sabato 31 ottobre 2015

HO UNA GIORNATA IN PUGNO.

Ho fame
di sole amico,
bersagliato
da desideri
ostinati.
Ho voglia
di lasciare
a fil di terra
pensieri ottusi,
di giorni
dimenticati.
Ho una giornata
in pugno,
che stringo
senza ostinazione,
con massima
precisione,
con la speranza
che duri abbastanza
da darmi
qualche soddisfazione.

RIDEREI SEMPRE.

Se la notte
fosse fatta
soltanto di silenzio,
dormirei sempre.
Se l'alba
fosse fatta
soltanto del canto degli uccelli,
mi sveglierei sempre.
Se il giorno
fosse fatto
soltanto di sole,
riderei sempre.

UNA DATA.

Una data
è la data
dell'inizio
che incomincia
al mattino,
continua
con un afflusso
costante
di dati
del giorno
che scorre,
che a sera
esaurisce le forze
senza più luce,
che si consuma
come una fiaba
a metà della notte.

SALIR,SALIR.

A tu per tu
con la prova di forza
contro una sleppa
di materiale roccia;
ti vien da spingere
e camminare in fretta.
In un punto solo
si attenua lo sforzo:
quando il sentiero,
che sale.
esaurisce l'altezza.

venerdì 30 ottobre 2015

CRESCENDO IN VIRTU'.

A frequentar roccia,
qualcuno finisce
per inciampare
e farsi del male.
A sognar l'amore,
qualcuno finisce
per innamorarsi
e provare dolore.
Cercando realtà,
si vive a metà,
crescendo in virtù.
si vive di più.

IN UNA NOTTE CALDA.

Non ti posso descrivere
quello che il vento
potrebbe farti
in una notte calda
nella stagione dei profumi,
né tantomeno ingannarti
con esperienze
che alla luce del sole
non si potrebbero fare.
Il vento ama
la pelle liscia,
la tocca,
l'accarezza.
Per sapere
cosa può farti
il vento caldo
in una notte come questa,
devi spogliarti
e attendere
che il buio
si immerga nel silenzio.
Il piacere è lento
e caldo.
Arriva spesso
guidato dalla luna
e non lascia segni
sulla pelle nuda.

giovedì 29 ottobre 2015

NEL TEMPO.

Ho saputo anche oggi
che il domani
si avvicina lentamente,
cosicché
il domani di ieri
è l'ieri di oggi,
senza volere,
senza potere,
in egual misura
andando avanti
o indietro,
come se il viaggio 
nel tempo
fosse un viaggio
in un bastimento.

OSPEDALE.

Un ospedale.
Dove la pietà
si veste di carezze,
il dolore è
un mezzo di scambio,
la solitudine un incidente;
dove la parola
ritrova il suo cammino
nel tempo,
il corpo diventa
un'isola tra i viventi;
dove nessuno è qualcuno
e qualcuno
diventa nessuno.

IL SILENZIO SEMPRE PIU' PROFONDO.

Un grande animale
si muove nella notte;
nessuno lo vede,
nessuno lo sente.
Il suo viaggio
si svolge nel fumo,
in un silenzio profondo.
Ogni notte ha un animale diverso,
ma il suo viaggio
è sempre lo stesso,
il cielo è sempre lo stesso
e il silenzio
è sempre più profondo.

mercoledì 28 ottobre 2015

UN ALTRO GIORNO.

Assorbito dalla fretta
del tempo
che arrotonda le ore
e chiude le pupille,
mi accorgo all'ultimo secondo
di aver trascorso
un altro giorno.

INFITTIVANO I BOSCHI.

Avevo un salotto
tra le dita,
mi sarebbe bastata
un'ora
per stravaccarmi
e invece
è spuntato un orologio
tra le tasche bucate.
E' stata una parentesi breve,
ma mi sono
convinto: dalla vetrata,
al di là della casa,
infittivano
i boschi.

ALLA CIECA.

Stanotte
andrò alla cieca
per trovare
ciò che si ricerca
nel buio
e non si trova mai
perché
sfugge alla vista.

TEMPO.

Di ricordo in ricordo,
anni trascorsi,
piaceri e dolori passati;
le memorie si confondono
alle albe, alle stagioni, ai tramonti.
Il tempo si accavalla
alle giornate
come le onde
nel mare,
come le nubi
nel cielo,
come le foglie
sugli alberi,
come le rocce
sui monti,
come l'erba
sui prati.

COME FA IL POSTINO.

E' freddo...
sarebbe meno freddo
se calasse il vento...
Vorrei ammirare più a lungo
l'effetto del vento
tra i rami degli alberi;
il vento è una sorpresa continua.
Il vento si precipita dallo spazio
sulle campagne e le case
e lascia il suo messaggio sibillino,
proprio come fa il postino.

L' ABBOCCAMENTO DEFINITIVO.

Per chiedere un incontro,
vanno intraprese azioni metodiche,
tendenti a squarci,
o movimenti deterrenti.
Importante
è fissare
una sfilza di squisite parole
da pronunciare
per l'abboccamento
definitivo.

lunedì 26 ottobre 2015

MI RACCOMANDO.

Mare mio,
mi raccomando,
non lasciarmi solo
senza vento,
senza pesci.
Cielo mio,
mi raccomando,
non lasciarmi solo
senza luce,
senza pace.
Terra mia,
mi raccomando,
non lasciarmi solo
senza donna,
senza soldi.

PUR DI STARE INSIEME.

Pur di stare insieme,
inseriti i corpi
nel guscio accogliente,
più che genitori...
Sostanza, energia,
pur di stare insieme...
Luce ed aria,
carne e sangue
in fretta, per vivere
utili e decisi,
spavaldi con la pioggia,
timidi con la notte,
aggrappati, ancorati, impiantati,
pur di stare insieme.

SEMI-INNAMORATI.

L'orticello
decliva da un palo
alla porta del cancello;
un sauro l'attaversa
e l'erba ruba-terra
si allunga nel fondale;
anche qui il mare,
il ricordo dell'alga
per il pesce affamato.
Al cambio della luna,
semi-innamorati
si baciano abbracciati.

FUMATORE.

Al freddo
debbo andare,
per fumare...
Il fumo passivo
è offensivo,
l'odore del tabacco
in delicata compagnia
può portare
ad un rapido distacco.
Povero fumatore solitario,
malinconico e taciturno,
come un marinaio.

domenica 25 ottobre 2015

FOLLA.

Venne una follia
alle spalle, con le luci
intermittenti,
di ispettori insonni
e traditori.
Levarsi dalla strada
era impossibile.
Le signore,
folli come moderne casalinghe,
impedivano ogni defilaggio.
Finalmente
la folla passò
e andò lontano,
con le luci,
col frastuono.

sabato 24 ottobre 2015

PUNTUALE.

Puntuale
come ogni data,
l'oscurità della sera
scopre le forme
dell'invisibile.
Una luce
trema
lontano.
Se io fossi
solamente carne,
non mi farebbe paura
il silenzio,
nella pianura invisibile.
Dev'esser colpa
di lontani ricordi,
di sofferenze dimenticate,
di illusioni perdute...
Quello che è stato,
dev'esser stato orribile
e strano.
Non il mio corpo lo ha commesso,
ma il desiderio
stregato
di una meta lontana;
un peccato, forse,
di sesso e di gola,
La memoria, svagata,
si rinnova puntuale
ogni sera.

METEORITE.

Lasciami guardare le tua luce,
stella improvvisa che sorgi
tra una selva di stelle
immobili e tremule
e veloce le attraversi.
a cercare un tramonto
che non ti raccoglie.

METEORA.

Non mi perdono
l'illusione
d'essere
ancora più luce
della stella
che cade.

NOTTURNO INDUSTRIALE.

Finita la stagione
dei grandi silenzi,
si aprono le porte delle fabbriche.
Il suolo è duro:
cemento e asfalto.
Civiltà industriale
nella campagna,
tra ostinati usignoli
e lucciole spericolate.

CAMMINANDO.

Ancora oggi,
ti convinco a seguirmi nel modo di sempre,
la tua grazia segreta
e la mia ostinata curiosità.
La giornata
non ha orologi più grandi del sole;
tra nubi svanenti tra i faggi,
il paesaggio montano
si apre in silenzio
a noi due soli.
Aprile oggi
è l'Aprile di sempre;
ci piace scoprire
che il tempo
ci è rimasto fedele.
Molti fiori sono stati dimenticati,
con la nostra pazienza
li abbiamo ritrovati.

venerdì 23 ottobre 2015

ADDIO.

Dopo i perduti silenzi,
anche lo spazio cede
alla forza degli ottusi ciclopi
che animano le strade.
Vita inanime
tra motori assordanti,
respiro di corpi deformi
verso una strana esistenza
tesa alla luce,
al chiasso di un futuro confuso.
Addio alle boscaglie,
alla luna agghindata di stelle,
alla madre-perla
delle antiche illusioni.

CACCIA.

L'uccello, che della sua vita
se ne fa un dono,
gode del suo volo
e canta.
Un cacciatore silenzioso,
avido ed invidioso,
spara
ed interrompe la sua vita
ed il suo volo.
La crudeltà
acceca
chi senza merito
possiede forza
e ne esercita
il potere.

UNA MOLTITUDINE.

La sera
incombe
sulla notte scura;
sul vuoto
del silenzio
e della solitudine
una luce fioca,
pur lontana,
consola
ad esser parte
di una moltitudine.

giovedì 22 ottobre 2015

QUESTA TERRA.

Quando guardo questa terra
che i miei piedi percorrono
da viaggiatore nel tempo libero,
mi avvilisco e mi accontento,
perché sono intelligente
e saggio.
Questa terra, devo dirlo,
è la mia terra,
anche se ha perduto
il sapore della sua matrice
e la forza primigenia genitrice.
La mia è una terra
così calpestata, così colpita
dalla violenza che le è stata usata,
che assomiglia
ad una sorgente disseccata.
Tuttavia,
questa terra, pur sfruttata,
emana ancora una fragranza
che mi è grata.

MISTERO.

Vorrei prendere le parole
che regala il vento
per suggerire alla mia giornata
una più netta spiegazione
al vissuto
che non è stato,
come si potrebbe supporre,
vuoto o anonimo o insignificante.
Un giorno di vita
ha un peso,
ha una misura,
ha una lunghezza,
che una parola,
da sola,
definisce
mistero.

BENISSIMO.

Benissimo:
c'è un gran vento
                            che viene da sud-ovest...
Ostacola?
                             No, perché viene
senza pioggia...
Piove?
                             No, Vostro Onore,
                             ma le nuvole stanno scavalcando
                             l'orizzonte...
Il gran vento
non fa cilecca:
                            maledizione per il povero viandante,
                            ora piove veramente.

mercoledì 21 ottobre 2015

MACELLO.

Ad una data e dentro un luogo
un vitello
viene colpito nel cervello
ed emette un grido simile
all'urlo del gabbiano derubato.
Il vitello
piange all'urto,
perché gli provoca dolore,
ma non ha
nessuna protezione,
perché è troppo pieno
di ottime bistecche.

SERA D' ESTATE.

Annusare un profumo ( di un fiore, sia certo)
è come sentire il vento (dispettoso, prezioso);
ascoltare un usignolo (il suo canto)
è come vivere per sempre (felicemente).
L'affollata sera estiva (non piove, per ora)
invita la luce a danzare (ed ecco le lucciole arrivare);
strane forme si avvicinano( sono piccole, vaghe),
anche l'acqua del fiume (potrebbe essere il mare)
si lascia toccare (è fatto d'acqua, l'amore).

martedì 20 ottobre 2015

PRIMA DELLA MEZZANOTTE.

Prima della mezzanotte,
una brezza di oscure lusinghe
priva gli alberi
della loro sicurezza
e li fa tremare,
irrequieti come cavalli al vento,
foglia contro foglia.
Per chiudere una giornata
radiosamente ripetuta
nei suoi temi più apprezzati,
non si deve parlare di buio,
né di furti silenziosi,
né di foglie spaventate.
Per attaversare nel giusto modo
il confine della mezzanotte,
perché l'occhio accecato
riesca ad ignorare
la corsa delle nuvole invisibili,
bisogna cercare,
tra le infinite tracce
che il giorno ha lasciato,
l'orma del sonno misterioso
che regola il riposo.

UNA PRESENZA.

Una silenziosa presenza
nella notte oscura
accompagna le ore,
in viaggio verso il tempo.
Il nulla della notte
s'interrompe.
Il silenzio colma il vuoto
con indifferenza:
si modella,
dentro un sogno,
una presenza.

lunedì 19 ottobre 2015

L'ONDA FORTE DELLA VITA.

Se dovesse fermarsi
l'onda forte della vita,
spinta dalla spalla robusta
dell'uomo, gravato
dal peso della storia,
l'assedio del mare
sulla terra,
finirebbe.
A gruppi, assieme ai figli,
genitori dalle labbra secche
invocherebbero la pioggia
alleandosi in battaglia
con le donne,
genitrici della vita.

UN BOTTONE.

Il pelo cresce lentamente,
la carne pulsa fremente,
il corpo, per evidenza di natura,
si dimostra crescente.
Si formano costole
e si vestono di giacche;
talvolta, un bottone cede
e guasta la giornata.

SICURA DIFESA.

Il male
lavora col buio
e scava, rode,
consuma
i germogli nati col sole.
Debole difesa
danze e balli
nell'artificio della sera.
Sicura difesa,
semplice ed antica,
una lunga,
prolungata dormita.

sabato 17 ottobre 2015

LONTANO. VICINO.

Lontano,
dove lo sguardo
non arriva a capire
come è fatto il fiore,
ci sono spazi
per sognare,
ma ci si deve
accontentare
solamente
del colore.

Vicino,
dove lo sguardo
tocca il fiore,
la terra
s'apre
al gioco dell'amore
ed acconsente
all'intimo piacere.

DOLCE ESSENZA.

Dolce, dolce essenza,
parola d'ordine, creanza.
Ricordi, unioni, lontananza.
Melanconia di un'attesa, pazienza.
Armonia di rapporti, eleganza.
Rapidi contatti, irruenza.
Lunghi distacchi, sofferenza.

Tutto alla fine è vero, è sostanza.
Particolare su particolare, è pertinenza.
Così uguali, così diversi, è discrepanza.
Altri gusti, altre abitudini, è differenza.
Nuovi valori, altre conoscenze, è dimenticanza.

I BAVOSI LUMACONI.

Destino ha voluto
che il tracciato
seguito dai comuni lumaconi
venisse perduto di vista,
dimenticato in effetti,
dalla congrega
dei bavosi chioccioloni
che tutti, indistintamente,
si infilarono in un guscio
protettivo.
Una casa piuttosto fragile,
ma molto confortevole.

venerdì 16 ottobre 2015

UNA STRADA POCO INFLUENTE.

Una strada deserta
lungo la terra
nata dall'argilla
ed ecco,
insospettabile, silenzioso,
il nulla insignificante
del vuoto.
La campagna,
dopo lo spopolamento,
è diventata
una parte di mondo
poco influente.

LE COPPIE.

Prime coppie appaiate
davanti ad una banalità
su cui scende primavera.
Come dire petali,
fiori, profumi,
animali gentili.
La mula attraversa la strada
sempre in ritardo,
i sassi la fanno fessa,
ma lei, essere buono,
pensa al suo mulo.
Sarà banale,
ma il paio
vale sempre
il doppio,

TETTOIA.

Tettoia
a protezione
di maltempo
a serramento
contro il furto;
buona cosa
in allegria
e sicurezza.
Tettoia
ampia
di pura dimensione
addomesticata
e bene modellata.

giovedì 15 ottobre 2015

COME FALENE.

Strimpellando note
a casaccio,
s'andava a fare musica
ronzando attorno
a punti  obbligati
e ci si immaginava
imperfetti.
Per questo
si andava
cercando
a casaccio
punti fissi, molto luminosi.
La luce
ci attraeva,
come falene
nelle sere d'estate.

PRIMA STAGIONE.

Sole di prima levata,
calore di prima stagione,
sgelo fino a sera;
quello che si chiama
vivere per il ritratto
di un tempo verosimile,
inappagabile,
minuto per minuto.
Luce contro il tempo,
colore in evidenza
dell'effimero,
vita,
che non sazia mai.

ANCH'IO, ANCH'IO!

Anch'io, anch'io,
voglio la mia parte d'erba!
Tengo le mani in tasca, attento all'ora
perché oggi sta diventando domani.
Oggi è, sciarpa a parte,
primavera.
Anch'io, anch'io,
voglio godermi il mio "finalmente"
restando all'aperto!
C'è molto polline intorno;
il pollaio è in festa,
le galline hanno ragione:
la primavera è davvero
la migliore stagione.

mercoledì 14 ottobre 2015

IL RICHIAMO DEL CACCIATORE.

Audace fino alla radice delle cose,
corsaro delle gonne
che ti vestono le gambe,
io ti catturo
con il richiamo del cacciatore,
ma poi, mia preda adorata,
sarò per te sempre
l'Uccello del Paradiso,
che modula con ardore
il canto dell'amore.

QUESTO NOSTRO AMORE.

Anche se non c'è niente di speciale
in questo nostro amore,
è così bello
tutto quello che ogni giorno avviene,
che alla fine
potrebbe diventare
il miglior sistema
per ricominciare.

SENZA LUCE.

Senza luce,
da una distanza
che ti avvicina solamente
al tuo punto d'esistenza,
amico addormentato,
sei in trappola.
Secondo copione,
cieco di uno sconsiderato,
stregone ghiotto di Marsala,
telefona,
alla Rosa
ed ordina
un fanale, una pila,
una stanza illuminata!

martedì 13 ottobre 2015

SONO ARRIVATO AI CANCELLI DELLA STRADA.

Sono partito anche oggi
con la mia amichevole giacca
ispirato dalla lunghezza della strada,
per arrivare al bagliore di uno specchio verticale.
Non ho avuto un attimo di debolezza.
All'inizio rubavo melodie
con violenti spasmi commerciali,
poi ho ballato, facendo cadere capelli nei viali.
Il prurito sotto i vestiti
ha sviluppato vesciche internazionali,
sono stato costretto a maneggiare molto denaro,
per riuscire a mangiare.
Le gambe, verso sera,
facevano schedina,
ma non ho chiesto aiuto a nessuno.
Sono entrato in un bar
solo per comprimere il torace alla gente,
alle donne specialmente,
vicino all'uscita...
Sono tornato anche stasera
nel buio profumato
del mio nido a forma di quartiere
con le tavole, le uova sode,
i bicchieri di vino,
i nitriti salati della gente perbene.
Finalmente
sono arrivato ai cancelli della strada.
Ho varcato il confine,
poi sono andato a dormire.

TROPPO BUIO PER USCIRE DAL LETTO.

Troppo presto
per pensare al disprezzo della civetta.
Il vento soffia una litanìa di foglie;
coi suoi muscoli forti
le incita al canto.
Troppo presto
per osservare l'andatura goffa dell'anatra.
Il cielo distende
una fitta capigliatura d'erba,
la irrora e la stende per terra.
Troppo presto
per distinguere il gabbiano dal corvo.
La notte occulta
ogni forma vivente
tra immobili ombre.
Troppo buio
per uscire dal letto.

lunedì 12 ottobre 2015

PAROLINO SETTE.

Dopo aver espresso
un piacevole motivo alimentare,
Parolino comincia la recitazione:
niente pietre, niente sabbia,
nessuna bottiglia, né bicchieri.
Solo doveri e ricordi.
Parolino uno, Parolino due,
la storia è la stessa
di quando si parlava in rima
con una pistola sotto la gola.
Scherzi, insomma,
con la pistola in mano!
Parolino ha un soprabito grigio,
gli zoccoli sotto i suoi piedi
sono molto veloci;
è insomma un'espressione valida
di un valido attore!
Lo studio lo ha formato,
la pratica lo ha forgiato,
un turco lo ha infinocchiato.
Parolino tre, Parolino quattro;
il crescendo dei numeri
ha l'orario preciso del tempo,
ma poi il fastidio della noia prevale
e Parolino gioca, guarda,
si impegna a camminare per terra.
Quando sorride
è l'ora del riso,
quando mangia
è l'ora del pranzo,
quando dorme
è l'ora del sonno,
quando è notte,
Parolino sogna.
La recita dei sogni si conclude presto.
L'affannoso dormiveglia
trasforma in zavorra
la sua mole, alleggerita dal sonno.
Parolino cinque, Parolino sei.
Durante il giorno,
esce dal letargo delle ore nere,
gonfiato dalle promesse
dei suoi occhi curiosi
e rende favore
alle sue recite giornaliere,
espresse in modo tanto bizzarro
da risultare moderne.
Parolino comincia sempre
col denaro della soddisfazione,
talvolta cade nel dubbio,
ma poi una risata risolve ogni cosa!
Incide lunghi passi per terra
dimenandosi a lungo,
adagia la schiena lungo il corso dei fiumi,
aggancia gli aculei delle dita
sulle poltrone del cinema,
controlla la corsa dei numeri
finché arriva a sette,
poi torna indietro.









domenica 11 ottobre 2015

QUELLA RAGAZZA.

Oggi quella ragazza
si è difesa da sola:
era talmente decisa
ad attraversare la strada...
Troppe foglie sul suo cammino,
troppe logge sul marciapiede,
lo schiamazzo è diventato furore!
L'apparizione di tanti schienali
ha trasformato il suo sguardo in spada,
il soprabito in armatura,
l'ossatura in schiuma;
snobbando i gambali degli altri,
si è vendicata su tutti.
Un placido quadretto l'aspettava:
era suo zio "maschera nera"
e la vecchia asina zoppa.
Quella ragazza
sapeva bene la sua meta vivente
sopra la vivida luce
al di là della strada...
Quella ragazza amava l'asina zoppa
e lo zio "maschera nera",
così, nel bagno tra le foglie e le logge
svaporò in pubblico le sue sottane:
la tipica alchimia del vapore...
Dolcemente,
pubblicò ognuno dei seni.
Sfiorando l'orlo delle sottane,
attraversò finalmente la strada.
La ragazza camminava sicura,
ben vista e acclamata
al di là della strada...

venerdì 9 ottobre 2015

SEI TU CHE TI MUOVI.

Un ingresso più veloce
nella caverna della tua persona,
rivela con un soffio
i nostri segreti.
Tu sei l'isola del mattino
e ti sei fissata
quella tua collera strana:
l'ingresso nella tua vendetta
è un raggio familiare.
Tu tieni allegria e buonumore,
sei fatta di pioggia e di vento,
restituisci col riso ogni lamento,
ma picchi colpi duri,
con forza animale.
Vegeti la tua partita da padrona:
sei tu che ti muovi.

IL LUI'.

Una virgola dal cielo
necessaria come tutto l'alfabeto
delle foglie sparse, delle lunghe pertiche,
delle brune cortecce.
Una folta capigliatura
armata di becco aguzzo,
colorata con furti agli arcobaleni,
scolpita nel muschio, nell'erba,
nelle pantomime del volo.
E un verso breve,
più sottile del vento,
così breve da non essere raccolto...
Il brivido della sorpresa
fa del gruppo una famiglia allegra
che si accontenta di poco:
il pascolo del luì
è sottile come la sabbia,
più sottile ancora del suo breve volo...
così forte della sua piccola forza,
così gaio della sua piccola gioia,
così sicuro delle sue agili mosse.
E ancora un guizzo,
il gioco del volo,
il ritorno nel nido
nascosto tra i rovi...

SONO RIMASTO SENZA PAROLE.

Sono rimasto senza parole.
Senza distorcere nulla dalla mia figura,
guadagno facilmente forza
e risparmio la voce.
Scorre,
lungo la piega laterale della mente,
una lunga linea di pace,
un trastullo per il cuore:
il dolce battito del silenzio.
Sono senza la voce.
Tutto è vero
quello che l'aria descrive col canto;
la terra è uscita dal vetro,
adesso ha un istante di luce.
La leva del sole al mattino
solleva tutto l'orizzonte
e la striscia, appena incisa,
cede, con un tonfo,
il mio peso alla notte.
Un altro silenzio
mi aiuta a tacere.

SONO STATE TRE LE SPERANZE.

Terza parola magica
in una tavola sulla parete
e alto, alto alto,
il fiotto di un ciclone nero.
Il terzo mercato
presenta affari fumanti
e spesso, anche domani,
finisce il conteggio.
Lavata, spogliata, derisa,
incastrata, nervosa, pesante,
per molti versi presente,
davanti alla scuderia paesana
la folla è vento prepotente.
Dolce, dolce, dolce,
esce dalla pescheria
un certo attrito
snervato, sfinito, stupendo,
terzo nel gruppo
degli inesistenti.
E' appoggio sullo schienale,
forte aderenza di grasso secco,
vetta di permanenza!
Sono tre i segreti
esplosivi, attraenti, sorprendenti...
le comari accorrono
con le lenti,
si passano la lingua sui denti;
i loro mariti, intanto,
distillano il vino.
Male, male, male,
l'invidia sul letto,
l'innocenza bastarda del seno,
l'incapacità naturale a ubbidire!
Tre penne per ogni mano,
tre pugni sulle poltrone:
la famiglia è riunita.
Bene, bene, bene,
le foglie prendono il rosso autunnale,
da levante sorgono castelli rosa,
a ponente tramontano mantelli neri;
ogni punto cede un poco alla volta;
vicino all'asse ,si stacca.
Sono state tre le speranze,
sono ancora tre le esigenze,
saranno tre anche le assenze. 

LA MIA PIANTA DI SEDANO.

La mia pianta di sedano
ha mangiato:
adesso,
sazia,
riposa.
Cullata dal passo delle formiche,
sogna:
contrae le radici
un poco eccitata,
forse ha paura!
La mia pianta di sedano
è normale:
adora l'humus fibroso,
lo succhia,
lo gusta.
Adesso,
sazia,
riposa.
La mia pianta di sedano
accusa talvolta dolori
davanti al suo turgido cuore.
Io sono il suo medico:
il mio bisturi
le allevia ogni pena.
Adesso,
sazio,
riposo.

giovedì 8 ottobre 2015

IL MARESCIALLO SOTTO LA PIOGGIA.

Che bella pipì di nuvole,
riccioline sparse,
dalle appendici sbavose di bianco
tra le sbarre dei meridiani!
Che strane forme, che cambiano forma!
Grande potenza
della condensa!
Si sente lontano un suono di pifferi,
nello sbadiglio dell'orizzonte.
Che bel programma d'etere
sui tetti delle case
con le loro farmacie verdi
e le sirene sull'uscio!
Grande reazione
della pressione!
Cosicché
comincia la caccia ai fiumi, ai ruscelli,
ai torsoli delle grondaie,
per spaventare la folla
con le fiaccole in mano,
per intenerire le fessure fatte dai vermi,
ormai stanchi di trivellare...
Si dice
che un maresciallo
affronti l'acqua a mani nude
e,
bagnato,
poi beva del vino.
Coraggio annacquato
di un decorato!
Qualcuno lo ha visto
cogliere pesci sui marciapiedi
con le sue mani disarmate,
senza nessuna reazione.
Per forza,
il mare è un suo lontano ascendente!
Che ritmo di danza
il ballo dell'acquazzone!
Che cioccare allegro sulle finestre
di goccioline nude, senza un grammo di sale!
Il maresciallo saluta
e si asciuga.

AUTUNNO BREVE.

E' vero: il sole si abbassa.
Una lunga stanchezza invade gli alberi
che si spogliano
e poi si coprono
con le foglie cadute.
Il vento dei tempi lontani
li aiuta e li protegge.
E' vero: bisogna riposare
e dormire...
La vita prosegue ancora,
strani folletti a forma di fungo
nascono e vivono una vita nuova,
crepuscolare.
E' vero: l'erba è una vittima illustre.
Al suo posto c'è il muschio
e uno strato di fango...

mercoledì 7 ottobre 2015

FORSE L' AUTORE DOVRA' RICOMINCIARE.

C'è un convoglio d'uva in arrivo,
un sollecito da parte del vento,
una particola secca per terra.
La membrana del dolore
soddisfa tuttavia e consola
con certe lusinghe brevi...
la battaglia risparmia ancora del sangue
per la pace primaverile.
C'è un grosso carico sotto la neve,
il suo mistero fa dolce l'attesa,
piacevole l'ordine piatto del pavimento.
Il disco giallo sospeso
sta perdendo ormai il suo vigore,
cerca nuove conoscenze
e conduce la sua messianica aurora
alle vertigini tonde del cielo.
C'è un borbottare di voci
sotto certe lucide bolle luminose,
piegate da una violenta manovra serale.
C'è una resistenza ostinata
anche sulle giubbe dei malandrini...
Con molta pazienza,
le lumache sono finalmente uscite.
C'è una serratura adesso da aprire,
una porta difesa da sei generali.
Il bitume della notte condensa la luna.
C'è il coraggio del tordo,
la predica del merlo,
un salotto in preda alla gente,
del rum caduto per terra,
una zolla di terra
sospesa nell'aria.
Il volo del tordo finisce per terra,
il canto del merlo istruisce la terra,
i passeggeri cercano colla trasparente
per non farsi strappare dal vento.
Duramente, il volo penetra a fondo,
con la cerimonia dell'incenso bruciato
e l'astuzia del sacerdote è ben chiara:
stratagemmi,
per coprire di peluria verde la terra!
C'è un grosso libro da consultare,
l'albero delle uova da potare,
il pantano del mare da ripulire.
Tutto per ottenere la perfezione ottimale
dalle molteplici riflessioni dell'eco,
di fronte alla parete secca di un monte.
C'è un fretta di scoppi misteriosi
che non persuade,
non è abbastanza decisa...
Forse
l'autore dovrà ricominciare!

MI CONFESSO ANCHE STASERA.

Mi confesso anche stasera.
Dalle virgole dei capelli
alle unghie dei piedi
sono più di quanto dovrei.
Dovrei nascondermi,
dormire,
alfabetare tutto di nuovo,
da solo,
per ritrovare qualche pagina nuova,
un seminario di parole più recenti,
oppure riscoprire idee fossili
disperse nell'aria...
Forse, i galli conoscono ancora
l'alfabeto dell'alba
e le serpi l'alfabeto del giorno...
Per me, il mattino si esprime in dialetto,
il giorno in inglese,
la notte in pigiama.
A spalle nude,
passa un'esponente estranea
alla serata in corso,
una giovane forestiera olandese,
con una cornice di denti molto sviluppata.
Si risolve anche questo incontro:
una sigaretta
e una bottiglia tra le mani...
Si ripete in arrampicata,
ogni due ore di sera.
Una confessione musicale
è sempre meglio
di certi balli sul velluto rosso...
Il balcone degli incontri
si chiude;
sollecitato da un lamento,
mi addormento digiuno.

martedì 6 ottobre 2015

IL SILENZIO NON E' SOLITUDINE.

Mai un silenzio
è vera solitudine.
Eccomi,
tempestose Marie!
Agito le mani incupite
dalla profondità delle tasche
con applausi discreti.
Eccomi,
odoroso Luigi!
Che razza di funghi bambini
sarebbero mai questi pensieri,
se rotolasse il cielo
strisciando un materno
abbraccio di serpente?
La mia acuta presenza
sente in pieno
il mio dondolante respiro.
Eccomi,
vivace Mirella
dai piccoli seni!
Tanto valore si detrae
dal mio corpo senza colore,
quanto una solitudine primitiva
sfiora l'inquieta speranza
di un incontro familiare...
Nessun clamore!
Solitudine?
Carne traboccante tra le foglie,
russare d'aria nell'erba,
bollìo serpentino di pelle al sole...
E il male del silenzio
inghiotte frutti proibiti,
finché la folla degli odori
si intenerisce dentro i fiori.
Eccomi,
prateria Giuseppina!
Ti vedo così scalza,
così affannata...
calmati!
Ti aspetto anche domani!
Io non conosco l'impazienza
delle nuvole,
io sono un solo soggetto affiliato
e non mi preoccupo certo
perché il mio impulso trema,
ridendo,
nello star chiuso nel centro!
Eccomi,
pentolone Mario!
La mia ombra cresce
come un raggio nero.
Che sarà mai
questa aurora scura?
La bottega dei richiami
mi ha aperto le sue vetrine
sul collo, dentro le mani,
sottilmente ubbidendo
alle leggi del commercio.
Eccomi,
garzone Ernesto!
Io compro l'occasione della veste
e mi vesto:
dovrò pur possedere un guscio,
nell'armadio personale
della mia persona!
Lo zoccolo del mio piede
rompe il silenzio dei ricordi,
non certo
l'armonia dell'esplorazione!
Eccomi,
dunque!
Ho l'abito della cagnarra!
Nessuna cagnarra
può rompere la morsa della solitudine!
Il silenzio incalza
con le sue ubique assenze
tra le crode, dentro il mare,
persino in salotto!

GROSSO TRAVE INCHIODATO.

Grosso trave inchiodato,
resisti
e salva la mia testa
dall'umidità della notte!
Una donna canta
sul suo altare luminoso:
l'ascolto,
protetto,
al disotto.
Grosso trave verniciato,
io ti guardo
e ti studio.
Apprezzo
il tuo immobile aiuto,
tu sei forte
e mi dai protezione.
Grosso trave domato,
in una gabbia ti ho chiuso,
nella stessa io dormo.

TUTTI QUANTI.

Tutti quanti,
come ci affanniamo e sudiamo,
sperando in facili vittorie!
Tutti quanti,
intenti a leggere il manuale
su l'uso delle nostre dita operose!
La furbizia del nostro respiro
è sociale,
un diametro di frontiera
ci circonda con una gelosia ottusa.
Tutti quanti
nella dieta del lardo del nostro ventre,
sempre ansiosi di raggiungere nuove mete
usando il mezzo della ruota,
per andare più veloci
verso i miraggi della capitale!
Nessuno oserebbe negare
dentro le nostre case
il dentifricio, i bicchieri, le bollette di carta,
le tovaglie nuove!
Non sappiamo mantenere composta
la linea delle nostre preferenze,
compriamo sempre qualcosa di nuovo,
imitiamo i bambini
nei giochi della guerra e dell'odio
e non sappiamo perdere,
nemmeno quando giochiamo da soli!
Tutti soli,
la regola della solitudine
ci ha educati all'amore;
tutti miti,
la guerra ci ha insegnato ad amare la vita;
tutti duri,
il dolore ci ha insegnato a piangere.
Ogni giornata di pioggia
ci battezza,
ogni rugiada dell'alba
ci dà giovinezza.
Il sole
crea nei prati delle città
isole luminose.
La notte
ci accoglie nel suo pantano caldo,
sicuro, scuro, silenzioso...


INSOMMA.

Insomma,
al di fuori,
a regolare
il pendolo appena cresciuto;
insomma,
sul bordo del letto
a programmare
l'orario del sonno;
insomma,
al di sotto,
a raccogliere
tutto il salvabile,
prima che il tempo,
così veloce,
spazzi via tutto.

lunedì 5 ottobre 2015

DI GRAZIA.

Di grazia,
camminare tante ore,

raggiungere i giorni,
passare le notti,
non dormire mai
ed agire,
coi guanti alle mani.
Di grazia,
vacillare ogni sera,
trattare gli spettri
come fossero amici
e bere con loro,
in buona armonia.
Di grazia,
destreggiarsi sulle rotondità dell'alba
con balzi felini
e trottare coi garretti lucidi,
senza conoscere noia, né stanchezza.
Di grazia,
partire, arrivare lontano,
gustare ogni volta
il nuovo arrivo,
fare un cenno
con eleganza al Padrone
e ringraziarLo
della Sua benevolenza.

sabato 3 ottobre 2015

LA NOSTRA CONVERSAZIONE.

La nostra conversazione
non viene mai interrotta.
Stiamo incoralliti in barriera
tutti in fila
e ci ossidiamo col sudore della fronte.
Dominiamo la balbuzie
con l'esibizione del canto,
inventiamo intere frasi
con l'arte del bacio,
sopportiamo pazienti
i nostri piedestalli comuni.
La nostra conversazione
ci raccoglie in sistema.
Stiamo impopoliti tutti in fila
e ci amministriamo
con l'arte della mente.
Passiamo le nostre giornate
ascoltando il suono delle nostre parole,
confondiamo impulsi d'odio
con brividi d'amore,
perché temiamo di dover pensare
ad ogni  nostro dovere.
La nostra conversazione
non vorrebbe mai finire.
Stiamo insonnoliti a vegliare
tutti in fila
e ci annoiamo con sbadigli frequenti.
I nostri contorni precisi
vorrebbero vestire anche le ombre,
forse per migliorare le cose.

venerdì 2 ottobre 2015

E' UN CASTIGO OPPURE UN SALVAGENTE?

E' la parola
oppure è il pensiero?
L'agreste dolcezza della sera
dimena le sue ombre flessuose
in uno slancio vitale.
E' il coraggio
oppure è il timore?
La voce che viene da lontano
falsifica il suo vero nome
e si finge mistero.
E' un santone
oppure è un'imitazione?
La terza agave,
sotto il ciliegio,
vorrebbe un pò di sabbia.
E' forse un lamento
oppure una supposizione?
Il nocchiero
guida
la sua barca
con mano sicura.
E' colpevole,
oppure innamorato?
Vola vento,
vola gente,
vola al buio
la corrente.
E' un castigo,
oppure un salvagente?

LE RISCOPERTE DEL VECCHIO DOMANI.

Nel mio intimo,
singhiozzo e sospiro,
piombando sulla calamità
di un'altra notte da passare
e mi tormento
per non essere sasso,
figlio di monte.
Nel pollaio della mia carne,
godo l'aspro fetore del tempo
senza un lamento,
senza un rimpianto.
A capofitto, mi giro, mi muovo,
sollevo la fronte,
mi slancio contro i ricordi sgraditi,
contro le guerre,
contro i divani,
contro i bicchieri
svuotati dai camerieri.
A malapena,
ascolto il ritmico verso del bollitore,
di controvoglia
inietto gomitoli tra ripostigli di lana.
Tenace come un uovo bollito,
forte come una radice d'acacia,
luminoso come una siepe sfrondata.
Combatto contro i colpi della Luna,
lontano dalla più vicina forma umana,
sicuro da ogni offesa di cancello,
di paragone,
di gesto maldestro,
di delusione amorosa.
Nel mio silenzio,
riposo
tutto il peso delle mie gambe vagabonde,
delle mie braccia artigiane,
del mio fiato contadino,
soprattutto
indirizzato
alle solite cose,
alle solite azioni,
alle riscoperte del vecchio domani.

giovedì 1 ottobre 2015

IO SONO UN PIRATA.

Mi godo
il riposo del dito,
la mano distesa,
lo sbadiglio frequente.
Seduto,
resto a guardare:
non corro così il rischio
di incespicare.
Il galoppo dei sogni
mi fa un pò ansimare:
io sono un pirata,
non mi posso fermare!

SAREBBE MEGLIO.

Tutto ciò che esiste
è necessario.
Se qualche cosa non esistesse
sarebbe meglio.

MI PIACE AMMACCARMI IL SEDERE.

Mi piace
vedere le rocce,
i sassi levigati,
gli effetti dell'acqua,
l'angoscia dei fiori,
il supplizio dei semi...
...le rocce,
i sassi levigati,
gli effetti dell'acqua,
i tronchi degli alberi,
i crisantemi,
la popolazione gelata...
...le rocce,
i sassi levigati,
gli effetti dell'acqua,
sentir arrivare il silenzio,
bagnarmi di pioggia
e osservare le rocce,
i sassi levigati,
gli effetti dell'acqua,
i miei vestiti da bagno,
i miei piedi scomposti,
le mosche sui miei piedi scomposti,
gli uccelli addosso alle mosche sui miei piedi scomposti,
i gatti addosso agli uccelli sulle mosche presso i miei piedi scomposti,
i cani addosso ai gatti sugli uccelli contro le mosche sopra i miei piedi scomposti...
...sopra tutto
sedermi sulle rocce
davanti agli effetti dell'acqua sui sassi levigati,
ammaccarmi il sedere..