lunedì 29 febbraio 2016

E LA SABBIA GENERO' L' AMORE.

E la sabbia generò il vetro
e dal vetro
venne la bottiglia.
E la bottiglia generò il vino
e il vino creò l'amore.
E l'amore generò l'odio
e l'odio inventò il denaro,
per poter comprare l'amore.
Chi nulla possedeva
non poté mai amare
e si ammalò.
Curò la sua malattia
con l'illusione
e guarì,
ridendo di soddisfazione.
E ridendo
incominciò a bere
e, bevendo,
si addormentò felice.

domenica 28 febbraio 2016

LA PORTA SOCCHIUSA.

La porta socchiusa
nascondeva molte forme.
Le teneva nascoste
con lunghe ombre scure
e ampie.
La data si diceva senz'altro fissa
e senza luna.
L'operazione guercia
che si presentava,
non convinceva...
C'era poco
da farsi dire,
un non so che da frenare...
Poi uscì una prima coda...
Era bianca, ma troppo sottile.
Si presentò ancora
uno sprazzo di fuoco
tutt'altro che illusione,
ma troppo grasso, troppo vaccino...
Arrivò finalmente
la coda più bella
che si potesse vedere.
Sprizzava letto
e manna,
senza pudore.
La porta si mosse
con cigolìo flessuoso.
Le ombre si schiusero
tutte di un colpo.
Restarono aperte tutta la notte.
Fu una battaglia di orli
e di sudore.
La coda ingrossava
e mungeva.
Emanava un odore di fiore
e di fuoco.
La notte ammetteva
qualsiasi contatto:
La porta restò socchiusa
fino al mattino.

VALUTAZIONE.

Incominciamo,
occhi di fuoco!
A gruppi,
sosterremo bandiere
con le mani!
Avanti,
denti di marmo!
Insieme,
fonderemo nell'azione
le nostre passioni!
Ormai
decadiamo,
come i nostri denti,
ma non importa...
Infine,
gambe di gomma,
indossiamo
robusti scarponi!
Siccome siamo forti,
alla vista degli osservatori
sembreremo cento,
ma siamo molti meno.

sabato 27 febbraio 2016

L'ESTATE COSTA MENO.

Buona, la scelta mia
nell'intenso pomeriggio di sole...
Buono anche il mio bruno colore,
frutto di conoscenze spontanee
del mio cuore calcareo.
Il mio affondamento è lento,
ma è anche il migliore.
Tengo gli occhi sempre aperti
per non uscire
dai confini della parsimonia.
Io sono un poco spilorcio
e cerco di pensare al risparmio....
Talvolta cedo
all'esigenza di un acquisto,
ma non mi lascio indurre facilmente
a sperperare una parte delle mie sostanze
e rifiuto alla fine
le offerte troppo dolci
e allungate nelle buone maniere.
Insomma, sono un buon acquirente estivo,
perché l'estate costa meno.
Ad uno sguardo pur sbadato,
lascia un segno evidente
sulla pelle del corpo,
integrale o parziale,
ma pur sempre abbronzata.
La buona estate
finirà, dunque.
Venderò tutto
al primo rimorso
che mi verrà in mente.

L' OGGETTO PREGEVOLE.

L'oggetto pregevole
si rivela con pendula modestia.
Le mani che lo hanno preparato
sono risalite,
attraverso immancabili vuoti,
alla luce della conoscenza,
si sono riempite di legno
e si sono vuotate
poco a poco,
vincendo la malattia del lavoro.
L'oggetto
si rivela appeso.
La sua consistenza non è negativa,
né va dimenticata;
su di esso,
la sfumatura chiara,
che si percepisce all'orlo,
ne rivela il pregio
e lo fa più bello.

venerdì 26 febbraio 2016

PRIMA DELLA RESURREZIONE E POI DOPO.

Il prato, pingue d'erba,
conservava tutta l'umidità
della notte di maggio.
In alto, ancora lontano nel cielo,
albeggiava.
Il tremolante momento di quell'alba sospesa
su quel luogo disabitato,
si ripeteva in ogni altro luogo della terra
altrettanto disabitato.
L'erba aveva ricoperto ogni cosa,
la macchia aveva invaso i paesi,
enormi rampicanti avevano raggiunto
le sommità dei grattacieli,
le case, senza più porte né balconi,
erano solo abitate da topi e da corvi.
Ma l'erba, alta,
nascondeva migliaia di salme
distese, quiete, in attesa,
in grossi sepolcri di marmo.
In quell'alba
stava per aver fine la lunga attesa.
L'uomo sarebbe risorto,
sarebbe ritornato nelle città,
avrebbe scacciato i topi
e allontanato i corvi
dalle sue case,
avrebbe nuovamente posto balconi e porte
negli appartamenti deserti,
avrebbe tagliato gli alberi
che invadevano le piazze e le strade.
La terra
avrebbe ritrovato il suo vecchio padrone.
In quell'alba,
in ogni luogo della terra,
gli uccelli smisero di cantare,
gli animali a quattro zampe si accovacciarono inquieti,
i  pesci cercarono rifugio nei fondali,
i mari cessarono il loro movimento incalzante
e fu l'aria invece a tremare,
scoccando scintille di fuoco,
come dardi lanciati verso ogni tomba nascosta
e, bruciano le erbe, i rovi, i cespugli,
le rese evidenti.
Poi
la terra tremò,
diede un lungo sussulto, simile
al risveglio del corpo di un gigante,
facendo sì che le tombe
ebbero i coperchi sollevati e spostati,
rivelando i corpi di uomini, donne, bambini,
in attesa soltanto
di svegliarsi e di uscire.
Fu la volta dei lupi
e dei cani selvatici, allora.
Abbaiarono e ulularono tutti insieme
e il frastuono dei loro versi
scosse quei corpi distesi
fino a farli sollevare a mezzo busto,
ancora attoniti, sorpresi, incerti.
Ma quell'incertezza fu fatale
all'uomo risorgente.
La terra diede nuovi sussulti,
i coperchi delle tombe
ricaddero tutti insieme,
schiacciando i corpi degli uomini,
delle donne e dei bambini
affacciati ai bordi dei sepolcri.
.......................................................................
Il mare riprese il suo moto ondoso
e gli uccelli ripresero i loro canti festosi.

giovedì 25 febbraio 2016

DAVANTI ALLA TELEVISIONE.

Il ragazzo usava ogni gesto
per compiere l'arte di cui era stato allievo,
ma non dimenticava con questo
di tener buona nota di quel che gli spettava
e questo era indizio di senno
e di agire fecondo.
Col lavoro si calava nel precipizio delle ore
e distribuiva avveduto lavoro fino all'ora di pranzo,
per ritornare ben presto a ultimare le intraprese fatture,
alla fine sperando di incassare la mercede di una fetta di manzo.
Non dimenticava per questo le giuste misure,
né l'uso corretto delle sue attrezzature.
Al ragazzo spettava una cospicua razione,
assaporata alla fine
davanti alla televisione.

mercoledì 24 febbraio 2016

E' UNA COSA GIGANTESCA.

E' una cosa gigantesca.
C'è una scorza di profumo
in ogni particella che naviga nell'aria.
Non si raccoglie niente per terra,
ma più in alto
si può succhiare all'infinito
il gusto dolce del nettare
che viene a primavera.
E' dunque primavera,
con un finalmente
schiuso tra le labbra di un saluto.
E' un problema risolto
nel canto e nella fioritura,
è ancora qualcuno che ride,
è finalmente il sollievo dei piedi liberati,
è una nuova occasione di vita.
C'è del gigantesco
sui balconi della casa,
incorniciata dal verde appena nato,
sulle tracce precise
di una figura di donna
bella e profumata,
per gli incontri della sera.

ELEMENTI.

Il fuoco
rivela che la materia
è un'illusione.
La notte
non nasconde
niente di nuovo.
Il vento
è la scienza
dell'eleganza.
Il mare
conserva
la creazione.
L'arte
è il fucile
della vita.
La morte
è un lungo
riposo.

martedì 23 febbraio 2016

SE IO FOSSI PREFETTO.

Io non sono perfetto,
tu non sei di meno perfetta.
Se io fossi prefetto,
tu non saresti per questo prefetta.
Siamo legati ad uno stesso filo,
né troppo parallelo né troppo lungo,
ma che ci tiene insieme
per tante giornate
né troppo urbane né troppo contadine,
con una mezza intenzione,
ciascuno,
di non andare insieme
nè al cinema, né lungo il canale.
Non vogliamo slegarci:
io non lo voglio,
tu non ci provi.
Siamo sospetti
di voler emulare solo noi stessi.
Io questo lo dico
e tu ci stai,
ma a denti stretti.

LA GRAZIA DEI FIORI D' ACACIA.

La grazia sublime,
periscopica,
affiorante,
della costellazione delle acacie,
emana effluvi di profumo
in armonia
con l'aria pluviale
che si rompe giocando
e appassisce
nel poco di tempo
che ancora rimane.
Si ritorna
insieme
a pensare
e ad agire,
con un imperioso,
ininterrotto,
impulso d'amore.

lunedì 22 febbraio 2016

IL FASCINO DELL' ADOLESCENZA.

Ho sentito sempre
fortemente
il fascino dell'adolescenza.
Quegli sguardi umidi,
gradualmente
avidi d'amore fino all'incoscienza,
danno alle ragazze
in particolare
una grazia tale,
che il loro muoversi
diventa più un fluttuare.
Cerco sempre di reagire
alle domande d'amore
delle ragazze in fiore,
svanendomi in nebbie d'illusione
che mi lasciano sul luogo
seriamente intento
a non cadere in tentazione.

LA NOSTRA STANZA.

La nostra stanza
avrò molti colori,
non si farà corrodere dalla recessione,
abolirà lo spazio
per vincere il freddo.
Andremo
nella nostra stanza
tutti insieme.
Ci godremo
tra le sue pareti colorate
registrazioni sonore.
La nostra stanza
avrà comodi sedili
per ascoltare i commenti
fatti dai visitatori.
Vi mangeremo spesso,
vi dormiremo sempre
e mai vi ci pesteremo i piedi!

domenica 21 febbraio 2016

PERDONAMI, PABLO ( Neruda)

Potrei parlare delle cose più stupide,
stasera,
parlare per esempio
della mia gamba che mi duole,
o vagare come un disperato,
aspettando che si liberi il gabinetto.
La mia pancia mi duole.
E' vero, anche il corpo ha le sue esigenze,
ma come esigere dal corpo
sempre nuove forze,
se nemmeno più le gambe
riescono a sostenerlo?
Da solo io mi perderei,
lo so,
ma come non perdermi
se un quintale di patate
aspetta la mia opera
per farsi trasportare a casa?
In un vassoio,
petali di papavero riempiono la sera.
Li terrei ancora
ad arrossare la casa,
se non si appassissero così vistosamente
da scomparire contro la grazia della primavera!
Questa sera mi viene negata
anche la passione della speranza,
ma tra una battuta e l'altra,
l'orologio della mia presenza
darà il segnale dell'ora di chiusura.
Anch'io, allora,
potrò vendicarmi delle parole dette a caso.
Sarà l'ultima volta prima della resa,
ma mi ritroverò di nuovo, sorridente e gioviale,
per le sette in punto di un lunedì feriale.

sabato 20 febbraio 2016

LA RIVOLTA DEL GATTO.

E quando mai
il gatto è rimasto
per ore sotto la pioggia
sfidando i preconcetti
della gente?
Quando è successo,
in una sera di febbraio,
doveva esserci una voce
che chiamava ogni gatto maschio
sotto la pioggia,
indifferente a tutte le consuetudini comuni.
Quando mai
simili sfrontate inadempienze
al suo ruolo coccolone
e pigro,
appena abile-e solo in caso estremo-
a sfidare la pioggia?
Quando la pioggia
lavò il suo pelo,
i colori ombreggiati del bosco
e i segni delle stoppie mature,
il gatto si riscosse,
disagiato dalla luce
dei fari tiranni della strada
e ritornò verso casa.
Davanti alla solita porta
dell'ingresso accogliente,
sul solito tappeto folto e impolverato,
placò la sua insolita
sete di rivolta.

venerdì 19 febbraio 2016

NON C' E' VERSO DI PERDERSI.

Non c'è verso
di perdersi...
Il punto fisso,
occhio magico del gomitolo,
l'oro della bicicletta,
il verso del motore,
si svolgono come la lana
di una matassa,
in un movimento inglese
improvvisato.
La cenere reclamizza la sigaretta.
Non c'è verso
di spaventarsi...
Un tuffo nella sabbia
e poi il ritorno.
L'immancabile ripresa
della solita strada.

NOI POVERI IDIOTI.

Noi
abbiamo  seguito
come poveri idioti
rive di fossi
dall'aspetto deserto.
Eravamo pieni di vita...
Come forsennati
siamo usciti all'aperto.
Ci hanno visto...
Sembravamo lepri
protette dalla nebbia,
ma siamo stati scoperti...
Ci hanno visto
attraverso fessure tra i tronchi...
Noi
torneremo ancora all'aperto,
ma intanto
cerchiamo un posto nascosto,
dove la nebbia
sia come l'inchiostro.

giovedì 18 febbraio 2016

LUI PASSEGGIA.

Lui vede la sua ombra riflessa
e innesta l'idea di fare un giretto.
Buona creanza e cortesia
gli servono molto,
sono importanti per definirlo,
come l'anello al dito degli sposi.
Lui scommette che se vince,
ma se vince,
che non si sa come,
finisce nei più begli alberghi...

"Ma non si conservi con troppa cura, commendatore,
si faccia qualche faticaccia al wisky,
e si mostri, si mostri,
dopo essersi fatto la barba!"

Lui si dimena con un prurito
che lo rende schiavo e moribondo,
vano, perfido e senza fiato...

"  Col profumo, sulla traccia fissa
di un buon odore,
ci si fa belli,
eh, commercianti?
Dove avete lasciato la borraccia dell'aranciata?
La tenete nascosta, eh?
Commercianti proteggetevi pure
con le vostre saracinesche,
ma ricordatevi di non fare economia
della vostra merce,
né sperpero del vostro nome!"

Lui sbadiglia, sgrufola,
cerca il primo viottolo che trova,
cerca la strada per tornare a casa,
con le scarpe che gli fanno male ai piedi...

mercoledì 17 febbraio 2016

FIORISCONO LE VIOLE.

Mentre
il silenzio giace orizzontale,
parallelo alle voci
che si odono
dall'alto dei camini,
mentre
varie partite
conducono all'acqua
che spruzza e strizza
e lava e sciacqua...
la terra beve
la bevanda orgoglio della vita.
Il cielo è una montagna;
la terra invece
sta imitando il mare.
Non c'è niente da fare...
Accorrere!
alzare le bandiere,
pur se inamidate!
Imprimersi tutti nei secondi!
L'egloga primaverile
si sta svolgendo in pieno:
stanno fiorendo le viole.

IL FIORE BAMBINO.

Da quando
tenevo
la mano
di cinque dita
come a germoglio,
pensavo
di essere un fiore
e piangevo,
come il bambino
che ero.
Poi
sono sbocciato
e mi sono convinto
di non essere un fiore.
Però ho seminato...
Adesso
le mie mani
sono indurite
e ispessite,
ma intorno a me
fioriscono
le mani
delle mie bambine.

martedì 16 febbraio 2016

UN BREVE ACQUAZZONE D' ESTATE.

C'è chi ha delle speranze lunghe,
superiori ai confini scelti
di sasso in sasso
durante le ferie estive di montagna;
c'è chi si accontenta
di brevi evenienze,
simili a dei lampi
prima della pioggia;
c'è chi vorrebbe fare dello spirito,
trovandosi bene
nelle nuove forme dell'amicizia;
c'è chi si unirebbe volentieri ad un cuore,
in impreviste occasioni di appuntamento
e chi ancora,
allontanandosi dal riposo
senza lasciar tracce,
vorrebbe divertirsi,
soltanto per dondolare
o per farsi ammirare il sorriso
da chi, più sprovveduto,
gli lascia fare tutto quel che vuole.
C'è chi
non può riposare
finché non ha finito
tutta la scorta di sigarette
economizzate da tempo
come una riserva di noci.
C'è chi vuole la neve
e chi vuole il sole.
Le azioni,
per chi non sa cosa volere,
dovrebbero venir pianificate
come una battaglia,
studiata magari dopo un evento ispiratore:
ad esempio,
dopo un breve acquazzone d'estate.

lunedì 15 febbraio 2016

ADESSO E' PRIMAVERA.

Nella dolce valle dei profumi,
piccoli fiori fanno i soliti tempi.
Annate intere di calabroni restii al riposo
pur di succhiare, alcolizzati di miele...
fiori appena aperti...
un ampio tappeto d'erba...
Il cielo azzurro parla chiaro.
Sono finite le delusioni:
adesso è primavera.

BISOGNA ASCOLTARE LE RANE.

La musica
non va ignorata
e neppure soppressa.
Chi cerca di smontarla
poi deve ricomporla.
Bisogna
ascoltare le rane
e cercare di imitarle.

domenica 14 febbraio 2016

UN ALTRO GIORNO CHE INCOMINCIA.

La maestrìa delle movenze,
alle sette di un giorno puntuale,
incomincia con un lento cigolìo di fiori
svelti svelti, che appena nascono
a poco a poco sfioriscono.
Lo sventolìo della terra imbandierata,
disarma con tanta intensità
da far pensare alla gioia
di visite gradite,
tra una giornata e l'altra.
L'armonia viene usata come una torta
mutilata tra scroscianti applausi,
sciolta dalla saliva incastrata in mezzo ai denti,
degustata finché dura la festa,
sorgente come un'onda
dalla monotonia di un altro giorno
che poi se incomincia
non si sa mai come finisce.

TANTI, I FIORI.

Per trovare la forza
di essere puntuali
e immancabili,
devono aiutarsi tutti.
Il colore,
per quei coraggiosi,
è forte,
violento,
insostituibile.
I fiori
non cercano
di muoversi:
sono tanti,
troppo forti per combattersi.
Come scalini
della stessa scala,
salgono tutti
verso il cielo.

sabato 13 febbraio 2016

E' NATO AMEDEO.

Si formava all'inizio
un germoglio sconosciuto,
che invisibile
cresceva,
pulsando e borbottando.
Si veniva accennando
un fatto eminente,
ma strambo.
All'inizio si pensava
ad un parto in pendio...
difatti, più tardi,
con piglio tedesco
era nato Amedeo.

LA LUCE DEL MATTINO.

Non nevica stasera.
La Luna,
che si immagina simile
alla donna,
lancia compiacente
baci sulla Terra,
che accendono la neve.
Dai contatti notturni
con la Luna,
la luce del mattino
sboccia come un fiore.

venerdì 12 febbraio 2016

LA DONNA.

La donna,
nata in un'isola
verdeggiante in mezzo al mare,
superstiziosa come ogni padrona,
addolorata come tutti quelli
che conoscono il principio e la fine delle cose,
pettinata come la pantera prima della caccia,
la donna trema
nel silenzio di una stanza vuota.
Qualsiasi cosa,  anche dalle forme arcuate,
qualsiasi gesto, anche inospitale,
qualsiasi verso, anche impaziente,
anche brusco, anche manesco,
ma non il silenzio della solitudine!
Per non restare sola,
la donna impara l'arte dello spogliarello
sin dal mattino,
esibendosi allo specchio
con gli emblemi della grazia,
appesi come frutti sul suo corpo
ancora irrigidito dal silenzio.
Per non restare sola,
la donna lascia tracce di rossetto dappertutto.
Nuda, ha il colore della luna.
Nuda, ha le forme della luna.
Ogni casa abitata da una donna,
ricorda un pò la forma della luna.
La donna, inesperta dei badili
e dei martelli.
li illumina per il lavoro
con la sua luce di luna.
Non riuscendo a dire no a nessuno,
lei fugge,
ma i giardini tradiscono la sua presenza,
i fiori spiano tutte le sue assenze
e sono sempre i fiori che la rivelano,
attraverso il suo profumo.
Alle fine del giorno,
nella quiete della notte,
lei riposa,
nell'ampio trono
del suo letto.

giovedì 11 febbraio 2016

C' ERA QUELLO CHE AVEVA DEL TALENTO.

C''era quello che aveva del talento.
Tutto quello che ne fuoriusciva
veniva raccolto dagli spifferai
della cultura genuina.
E si strusciava, scimmiottando
la "e" furbesca dei possessori d'immagine,
contro i corpi aggraziati
dei criticanti armoniosi,
che sopportavano indolenti
ogni sua richiesta di servizio.
Diventava, a farne un punto,
un vero e proprio spudorato taccheggio.
Il suo talento lo elargiva ad ogni ora,
Cercava allora di trovarsi solo,
con le sue scintille alterne lampeggianti,
che facendosi alla fine dispendiose,
lo inducevano a dei lunghi giri alla predona.
Forse c'era un altro
in quella lastra di metallo
che luccicava di perle e di scintille...
C'era, ma chi ne può esser certo,
un giovane finestraio addetto all'illuminazione,
che in piedi, esuberando,
imparava la lezione.

mercoledì 10 febbraio 2016

L' ARRIVO DELLE ANIME BELLE.

Le anime belle, quasi scomparse
tra le località sommerse
dalle alghe di fiume
trasformate in polvere,
appaiono come guizzante segnalino
in mezzo ad estensioni
di conserve d'erba, con macchie
di gabbiani bianchi
e di aironi grigi.
Le anime belle sono sempre vitali.
Le anime belle hanno unghie trasparenti:
con questa salgono attraverso
scale di rampicanti e li arricciano,
autorizzate dal direttore
delle domeniche di libero accesso.
Di volta in volta, le anime belle
evitano il saluto per sottrarre
numerose sfilatine al pasto
dell'orco prepotente.
Per scacciare l'orco possente,
padrone di una mascella appiccicosa,
sarà meglio scrivere su tutti i giornali
che le anime belle
sono ancora vicine
e si accingono a ritornare.

IO, IL FUOCO E LE DONZELLE.

Anch'io, anch'io,
vorrei scorrere con gli occhi
i movimenti aggraziati delle donzelle
raccolte in circolo
attorno ai fuochi di gennaio!
Vorrei presentarmi
con una cesta colma di castagne
e dichiararmi il miglior cuoco
della regione.
Incuriosito,
mi snoderei nei larghi movimenti della cottura,
col volto bollente e la gola assetata.
Accetterei tutto il vino
che mi venisse offerto
prontamente a soccorso, senza esitazione.
Anch'io, anch'io,
mi unirei nel pranzo saporito delle brune castagne,
imbandito dalle donzelle
che non sarebbero altro
che femmine affascinate
dalla forza della mia ingordigia.
Anch'io, anch'io,
vorrei godere di tante vicinanze
e godere il piacere del fuoco,
acceso di proposito
per averle sempre più vicino!

martedì 9 febbraio 2016

IL MAL DI PANCIA.

Che cosa fai
quando una canzone
ti parte da dietro
e ti ravviva lo sguardo
con occhi di fuoco?
Il mal di pancia
andrebbe programmato
secondo gli eventi...
Non si deve entrare nella pena
se non si detiene il diritto
alla prima fitta!
Cosa fai
quando la musica si accompagna
ad un forte mal di pancia?
Il topolino sonnacchioso
che ti sta dentro
si muove.
Tu ti muovi,
seguendo il suo andazzo rosicchiante,
ma ti accorgi
di star sempre più piegato
verso il basso.

lunedì 8 febbraio 2016

IL GIOVANOTTO E LA SUA DAMA.

Il giovanotto non stava seduto.
Come un bigliettino,
si inframmetteva nei mazzi dei fiorai,
giù nel campo basso,
stoccato ad uso Cina;
il giovanotto rifletteva
all'interno delle mura.
Forse si stava preparando
all'effusione massima,
quando finalmente
avrebbe acceso la miccia
sotto l'ampia sottana
della sua dama...
Il giovanotto, sicuramente,
aspettava in forma di attesa
l'eventualità di una evoluzione
al suo piano sentimentale.
Non aveva ancora l'aria stanca,
quando lei gli si pigiò contro
e gli sbaffò sulla bocca
un vivace giochetto di rossetto.
A saltelli, lui trillò l'approvazione
e lei ancora meglio!
Dall'abc, arrivarono alla zeta.
E metti il toccasana
e mangia il formaggino
e drizza l'ossicino
e mostra la pedana
e leva la velina
e tocca la pompetta...
Il giovanotto si dimise
alla fine
e schiacciò un sonnellino
al fianco della dama.

NEL RECINTO DELLE CORBELLERIE.

La mattina mi ha regalato
foschia e aria fredda.
Non me ne spiegavo la causa,
poi, trascinando il mio peso
da un fianco all'altro
senza altro proposito che l'inazione,
compresi che ci voleva
uno specchio un pò torbido,
un fischietto modulato
e un sorriso con uno sputacchio,
da esibire come semplice inizio.
Detto fatto,
mi accorsi di essre in grado
di aprire, col grimaldello della colazione,
l'uscio del bagno,
la porta della giornata,
il cancello dei primi minuti,
col mio solito passo di satanasso;
così, mi sono inoltrato
nel recinto delle corbellerie.

domenica 7 febbraio 2016

LA COMPRESSIONE.

La compressione
-focaccia a spanne-
- due spatole di lingua per me-
aumenta, abbassando la temperatura
oppure alzandola,
in altre occasioni.
La lunga cascata densa
che ne esce
non vale più di un sorso
di nettare da salottino.
Dando mano al tavolo,
la focaccia sparisce.
Ne resta l'idea;
da un peduncolo rappreso sulla tovaglia
sgorga un piccolo pampino
che finirà in cenere
sopra la terra, compressa
dalla valvola dell'aria.

TIC E UN PO' DI TAC.

Chi ha degli amici
se li gode a goccioline,
con tanto di tuberi cascamorto
ronzanti in petulante convegno.
Se tutti facessero filtro
contro la stoffa delle acute potenze,
io ne caverei con maggior sicurezza
quello che adesso non so.
Ma i saltelli che esulano
dalle mediazioni vibranti...
tic e un pò di tac...
chissà!
Per avere tanto di più
in una mano affondata
nel grasso muschiato,
si fa una grande fatica-
gigante- sudore.
Per determinare rivoletti di grazia
incornicianti il creato-tutto da solo-
alla moda del fischio
che con un'altra spinta
è tutto un resto
che riprende a girare,
ci vuole pazienza-
gigante- sudore-,

sabato 6 febbraio 2016

GIRA E RIGIRA, IL MOTO E' UNO SPLASH CIRCOLARE.

Tutta la voce
dell'immenso  creato
non è che un soffio
spifferato dalla forza del vento.
Le mura della mia città
si sono espanse in forma circolare.
Tutto quello che affiora alla vista
è un ciao rivoltato di schiena.
Una roba a forma di cavallo
ingigantisce e si sfigura:
diventa più fitta di un grumo
di splashes fatti di polpa
di cuori distrutti.
Ai ricordi ci pensano gli sfigurati.
Per la veglia sono indispensabili
quattro salti incastrati
tra due massi sbilenchi.
Tutto rimane penombra.
La voce atta a suggerire illusioni
è un anch'esso, che sa di distruzione
e di forza.

L' AMERICANO.

A me,
quando ero boy scout,
mi piaceva essere un teddy boy.
A me
veniva una fiacca slow
ogni volta che Pippo mi veniva a trovare.
Stavamo in giardino
a parlare di fiches
con una fantasia sciolta di boys
che si facevano venire
il ciuffetto diritto.
Allora
prendevamo una bicicletta in due
e andavamo a bere un Americano par omo.
A me
non piaceva tanto l'Americano
e così si finiva in un'osteria di campagna
a bere un 'ombra di bianco.
L'wisky
non l'avevo ancora assaggiato.

venerdì 5 febbraio 2016

IL SENTORE DELLA CLACSONITE.

L'aspro sentore della clacsonite
fermenta,
confondendo destra e sinistra
ogni volta, con nuovi, toccanti
accenti ineguali.
Muffe di sempreterno
minacciano già tese
stravaganze residue,
quasi guizzi di ricordi
in corpi ormai sfatti.
Si sente aspro,
perché ha una matrice maligna.
Benedette le sue ultime,
toccanti ingenuità d'espressione,
quando le donne erano senza patente,
le macchine facevano ginnastica sulle ruote
e le ultime notizie davano vincente
il toro sul torero!
Benedette le vettovaglie
esposte sul balcone di casa!
Guai se la ferocia dei conduttori
dovesse evolversi, pretendendo
le tasse sulla distanza!
La clacsonite prende gente
che ha le unghie a pezzi
e con maggior fortuna
copre le distanze impetuosamente
ed è lievito,
il suo storico crescendo!
Per chi ne afferra il significato
e poi lo ignora,
sarà sempre più difficile
trovar pronti dei tamponi
per le orecchie affaticate
dagli ingorghi bisestili.

SEDICI CRANI FOSSILI.

Sono stati rinvenuti
sedici crani fossili,
dediti tutti all'ilarità.
Li ha scoperti
un musicista famoso,
dedito per svago
all'archeologia.
Dallo studio
dei reperti rinvenuti,
in particolare
nella zona delle orecchie,
aveva stabilito
che erano tutti
nati poveramente
e che, con quasi
assoluta certezza,
erano stati tutti
dediti al vino.
La piega ossea
delle mascelle,
osservata da uno zigomo
all'altro,
confermava
l'ottimistica conclusione.

giovedì 4 febbraio 2016

ALLORA, IN AUTUNNO.

Le scarpe grosse
spantofolavano in mezzo alle foglie secche.
Allora si diceva
una giornata incerta,
di quelle che la pancia brontola,
la cintura scivola,
il maglione si fa amico
per tutto il pomeriggio.
Si usava il fazzoletto
sia per il passeggio,
che per darsi un tono da raffreddati,
perché era autunno.
Che peccato che certe capre dormissero!
Che piacere sentir cadere le castagne dagli alberi!
C'erano molti costruttori di mura
annientati dalla salita..
Allora la giornata
è stata così corta
che presto sono ritornato a casa,
a cucinarmi la cena.

LA CACCIA.

Una parentesi di noci paglierine.
Questa è una terra di cacciatori sprovveduti,
incapaci di mettersi gli zoccoli.
Gente che si sbilancia
su una traccia di fango.
Con quella gente
i fossi diventano utili
a patrocinare slogature
e sgambetti dentro l'acqua.
Una scia di foglie allibite
di fronte a tanta violenza.
Sei "pum" verso l'alto
danno il segnale dell'esodo
a una popolazione di undici passeri.
Il vecchio merlo dell'antibracconaggio
s'immerge in un silenzio venatorio
e resta nel fondo del fosso,
minacciato dall'arrivo
di alcuni pescatori.

mercoledì 3 febbraio 2016

OGGI NON HO MOLTI IMPEGNI.

Oggi non ho molti impegni:
la peruviana viene a trovarmi alle nove;
posso dilettarmi nel letto con calma,
decifrarmi alcune parafrasi
ausiliarie del sonno
imprigionato dalle mie romboidi
coperte a colori;
essudato,
perché sono di lana.
A mezzogiorno
mi faccio un taglietto a forma di cubo
tutto sull'onore della tovaglia
e mescolo, compatto,
nel bugliolo i miei crauti.
Nel pomeriggio c'è l'altopiano...
anche se rompo qualche sassetto,
non mi dice niente nessuno.
E infine la sera,
prima di andare a dormire,
faccio la lettera esse nella fiaccolata...

LORO FANNO LE VALCHIRIE, E IO MI METTO IN PANTOFOLE.

Sono sempre loro,
le smorfiose del semprepresente,
ad erigermi contro
le statue balsamiche
della legge di natura.
Mi aspetto ad ogni punto d'orologio
nuovi trallallero di tempo,
ma non disarmo
se vedo che tutto finisce
in una manciata di sberle.
Combatto con l'innata passione
del collezionista d'armi
e mi faccio vanto
di ogni nuova ferita
che riesco ad esibire.
Loro fanno ballate di valchirie
e io mi metto in pantofole
a sdrusciarmi sulla pelle
una garza moschicida;
sottinteso
che se non ce ne sta di più,
non la finisco subito,
ma la conservo per domani.

martedì 2 febbraio 2016

PARTY.

Una peluria di drappi mi investe
e io, tutto coinvolto nei miei
canti di gallo,
mi dimeno, mezzo il busto
e mezzo il resto,
sotto il piombo
di una giornata
passata in un cantiere.
Scelgo spazzole per pettinarmi,
scelgo abiti
allo scopo di vestirmi.
Colgo un punto
ben preciso d'orologio
e mi fisso un programma d'architetto.
Pur di archiviare
certe ore
trascorse ad adorare due pareti,
mi metto nell'angolo del mezzofondo
appostato, espresso, inappuntabile.

lunedì 1 febbraio 2016

E SU TUTTO UN AMEN STANCO.

La cerniera a coda di topo.
Il camino sopra casa.
I cancelli chiuso o aperti all'occorrenza.
Le previsioni di grandi acquazzoni.
Le amicizie confuse ad incidenti.
L'abbondanza di titoli sui nomi.
I rumori trasmessi dai motori.
Le ispezioni negli spogliatoi.
I sensi attenti ad ogni via di scampo.
I contratti matrimoniali più frequenti.
I controlli sull'uva maturata.
Le intimità riservate ai conoscenti.
Le paralisi d'orrore.
Le seccature generate dall'ansia.
Gli inganni dei colori sulle forme.
Le speranze di buone mediazioni.
Gli intrighi di energia dentro casa.
Le grida lancinanti dell'orgoglio.
Le piume battischiuma sotto il mare.
I pivieri insaziabili di vermi.
I tocchi magistrali delle mani.
L'attento esame della cute.
Il penultimo pollo della gabbia.
La scarpa ammaccata dai sassetti.
Il tonfo a morte del cristallo.
La parentesi del cielo.
I cavolfiori nipotini del letame.
Le doppie tracce dei tacchini.
I sottogola traboccanti di risate.
L'apertura di una rapida missione.
I due lavori per un comandante.
Il dolce far niente senza dubbio.
Il dentro e il fuori bordo.
L'allungo generoso d'illusioni.
E su tutto un amen stanco.

TE.

A te gli schizzi
non fanno mica male, no?
Te hai le bruciature
che ti scottano,
quando vai a letto?
Te fai certi movimenti rotatori,
quando ti muovi?
Te apri la bocca
più del normale,
quando vuoi parlare?
A te manca
qualche dentino da latte,
nei tuoi ricordi?
Te consumi spesso
l'acqua gocciolante,
d'estate?
Te ne vai,
quando diventi seccante?