti conduce dove vuole.
Se il sonno tarda,
finisci un bel disegno,
se il sonno arriva,
sprofonda in un bel sogno.