giovedì 31 dicembre 2015

SE SOLO AVESSI I SOLDI.

Se la mia bocca
fosse tanto grande
da tenerti in bocca,
se le mie mani
fossero tanto grandi
da tenerti in mano,
se i miei piedi
fossero tanto grandi
da sollevarti in piedi,
se il mio nome
fosse tanto grande
da darti un nome,
se il mio letto
fosse tanto grande
da darti un letto,
se il mio tetto
fosse tanto grande
da darti un tetto,
io penso
che ti alletterei
col mio amore muscoloso
e penso anche che ti riscalderei
col mio possente fiato casalingo,
se solo avessi i soldi
per pagare il conto
di stasera...

IL VECCHIO CANE DI NOTTE.

E' una specie di spinta scura:
il portone si apre
e lascia entrare estranei illegali...
Il vetro trema...
Ogni pianto si svolge in silenzio...
E' un covo di bolle d'olio...
Per urlare ci vuole pazienza
e un'istruzione profonda
sui misteri della notte...
Il buio non è affatto cieco,
vengono sprazzi di luce
dalla lampada zoppa.
Il gioco non serve a distrarre i veri aguzzini.
C'è l'ombra di un assente,
c'è l'impressione di sentire dal vero
un uomo dalle mani nere,
più forti del vento...
La lampada si spegne
con un gemito sordo.
Una macchina rincorre l'abisso...
La verità emerge e consola:
si tratta solo del vecchio cane sdraiato...
si sta spulciando di notte
e appoggia la schiena sul vetro...

mercoledì 30 dicembre 2015

IL MURATORE.

Le sue parole
sanno di verità,
di proficui silenzi,
di dolori abbattuti dall'arguzia.
Le sue giornate
sono fisse, come chiodi
sui travi della casa
e canta, il muratore,
mentre compie
il suo lavoro.
Il suo tempo
è allietato dal sole,
consolato dalla notte,
immerso nel tepore
della Primavera,
spaventato dai rigori invernali,
illuso dai colori dell'Autunno,
abbagliato dalla luce
dell'Estate.
E viene, il muratore,
nella pace del suo spirito eletto,
a bere le menzogne orizzontali
che il destino gli trasmette
in forma breve,
ma assillante.

IL VIAGGIO DEL PIANETA TERRA.

In una mattina luminosa
tutti se ne erano andati,
con voli di gufi.
( Di notte, se ne erano andati).
Il soffio del vento
si sentiva già da lontano
e nulla rimaneva
che non fosse il lamento
della terra deserta,
adornata soltanto
di lunghi nastri asfaltati.
In quella mattina strisciante
sotto i raggi obliqui
del sole nascente,
non avvenne niente,
gonfiando così l'angoscia
della solitudine
e nella solitudine un silenzio
inesprimibile, senza peso.
Il lungo viaggio del pianeta Terra
proseguiva il suo corso naturale,
senza scosse,
senza inutili soste.

martedì 29 dicembre 2015

IL NOSTRO GRUPPO DI FETENTI.

Anche a star seduti,
le gambe divaricate,
gli ossi cosparsi di peluria sottile,
una muffa velenosa tutta intorno...
La sporcizia
tra gli avanzi della nostra spilorceria:
siamo un numero considerevole
di fetenti usciti di senno,
sennò perché lamentarsi
rubandoci a vicenda
i posti contrassegnati
con numeri decapitati dell'accento?
Anche a tener duro
al disopra dei fatti elementari
che ci hanno portato i tempi del rinculo,
non competiamo più con la durezza dei confini.
Anche a farne un vanto,
le frottole ammaestrate
non fanno più cassetta.
Chi spinge, deve avere almeno
un abile sorriso
per farsi perdonare...
Anche dal marciume nascono dei fiori:
l'autunno è la primavera dei funghi,
non è vero?
Anche ad inseguirci,
qualcuno prima o poi
risorgerà da un nascondiglio
stretto nell'ingresso e poi largo ed accogliente.
Anche per questo
chi prende appunto di ogni lamento
riesce a farsi tollerare
dal nostro gruppo berciante
di fetenti rinnovati, accasciati,
seduti, senza nessuna voglia
di ripulire tutto intorno.

MUSICISTA.

Sul tamburo,
alla mescita di un aperitivo,
chiedo un pomeriggio
pieno di giochi tra i tuoi seni sviluppati.
Chiedo,
suonando la tromba,
che ne venga fuori
una meraviglia a servizio personale.
Sempre che
tu non ti metta a fare
quegli urletti dialettali
che mi fanno venir la voglia di ululare,
sopra questo contrabbasso animale.

lunedì 28 dicembre 2015

I MIEI FUTURI ERRORI.

Il mio occhio mieterà l'azzurro
quando vedrò matura
la serie delle operazioni
iniziate da lungo tempo,
quando la penombra era
così forte negli alberghi
da lasciarmi in completa balìa dei camerieri.
Sarò sempre vicino
ai miei triangoli di pelle
bruciati come candeline,
lasciati tra i viali tanto camminati,
oppure tra gli ostinati raggi di sole
sopra le panchine.
I viaggi saranno ormai
stati dimenticati come
conoscenti senza doni.
La bocca appartenente al cuore
morirà come una stagione,
raccontando di tutte le subìte delusioni,
ma poi verranno talmente tanti pomeriggi,
che non potrò nemmeno più cercare
nuove forme di reclamo.
In piedi, irrequieto, aspetterò
di trovare il coraggio di
sistemare tutte le nuove pendenze muscolari.
L'espressione dei miei movimenti
apparirà veloce, forse un pò goffa,
ma all'alba mi scioglierò
da tutte le cianfrusaglie provinciali
ed esibirò, col sole, la mia
nuova etichetta fiammeggiante.
Riprenderò con tutte le energie
della luce la nuova pelle
ricresciuta e, chissà,
mi perdonerò con più facilità
i nuovi errori
che indubbiamente riuscirò a commettere.
In quanto a questo,
ci sono già gli amici
che mi promettono
nuovi sacrifici.

VOGLIO VEDERE QUANTO SEI BELLA.

Donna o non donna,
voglio vedere quanto sei bella!
L'urlo che ti lancio contro
è l'allarme di un esploratore
licenziato.
Torna indietro!
Voglio vedere
quanto il tuo profilo si flette
contro le mie mani rapaci
e toccare
sempre più a fondo
il residuo della tua verginità.
Donna, sì,
mi compiaccio nel tuo ventaglio aperto
di fare il manesco vagabondo.
Intingo le dita
nel tuo inchiostro
per scrivere di deliziose carezze inebrianti
e non credo,
non immagino neanche,
di farti un pò di male.

domenica 27 dicembre 2015

L' ORTICOLTORE.

Il signore gentile
scavava con tanto piacere
che
non sembrava possibile
si potesse mai stancare.
Il suo profilo deciso
risaltava nell'atto dello scavo.
Si assentò per breve tempo,
giusto per risolvere un bisogno.
Ritornò, col badile di ritorno,
senza dissuadersi affatto
per quello e altri scavi.
Il signore continuò;
ben presto diede un zig zag frenetico,
tanto da battere i piedi per la fretta.
Colpì la terra con le nocche delle mani,
si toccò la fronte,
sollevò lo sguardo al cielo,
ne fu premiato da un piccione...
Consolato, maneggiò alcune sementi,
le sparse in terra con circospezione,
in un silenzio agricoltore.
Sorrise per tre ore,
riposando senza fretta.
Riempì la borsa di profumo
e di verde
e se ne andò,
ciondolando la testa
soddisfatto.

DENTI, CARRETTI E DONNE.

I denti che non servono
sono percossi dall'inutilità.
Le donne sono chiacchierone,
ma spingono carretti di bigiotteria
che nemmeno più la curiosità dei cresimandi
può far competere coi dissuasori.

L'entroterra è un tessuto compatto
di ostinazione verso il centro.
Apparentemente, non ci sono disservizi
per quanto riguarda le opposizioni:
gli steccati appena appena manomessi,
le rotelline dell'eternità su nel cielo,
tutte le sfilacciature di bambagia
inventate per scansare le scorribande dei senza fede
intorno e sopra i letti
degli stanchi produttori;
e tutto è un girare, un dimenarsi
nell'ambiguità affettata delle consuetudini.
Denti, carretti e donne sono nel lampo,
in quei momenti traditori e poi fuggenti,
non più tanto importanti...

sabato 26 dicembre 2015

A PROFUMO, PERDIANA!

Forse sarebbe possibile ricominciare
coi vestiti vecchi spiegazzati,
le macchie ondulate delle mani avanzanti,
le coperte avvolte in forma litografica...
Forse, arrivandoci,
il posto si riempirebbe di scatole affezionanti
tutte un grande tesoro...
Forse sarebbe stato meglio
se altre eventualità
fossero accadute nell'indefinibile seconda mano della giocata...
A PROFUMO, PERDIANA, A PROFUMO!
Forse le fotografie verrebbero più nitide
con qualche macchia di bisogno e di rispetto...
Meglio gli ultrasuoni delle virgole collocate
nella condizione del bisogno e del rispetto...
Forse si potrebbe schiarire qualche punto
in mezzo a tanto spazio fisso
privo delle radici scorza contro vento...
MA CHI NE SA QUALCOSA, PERDINCI,
CHI NE SA QUALCOSA?



VERSO IL BOSCO.

La pioggia,
benedizione di ogni assenza:
l'ascolto.
Dicono che la gente
cammina volentieri sugli arenili bagnati:
lo vedo.
Il sole,
fiorente dall'embrione del mare,
si muove possente:
lo sento.
Così dopo l'urto freddo dell'acqua,
s'ingenera un movimento permanente
di godimento generale:
lo penso.
Il vento,
miscelatore di ogni tempo,
spiana una comoda strada
verso la criniera folta del bosco:
lo seguo.

venerdì 25 dicembre 2015

ROCK.

Rock
è un movimento polifusico internazionale.
Rock
è l'aggancio dell'arte alla vita.
( Si intende per vita il profumo dei gelsomini
illuminati dal sole, ma anche la chiara percezione
che solo nell'ignoranza si arriva al godimento dei
sensi e all'esercizio anestetico
della liturgia quotidiana).
Rock
è il balbettìo del bambino diventato uomo
e rock
è il discorso finale dell'uomo
che vorrebbe ritornare bambino.
Rock
è il desiderio anche senza l'amore,
rock
va lontano,
non si ferma ai capricci del valzer viennese:
dotato di profondo sound, non fa distinzione né di sesso,
né di colore, né di frontiere.
Rock
è la guerriglia dell'arte libera contro l'arte militare.
Rock
sa volare, nuotare, si accontenta di poco
(tuttavia rock ama bere, perché le sue coppe
sono cadute dal cielo).
Rock
è il lungo riposo durante la vita
dopo l'intensità del piacere
di essere in vita.
Rock
è il movimento naturale del corpo sul piede.
Rock
è un piedestallo mobile, ma stabile.
( Se ci sono obiezioni, la cosa migliore da fare
e di uscire dal suo orario polifusico,
senza arrecare il fastidio di commenti noiosi).

VERAMENTE NON C'E' PIU' NIENTE DA FARE.

Da una parte c'è una stanga di legno
e di legno è l'inseguimento
agli accordi superiori.
La festa è una curva.
Le parole andranno sparse.
Col riso si deplora il vicino.
Le nutrici sono andate lontano.
I paletti di accompagnamento vibrano.
Gli "ahm" delle grandi bocche
sono grotte, ingombre di cibo.
 E finalmente la schiena si snoda,
uscendo dalla statua dei progenitori
vecchissimi, ma ancora abili nel tamburello.
Da un'altra parte la tenda sventola
più di una mascella sgangherata.
Fuggono impolverate di schegge
le coppie muscolose e danzanti:
sono fuggitive orarie,
scricchiolanti di strutture tarlate.
Se chi le vede non ci crede,
vuol dire
che veramente
non c'è più niente da fare.

giovedì 24 dicembre 2015

"AD OGNI COSTO".

" Ad ogni costo"
la catena si doveva superare
per entrare all'interno.
Un interno spazioso
fungeva da ingresso,
inoltre la gente
entrava lo stesso.
Era evidente
che tra corridoi
e proposte
si riempisse un carrello
di questo e di quello.
Fu inevitabile
finire alla cassa
e poi all'uscita.
"Ad ogni costo"
dava il suo grazie
nella bolletta pagata.

UN' ULTIMA FOTO.

Non c'era un solo minuto
da perdere:
il trattore era in moto,
il branzino friggeva sul fuoco,
la medaglia pendeva sul petto,
ogni scena riceveva uno scatto di foto.
Il tempo che non passava
era tutto risparmiato;
in verità era ben poco...
Il trattore partì
con una nuvola dietro,
del branzino rimase
un ricordo squisito,
la medaglia ritornò
più tardi al suo posto.
Quando alla fine
rimase un minuto,
fu l'occasione
per un'ultima foto.

mercoledì 23 dicembre 2015

RIFLETTEVO.

Riflettevo,
mentre mi guardavo
allo specchio.
Rimbalzando alla vista,
il pensiero
prendeva vigore;
ero indotto
con grande stupore
a pensare
e a guardare.
Mi vedevo
e pensavo...
e mi convincevo
che lo specchio
è davvero
il miglior dispositivo
per la riflessione.

LA PIOGGIA INDIFFERENTE.

Un uomo camminava
mentre la pioggia cadeva.
Egli era indifferente
alla pioggia,
mentre andava.
Eppure il suo capo era nudo
e la veste che indossava
era quasi trasparente.
Non aveva espressione cupa
il suo sguardo,
né alla fretta
mostrava riguardo.
Dall'alto
la pioggia cadeva,
incessante.
Dell'uomo,
al disotto,
era proprio indifferente.

martedì 22 dicembre 2015

IL PASSATO E' PASSATO.

Il passato è passato
e questo lo sa
l'uomo attempato.
Il presente è presente
e questo lo sa
ogni adolescente.
Il futuro è futuro
e questo lo sa
l'angosciato sofferente,
sempre che non sia
troppo
impaziente.

FALSO ALLARME.

Un pericolo
immaneva sulla costa:
più tardi,
molto più tardi,
avrebbe portato
un paio d'ore tranquille.
Si fece mezzogiorno
ed era taciturno,
col passare delle ore
la tensione fu minore.
Quel pericolo immanente
era solo un'ombra al sole
e col vento
e un pò di tempo
tutto svanì
in un bel niente.

lunedì 21 dicembre 2015

IL SASSO INTERESSANTE.

E' interessante
il sasso che si dispone a terra
e non si muove,
tanto è pesante.
Si fa vedere,
si finge dormiente,
intanto è presente...
E' elegante
il sasso che si dispone al suolo
e non si muove.
Come un modello,
si finge paziente,
intanto è presente.
E' davvero interessante
e non fa mai niente.

L' APPUNTAMENTO.

L'appuntamento
tiene il tempo legato
come un cane al guinzaglio.
Il dipendente dell'appuntamento
deve pazientare ed aspettare,
docile come un cane,
per l'appunto.
Il tempo prima dell'appuntamento
è il preludio ad un avvenimento,
per l'appunto.
I minuti prima dell'appuntamento
si gonfiano come giganti,
scivolano come pesci,
fino all'ultimo momento,
per l'appunto.

domenica 20 dicembre 2015

IL NAVIGANTE.

Il navigante
non temeva l'avventura
imbarcandosi nella scialuppa
che conduceva con mano sicura
e si impegnò nel test
dell'acqua fonda.
Il mare turbinava
indispettito da un vento di scirocco,
con un moto ombroso
ed ondeggiante.
Il navigante
ricordava tutti i mari
che aveva navigato
e si impegnò nel test
del viaggio programmato.
Fu una giornata dura,
ma ce la fece
a ritrovar la sua dimora.

DEPOSITO.

Deposito, nel cielo
delle cose passate
là, sul fondo,
perdute sì, ma
non dimenticate.
Deposito, eccolo
simile alle foglie
delle stagioni passate,
perdute sì, ma
non dimenticate.
Deposito, storie
di persone e di fatti
qui, nelle lettere
e nelle foto scattate
raccolte qui e
mai dimenticate.

sabato 19 dicembre 2015

IN GIRO NEL FIRMAMENTO.

Depositato da un modulo spaziale,
percorro il cielo stellato
badando a non farmi del male.
Il cielo è lungo, largo,
alto e basso.
Ci cammino davanti, dietro,
di sopra e di sotto.
Quanto spazio c'è
per le mie gambe stanche!
Devo fare bivacco
quando sono un pò stracco,
devo studiare la storia
e impararla a memoria:
tutti i parenti
che sono passati
vanno segnati ed ordinati.
Per quelli futuri,
ci devo pensare.
Per il momento,
non so che cosa fare.

LA SCENA.

Pur apparente,
la scena non sconvolge la mente.
Ci sono colori
determinati dal sole:
i più forti esplodono in fiori,
gli altri fanno da sfondo
ad una veduta
che è un riflesso del mondo.
La scena non è neanche silenziosa;
è tuttavia tranquilla,
riposa senza stanchezza,
è fatta per mettersi in mostra.
La mente,
che la guarda con un pò di indolenza,
non resta per niente sconvolta.

venerdì 18 dicembre 2015

LA PENNA.

La penna, leggera come una piuma,
naviga tra le righe
con lo stile vagabondo
dell'impulso più fecondo.
Artiglia le parole
nel rispetto delle regole,
le trattiene e le dispone,
come un cuoco le propone.
Delizie dell'immaginazione,
stimoli per la ragione,
viaggi oltre la regione,
ombre fresche di delusione...
La penna compie il suo viaggio
senza accorgersi che alla fine
troverà solo un miraggio.

C'E'.

C'è rabbia nella gioia,
c'è tormento nella felicità,
che che una volta
c'era qualcosa,
che adesso non c'è più.
C'è che il tempo
non si è mai fermato,
c'è che la vita
ha sempre viaggiato
ed io sono rimasto qui.
La mia vita
ha viaggiato in bicicletta
ed io sono tornato qui.
C'è che la bicicletta
è arrugginita,
c'è che funziona ancora,
c'è che faccio qualche giro,
ma poi ritorno qui.

giovedì 17 dicembre 2015

UN REGALO.

Quando aprire un regalo
significa rendersi schiavi
dell'amore,
allora è meglio
negarsi al desiderio
e fuggire,
con la dignità dell'indolente,
imbarcandosi sull'acqua
oppure in cielo.
Il regalo
avrà ancora una funzione:
aperto
darà un tono allegro
all'emozione,
chiuso
resterà muto
come un'illusione.

LA STANCHEZZA.

La stanchezza,
che si immagina
illuminata dalla luna,
entra tra invisibili fessure
nel corpo e nella mente,
si immerge nei recessi più profondi,
apre la sua ombra cupa
fin dove lo sguardo si distende,
piglia forza nella noia,
lascia passare le ore
e poi vi si aderisce,
cancella il tempo
e rende assente
anche il presente,
finché il male trova sfogo
con un giorno di riposo.

mercoledì 16 dicembre 2015

SENTIERI.

Con una montagna
da scalare
e un lungo prato
da attraversare,
il massimo della goduria
è fermarsi a pensare
alla strada da fare:
ogni sentiero
ha un suo fascino
da svelare
e ti invita
e ti ammalia,
qualche volta ti illude,
ma stai pure tranquillo,
che mai ti delude.

CONVIVENZA.

Un miserabile rodiossi,
di quelli che gli dai fastidio
se convergi verso di lui,
ti osserva preoccupato
perché vai davvero
dritto verso di lui;
tu comportati da amico
di tutti i rodiossi,
fatti furbo e velenoso,
mangiati le unghie
per incominciare
e vedrai che alla fine
ce la farai anche tu
a fare una bella figura
di miserabile rodiossi.

martedì 15 dicembre 2015

LA CORSA DEL GIORNO.

La corsa montava
alberi sopra altri alberi;
con l'erba c'era poco da fare:
chi ti misurava il tempo
era solo un gatto,
pendente di lato.
Tra peccati e discorsi,
i riflessi delle foglie
trovavano conclusioni nervose
e chi ci rimetteva
erano i sassi,
che restavano in ombra.
Che non ci fosse stato un inizio,
fu dimostrato alla fine,
quando scese la sera
a premiare chi correva
ancora a quell'ora.

LE ORE DELL' ESTATE.

Le ore dell'estate
galoppano con l'entusiasmo
che solo la luce può dare,
si spezzano
come fossero fuscelli,
lasciano indietro i giorni
ridotti a brandelli;
non esistono fermate
per le ore dell'estate.
La pazza corsa
nell'autunno finisce,
nelle ore della malinconia
e quello che resta
è tanta nostalgia.

lunedì 14 dicembre 2015

FERRAGOSTO.

In prima persona
ho visto la gente
che si dileguava
e l'ombra della foresta
la nascondeva.
Ma che ci faceva
tutta quella gente
nella foresta oscura?
Mi misi a riflettere
sulla data e l'ora
e presto conclusi
che tutto coincideva:
Ferragosto era alle porte
ed incalzava.

DUE SIRENE.

Due sirene cantavano
nella notte limpida
con la luna in crescita,
ma non erano intonate;
un marinaio se ne accorse
e glielo fece capire
con la sua voce roca
come il verso di una foca.
Le sirene
se la presero,
verso la città
con le sue luci elettriche
se ne andarono
e là, finalmente,
trovarono molti
che le apprezzarono.

domenica 13 dicembre 2015

L' ANTICICLONE.

La mattina è bella
perché c'è una perfezione diffusa
che si estende
al di là dell'orizzonte,
al di sopra
e al di sotto
e comunica direttamente
con tutte le reti
di previsione,
aggiornate con l'ultima
osservazione:
il tempo è bello,
è arrivato
l'anticiclone.

L'UOMO CHE VIAGGIAVA.

L'uomo che viaggiava
a scopo didattico,
camminava per scrivere,
tanto che per lui
era un gran sforzo
tenere la penna.
Tante erano le ore di sosta,
quante erano le ore di marcia,
così andava a zonzo
tra sentieri e parole
e quello che lo affaticava,
in compenso lo ispirava.
Gli avevano detto
che avrebbe fatto
molta strada
e così lui camminava
e sempre scriveva.

sabato 12 dicembre 2015

IL VENTO.

Cosa si può fare
per ricevere l'aria
lanciata dal Sole
per toccare la Terra?
Gli umori del Sole
hanno varie misure:
una carezza è la brezza,
uno schiaffone è il tifone,
una carognata è la mareggiata,
una brutta situazione è il ciclone.
Il sistema migliore
è restare all'aperto,
ma quando l'aria
si fa vento,
ad ognuno conviene
star bene attento.

DUE MOTIVI.

Per due motivi
intreccio le mani
a formare segnali:
il primo è molto importante;
se solo sapessi qualcosa, potrei ricordarlo.
Il secondo è meno importante,
non vale nemmeno la pena
di dirlo.

venerdì 11 dicembre 2015

FOLLA.

" C'è spazio
per allungare le gambe?"
Una fiumana di gente
si contrappone alle gambe,
si oppone alle strette,
si fa resistente,
non riesce ad andare,
si fa più insistente,
ma non serve a niente.
C'è una sola corrente,
che va lentamente;
per chi vuol arrivare,
non c'è niente da fare.
"Non mi chiami indiscreto:
c 'è un passaggio segreto?"

CAROVITA.

Alla rapina delle dodici,
venne un fruttivendolo
che a lungo
percorse la strada,
provò la rapina,
ma non ci riuscì.
Fingendosi avaro
e dicendo che il furto
era il suo vero mestiere,
vendette la frutta,
fuorché i pomi d'oro
e così da briccone
divenne un riccone.

LONTANO.

Lontano, molto lontano,
c'è qualcuno che pensa a qualcosa.
Lontano, molto lontano,
c'è qualcuno che intercetta il pensiero
e ripensa lo stesso.
Lontano, molto lontano,
lo stesso di prima si mette a parlare.
Lontano, ancor più lontano,
nessuno capisce
e il colloquio finisce.

giovedì 10 dicembre 2015

CRISI.

Il deposito
scende agli abissi del vuoto.
Il PIL lo frantuma,
è silenzio nel conto.
Una vasta manovra di Borsa
inizia ancor prima
dell'inizio del giorno:
il Mercato corre,
ma non c'è il pilota.
In tempo di crisi,
non c'è niente da fare:
è meglio dormire
e cercar di sognare.

LA REGINA.

La regina
si appresta a vuotare il bicchiere,
così beve
a lunghi sorsi regali.
Il re l'aiuta
a vuotare il bicchiere,
finché la bottiglia
si vuota del tutto.
La coppia regale
si addormenta tranquilla;
il regno è sicuro,
la notte serena.

L'ARPA.

Suonando l'arpa,
ho addormentato mia moglie.
Aveva un diploma
tra le carte più antiche
ed un'anima
che cercava il piacere.
L'arpa era fatta di canne,
l'anima era fatta di carne;
nel miscuglio sublime
è nata una canzone
che faceva dormire
in qualsiasi posizione.

mercoledì 9 dicembre 2015

LE PICCOLE COSE.

Le piccole cose
c'erano anche una volta,
bianche, lattanti,
con certe voci d'intorno
che le facevano magre,
minute, mordenti
ed alla fine
sono finite in storie.
Ancora una volta
una piccola cosa
affiora dal tempo
e ancora una volta
racconta una storia.

QUELL'ASINO BIGIO.

Ciò che mi dà forza
è vedere quell'asino bigio
sotto l'ombra
di quell'albero grigio
sorridere all'erba che bruca
e dal grande piacere
dare un singhiozzo
che parte dalla gola
e va giù
fino alla coda.
Quel ricordo è il mio passato
non ancora sbiadito.

martedì 8 dicembre 2015

MIA CARA SIGNORA.

"Mia cara signora"
e via dicendo,
facendo spendere somme
agli ingenui maschi forzuti
per lunghi tratti accodati,
per brevi momenti estasiati,
per certi segreti svelati,
tutti,
e via dicendo,
raggruppati da un solo talento.
E domani,
forse
il sole
non sorgerà più:
avranno un dolce ricordo
di più.

L'IMPULSO DISINIBITO.

Dopo vari tentativi
accompagnati da sorrisi,
l'impulso disinibito
si guida da solo,
con la memoria
compressa da una rotazione
di niente al mondo
più tondo.
Ombreggia il fulgido sole,
sospira la brezza leggera,
cadono nubi sottili
dal cielo deserto
e l'impulso,
ormai intontito,
si attenua di molto
e declina.


lunedì 7 dicembre 2015

E' VERO UN CORNO!

"E' vero un corno!"
L'anatema
rimbalza
dal corpo
alla sua espressione,
suonando tam tam
nella giungla,
cupo, imperfetto, volgare...
" Ma che belle maniere!"
Dolce è la luna
quando ondeggia
tra i monti,
serena diventa l'aria
con poche parole
ben dette,
dolci, graziose,ribelli...

VITA DA CANI.

Fa un grave errore
chi chiama lupo
la lupa,
perché il sesso
è una parte importante
del corpo,
tanto è vero
che è di là
che scaturisce la vita.
Allora,
cerchiamo di saper bene
chi è il cane
e chi è la cagna,
in questa nostra
vita da cani.

SONO DESOLATO.

Sono desolato
di dover esprimere
l'insoddisfazione
per una dose di sonno
non percepita,
quantunque
sia doveroso riconoscere
che ogni evenienza
andrebbe rispettata,
altrimenti
non varrebbe
nemmeno la pena
di rimanere svegli.

domenica 6 dicembre 2015

NINNA NANNA.

L'arzillo pupillo
della sua mamma
strilla e reclama
la manna
prima di fare la nanna,
ma spesso,
quando la ottiene,
strilla lo stesso,
perché vuole
anche
la ninna.

UN UOMO AVVILITO.

Da quando si taglia
un ramo d'acacia in poi,
è un susseguirsi di onde
e di suoni complessi,
davanti al passaggio
di animali viventi
con fremiti lunghi
di alberi ed erba.
Dopo lo stacco del ramo
qualcosa è cambiato
nel grande complesso,
ma chi se ne accorge
è un uomo avvilito.

IL PITTORE.

Il pittore
che dipinge le pareti
come quadri di pietra,
rimane in equilibrio
con i piedi e con il tocco
e potenzia il colore
ad ogni cauto passaggio.
Il suo sguardo attento
scopre nuove superfici
su pareti verticali,
su soffitti orizzontali,
oppure tondeggianti,
oppure anche più strani.
La sua pennellata
è leggiadra, paziente,
il colore è disciolto
nel suo recipiente
e con queste sue cose
lui fa bella
tutta la casa.

venerdì 4 dicembre 2015

IL RAGNO.

Il ragno che penzola,
ha una sua ragnatela fissa:
aspetta che il vento
lo porti lontano,
dove i suoi lacci
si stringono ai rami.
E' un virtuoso della corda fissa,
ha una grande conoscenza
dell'ambiente estremo,
tanto è vero
che la sua vita
resta sempre appesa
ad un filo.

UNA LAMPADINA ROTTA.

Cosa si può dire
a chi farfuglia
che una lampadina
si è rotta
come fosse
il guscio di un uovo?
Come partecipare
al colpo improvviso,
che oscura d'un tratto
la scena?
Se fosse dipeso
dall'eccesso di peso,
sarebbe bastato
tenerla più in alto,
ma ormai
non resta più niente
da fare,
è evidente.

NON LASCIARE LA FORBICE SOLA.

Non lasciare
la forbice sola,
che domani
non è più lo stesso
e una mano
che azzecca l'intaglio
potrebbe finire
tinta di sangue.
Raccogli l'acuto pensiero,
sarai sempre nel vero
e nessuno
si farà
mai del male.

giovedì 3 dicembre 2015

ASSOLUTAMENTE INCREDIBILE.

Assolutamente incredibile
non credere a niente
e insistere a dire
che tutto coincide,
i fatti son certi,
il mistero è svelato,
la storia sta qua.
Da che mondo è mondo
lo strano è moderno,
è l'ultimo grido,
è la moda del tempo,
l'assolutamente perfetto,
incredibile ancora,
tuttora e da sempre.

L'INSETTO.

L'insetto che sempre si nasconde
viene fuori
e va su e giù
per trovare qualcosa;
magari ha una luna
che di più non si può
e lui filtra, sgranchia,
sniffa e battocchia
che di più non si può
e cosa vuoi fare
se non riesci a capire
che umore che ha!

mercoledì 2 dicembre 2015

ORIZZONTE E CONFINE.

Testimonia
l'orizzonte una semplice linea
che va da una parte all'altra,
retta come la linea del cuore;
una linea che si rappresenta da sola,
a due facce, come la luna,
che si vede soltanto da un lato
e l'altro lato si immagina solo,
una linea che ciò che si vede già basta
e tutto è il doppio dell'altro,
orizzonte e confine
sono lo stesso.

NIENTE DI TUTTO.

E' un privilegio
essere presenti
tra la schiuma
e l'azzurro dell'acqua,
a colloquio
con chi non ti sente
e neanche ti ascolta;
il piacere di guardare
per puro piacere,
di pensare
che non c'è niente
da dire,
che niente è importante
in questo momento,
che non c'è niente di meglio
del dolce far niente,
che niente, nessuno,
l'assenza, il silenzio,
fanno un bel mucchio,
fanno un bel tutto.

martedì 1 dicembre 2015

SE D'ACQUA SI DEVE PARLARE.

Se d'acqua
si deve parlare,
bisogna impedire
che si anneghi qualcuno
e ripetere sempre
la storia del fiume
dalla sorgente alla foce,
persuasi dalla pronuncia
che ogni parola
sia quella giusta.
E' utile
dimenticare l'acqua passata
e seguire il corso
del fiume affluente,
fino a giungere
al mare capiente.

IL DONDOLIO DELLE GAMBE.

Il dondolio delle gambe
c'era una volta
quale possente martello
sull'erba floscia del campo
e c'è anche adesso,
ma diseguale nell'atto
e incapace di ritmo.
La frequenza è la stessa,
cronica e casalinga,
molto attenta e precisa,
ma si figura turbata,
nella precisa presenza
della comunità riunita.

lunedì 30 novembre 2015

ASPETTARE.

Aspettare
che il tempo passi
ed è spettacolo,
come al bar
seduti a guardare
la gente passare.
I secondi volanti,
i minuti frettolosi,
le ore nervose,
i mesi pesanti,
gli anni confusi,
talora allegri,
talora arrabbiati,
finché arriva
chi aspetti
e ti accorgi
che l'attesa
è finita.

VAI E POI VIENI.

Vai
e poi vieni.
Prima
sei l'amica
che si allontana
e poi
diventi la nemica
che si avvicina.
Sei un indovinello
che non si svela
oppure soltanto
la figura ghignante
della fortuna
vagante?

domenica 29 novembre 2015

IL SEGNO.

Il segno,
non ben definito,
può essere un obiettivo;
chi può saperlo?
Salendo
su di un palo della luce
si potrebbe forse definirlo;
chi può salirlo?
Il segno
resta ambiguo
come un gesto provocante;
chi può seguirlo?
Il segno
si nasconde
tra chimere affascinanti
e si intravvede solo
quando si allontana;
meglio
non guardarlo.

C'E' DI GRANDE.

C'è di grande
il fascino dell'ignoto,
poi viene il morso della vipera,
la rottura del motore,
la mancata precedenza,
il colpo di fortuna,
il mistero rivelato,
l'autonomia vegetativa,
il vento della notte,
la rottura delle scatole
e poi
di grande
c'è dell'altro
e ce la mette tutta
e mai finisce
e sempre più sorprende.

sabato 28 novembre 2015

OGNI TANTO.

Di data in data,
cade un biscottino
e porta fortuna,
magari a un uccellino.
Di quando in quando,
nasce un bambino
e porta fortuna,
magari al fratellino.
Di tanto in tanto,
si ammala un corridore
e porta fortuna,
magari ad un dottore.

IL FLUSSO DELL'ACQUA.

Il flusso
dell'acqua imbrigliata,
anela al mare sconfinato,
ma in tanta costrizione,
finisce in delusione.
Con mestizia e servaggio,
rimane il coraggio
e l'acqua intubata
porta un flusso di vita
alla gente assetata.
La natura è zelante,
quando l'uomo la chiama,
ma alla fine dei conti,
non riceve un bel niente.

venerdì 27 novembre 2015

IL MARE VIRTUALE.

La schiuma
del mare virtuale
espone situazioni
ottimali e benefiche,
migliora tempi e luoghi,
soddisfa illusioni
e intercetta pulsioni,
raccoglie del mare
le migliori visioni,
innalza lo spirito
dove più ci guadagna
e alla fine succede
che neanche un piede
si bagna.

PROLETARI.

Noi,
che siamo tanti,
siamo orgogliosi
di mangiare
con tutti i denti
medicati e finti.
Siamo tanti
e tanti sono i conti
da pagare per contanti,
ma a nulla vale
l'acrimonia dei potenti,
siamo forti
e combattenti,
ma, fino ad ora,
sempre perdenti.

giovedì 26 novembre 2015

UN POSTO DI FIABA.

L'avvertenza
che la grande salita
è ripida,
assolve ogni addebito;
al di là delle scale,
si distende il vuoto.
Innamorate
della solitudine,
due coppie miste
si aggregano
davanti ad un buttafuori,
che per la circostanza
buttafiori.
La discesa,
solenne nella semplicità,
si sviluppa radialmente,
un pò di qua
e un pò di là,
pervenendo  in un luogo
che si sistema bene
in un contesto di fiaba.
Superato il punto di non ritorno
e raggiunto il punto di arrivo,
nessuno se ne va
e così
tutti restano là.

DELUSIONE.

Viene il giorno
della delusione.
Verrà il giorno
della delusione.
La delusione
porta la tristezza
di una truffa
con destrezza
e inoltre
è il crollo dell'illusione,
che va assieme alla speranza.
Quando l'illusione
prende una batosta,
ci rimette anche la speranza.
Resta appena un pò di coraggio,
che assieme alla forza
suggerisce che ogni male
è di passaggio.
Illusi si nasce,
delusi si diventa,
ma pur sempre si consola,
colui che si accontenta.

mercoledì 25 novembre 2015

A PARTE DAGLI SCHERZI.

" A parte gli scherzi"
è una garanzia di serietà,
una conferma di verità,
una prova di lucidità.
Tutte le cose serie, vere e lucide
fanno soffrire, riflettere, ponderare.
Il sorriso
nasce dal profumo delle rose,
il riso
nasce dal torrente di montagna,
non teniamoli
mai lontani,
a parte dagli scherzi.

UNA RIMA IN PADELLA.

Un cuoco,
quando nasce,
è buono
e tutti,
quando lo vedono,
dicono che è buono.
Tant'è vero
che, crescendo,
lui conferma la cosa.
Sempre
gli serve del fuoco
e sempre
lo tiene vicino.
Così cuoco
fa una rima
molto bella
con fuoco
e sempre
la rima
finisce in padella.

martedì 24 novembre 2015

UN GRAN VENTO.

Il vento
era talmente forte
che ammaccava la schiena
di chi si godeva il riposo
sulle amache tra gli alberi.
Il vento
era talmente turbolento
che azionava le turbine
degli impianti eolici
sui monti.
Quel giorno
e quello che successe
quel giorno,
venne descritto
come un evento,
ma fu solo
un gran vento.

UNO SCHERZO DA PRETE.

Un documento invasivo
invase una pratica
e costrinse uno spazio
a farsi da parte.
Un prete testardo
lo mise al suo posto:
tutto quello
che poteva tremare,
tremò.
L'equilibrio turbato
non fece danni,
ma il prete si preoccupò
e decise che era l'ora
di fare uno scherzo:
evase la pratica,
che mai più si trovò.

lunedì 23 novembre 2015

LUI E LEI.

Lui si definiva
qualcuno
e lei era un poco
di lui.
Erano una coppia
che si accoppiava spesso,
nei pressi del mare
o nei pressi dei monti.
Quando pioveva,
si accoppiavano in casa,
se c'era il sole,
si accoppiavano fuori,
ma sempre da soli
e ben isolati.
Erano una coppia intima
e intraprendente,
avevano amici,
avevano mordente.
Erano una bella coppia,
per questo si sposarono
e ancora di più
si accoppiarono.
Lei era lui
e lui era lei.
non si intromise
nessuno, nel tempo
e vissero insieme,
felici e contenti.

TURISTI.

Essi furono,
in circostanze
analoghe alle più frequenti,
una moltitudine di viaggiatori
che viaggiavano sempre
senza amare  niente.
Essi godevano
a fotografare
e fotografavano,
ma quello che vedevano,
poi se lo scordavano.
In un inverno brumoso,
in un giorno nebbioso,
crearono un club
che dei viaggi faceva una lista
e da quel giorno
e da quella lista,
ognuno si definì
"turista".

domenica 22 novembre 2015

UN PISELLO MALANDATO.

Il direttore
si accorse
che c'era un pisello malandato
e lo mandò a chiamare.
Anche due subagenti
se ne accorsero
e subito
staccarono la spina.
Fu allora
che arrivò
la segretaria tuttofare
e tanto fece,
che se lo mangiò.

TI HO CHIESTO.

Ti ho chiesto
di badare all'uva,
tu hai risposto
"il fuoco è ancora acceso";
nessun capriccio
mi ha sconvolto
più del fuoco
nel suo solco!
L'amarezza in bocca
ha dato grado all'uva;
hai fatto bene
a pensare innanzi tutto
al fuoco:
il mio tempo
e il tuo
si sono ritrovati.

CRITICA SENZ'ANIMA.

Scoprire che un quadro
è una finestra sull'anima,
è una piccola cosa,
qualcuno dice "bazzecola";
quello stesso
non gli basta l'anima,
la vuole aprire,
sminuzzare,
sezionare,
per vedere tutto
e il meglio di tutto,
così troppo tardi
si accorge
di aver rotto tutto.

sabato 21 novembre 2015

I PROBLEMI INTIMI.

I problemi intimi,
che si possono valutare
nel chiuso
di una stanza
con la luce fioca
di una lampada,
diventano più semplici
al sorgere del sole
con la luce netta
di un balcone;
se poi nel fondo
si apre un orizzonte,
giunge anche la speranza,
a rischiarar la mente.

E' DIFFICILE.

E' difficile
raccogliere da terra
perle variopinte,
dimenticarle
lungo viottoli inerbati,
ritornare per cercarle
ancora e sempre,
incontrarsi con la gente
senza rivelare niente
e, col nel cuore
l'ansia e la trepidazione,
camminare in fretta,
ma con aria
indifferente.

MISTERI E LEGGENDE.

Nebbia
e colori perduti.
L'alba
è salita
con distrazione,
così il giorno
si muove pigro,
in una lentezza
di dormiveglia.
Ci sono apparizioni
e sparizioni,
realtà e fantasie:
terreno fertile
per misteri
e leggende.

venerdì 20 novembre 2015

IL BEL TEMPO.

Il bel tempo
innamora le api
deliziate
dal nettare dei fiori;
il bel tempo
tace
e sollecita le farfalle
ai loro amori;
il bel tempo
offre al cielo
i suoi colori
e chi ha la terra
sotto i piedi
attenua un poco
i suoi dolori.

L'OPERATORE ECOLOGICO.

L'operatore
è ecologico,
ma digrigna spesso i denti.
Il suo percorso
è programmato,
ma anche tormentato:
certi strazi
da vedere
fanno sempre
un gran soffrire,
ma bottiglie ben vuotate
sono sempre benvenute.
Il percorso è deliziato
dalla plastica ordinata
e la carta impacchettata
è pur sempre
ben gradita.

giovedì 19 novembre 2015

LA GALLINA,

La gallina
è un animale speciale:
ha gli occhi del falco,
il collo del condor,
il becco del corvo,
le zampe dello struzzo,
le piume della cornacchia
e il cervello
molto sviluppato,
ma poco valutato.
Si muove con indifferenza,
ma sempre con pazienza
ed ha il gran vantaggio
di far l'uovo
con orgoglio.

AMPIO ORIZZONTE.

Ampio orizzonte,
costruito nel vuoto,
dominato da una presenza invisibile,
talora folle,
talora allegra:
sibilante
è il vento
e misterioso,
ma chi conosce
il suo linguaggio,
lo intrattiene
e gli risponde
con un semplice messaggio.

IL RAGNO PARRUCCHIERE.

Mi sento meglio
quando un zelante parrucchiere
mi acconcia
migliaia di capelli
sotto lo sguardo divertito
dei ragni tessitori
esperti di capelli,
grandi acconciatori
dallo stile circolare
con del filo trasparente
e disegno affascinante.
Lo stile del mio parrucchiere
è più innocente,
innocuo ed efficiente,
ma niente a che vedere
con quello che esibisce
un ragno intraprendente.

mercoledì 18 novembre 2015

ASPETTANDO IL TUONO.

Aspettando
il tuono
che corre
sulle onde
dell'aria,
mi sentivo
calmo
perché
avevo deciso
di non usare
la fretta
e anche
perché
ancor prima
doveva
arrivare
la saetta.

IL FIUME DELLE ORE.

E' l'impazienza
a dominare il giorno
inseguito dalle ore,
inseguite dai minuti,
inseguiti dai secondi,
finché la fine
si dilegua
nel silenzio
quieto
della notte.
Domani
avrà lo stesso slancio,
simile al fiume,
che finisce
dentro al mare.

martedì 17 novembre 2015

UN GIORNO DI GIOIA.

Venne la grazia
nelle cose e nel cuore,
in un giorno
di gioia venne dall'alto
un sole benigno
e tutto era dolce
tra le case
e i giardini.
Fu una giornata
fatta di ore,
che finì in fretta,
scacciando
il dolore.

FUORI DAL MONDO.

Fuori dal mondo
c'è più spazio,
il tempo è generoso,
la libertà fa miracoli,
il buio non spaventa,
la luce non disturba.
Si esce dal mondo
a tutto peso,
a passo libero,
a mente sciolta,
a tempo perso
e si rientra
con prudenza,
per controllare
ogni evenienza.

lunedì 16 novembre 2015

DESTINO CRUDELE.

Pareggiare un argomento
con due frasi
vibranti di protesta
ed abbandonare
tutto l'infinito
salutandolo con "ciao bello",
sembra il colmo
per un povero strozzino
che si veste in doppiopetto
ogni giorno
a tasche chiuse.
I prezzi salgono
come una marcia
senza ritorno,
tanto vale la salita
quanto il crollo alla discesa,
il maldestro
annegherà vicino a casa
col malocchio
nello sguardo.
L'immagine
dell'insoluto
risalta delicata
e risulta imprecisa,
ma il destino
è in agguato
e se la gode.

SENZA FRETTA E SENZA FURIA.

Senza fretta
e senza furia,
l'arco che fa ombra agli alberi
si mette in azione
e spinge, adorandosi nel movimento,
la barchetta riempita di buchi
verso l'estremità del punto
definito spesso promontorio,
tanto ricercato, quanto ritrovato.
Il momento è solenne,
l'occasione deforme,
la percezione del tempo che trascorre
illude a nuovi movimenti,
ma quando si pensa intensamente
in lontananza da ogni approdo,
ma perdinci decisi quasi a tutto,
ecco,
l'arrivo è un finale da parata,
con una musica
suonata giù per terra
a mani aperte,
senza fretta
e senza furia.

domenica 15 novembre 2015

IL CIELO GIRA.


Disposto
su strati
che il cielo
non conosce,
tutto e poi tutto
si prepara
ad esser pronto,
poiché ogni cosa
parte, arriva
e ritorna.
Il cielo
dimentica,
di questo
se ne frega
e intanto
gira.

RASO TERRA.

L'auto blu
si insospettisce
e tira dalla sua parte.
L'aerodotto
che dal cielo
precipita all'istante,
si dispone per terra
e tira
dalla sua parte.
Invano
il fiore
chiede grazia,
è un manicomio,
qui,
a raso terra.

sabato 14 novembre 2015

SOLITUDINE.

Alcune figure oscure
decisero di sedersi
accanto a me.
Ero a teatro
ed ero solo.
C'era poco
da applaudire
e non lo feci.
Le figure
alla fine si mossero,
ad una ad una
e chiusero il sipario.
Applaudii,
prima di uscire,
poi
me ne andai.

IL PESO DEL CORPO.

Il peso del corpo
è importante
di giorno col sole,
ma anche senza sole
e anche di notte,
con la luna,
ma anche senza luna.
Il peso del corpo
si sposta con piacere,
ma anche con riluttanza,
a seconda dei casi
e a seconda dell'ora.
Di notte
ha una tendenza innata,
del tutto naturale,
a giacere disteso,
smanioso di pianura
e comoda positura.

venerdì 13 novembre 2015

TUTTE LE COSE.

Tutte le cose,
frutto della creazione,
sfuggono alla ragione.
Tutto quello che c'è,
non dà spiegazione.
Il bambino chiede perché.
la mamma gli racconta
una storia
che vera proprio non è,
il papà proprio non sa
qualche cosa di più.
Il bambino
tace e acconsente,
ma vorrebbe
saperne di più.

UN ALTRO GIORNO.

Oggi
è sorto il sole:
con un'allegra risata
è comparso nel cielo,
scacciando la tenebra.
Era vestito di luce
e donava calore,
speranza e fiducia.
- Bazzecole- ha detto un tale.
- Niente di speciale!-
- La solita storia!-
Hanno detto degli altri.
- Provate a farlo voi,
visto che siete così bravi!-
E tutti hanno taciuto.

giovedì 12 novembre 2015

SONO FORTUNATO.

Sono fortunato
perché sono nato.
Da allora,
ho sempre mangiato,
così sono cresciuto
perché ho mangiato
e anche bevuto.
Sono fortunato
perché sono stato educato;
persino, da qualcuno, amato
e poi non ho mai avuto avviso
di essere odiato.
Il bilancio
ormai è compiuto,

tanto è vero che,
rimasto deluso dopo aver
molto giocato,
non ho più puntato,
così sono ancor più
fortunato.

CRISI.

L'automobile ferma,
vagabonda avvilita,
ha un padrone modesto,
impedito dall'anno funesto
nel trasformare
il suo liquido di banca
in liquido di serbatoio.
Il suo conto è corrente,
ma il motore è silente.
L'automobile
è assetata di olio e benzina,
il padrone
è affamato di carne e ravioli,
ma deve accontentarsi
di una minestrina.

I BAMBINI.

I bambini
si sono divertiti.
Hanno costruito astronavi
col sapiente uso della carta,
si sono appoggiati ad un muro
e l'hanno demolito,
hanno pianto di gusto
e si sono divertiti,
hanno ucciso sei lupi
a tal punto
che restarono muti
e quando si sono fermati,
hanno detto
che c'erano ancora
tante altre cose
da fare...

DISSESTO.

Un imprenditore,
turbato dalla segretaria
avvenente,
riflette
e riscopre
sensazioni profonde.
L'uomo,
lusingato
e turbato,
tuba parole gentili,
cogliendo la donna
nel segno.
Inizia
un rapporto di sesso,
che manda
la ditta
in dissesto.

mercoledì 11 novembre 2015

LO SPAZIO FINITO.

Si dice
che lo spazio
sia infinito,
ma lo spazio
accogliente
ha confini
ristretti,
limitati e difesi
con gelosa attenzione
e precisa legislazione.
La terra è chiusa
entro una recinzione
e l'aria è chiusa
entro mura pesanti.
Per varcare
porte e cancelli,
bisogna fare
attenzione.
I lupi
non sono più
errabondi,
soltanto gli uccelli
volano ancora
giocondi.

martedì 10 novembre 2015

DONDOLANDO.

Dondolando
in un'amaca
appesa tra due alberi
cocciuti,
che non si piegano
mai,
sento sensazioni
sensibili al vento
ed anche alle onde
del fiume e del mare;
mi muovo raccolto
nell'abbraccio
di occulte presenze
docili e pazienti,
che non si stancano
mai,
da vere abitanti
degli spazi infiniti.
Così io dondolo
nell'amaca accogliente
e non faccio niente,
fuori dal tempo,
al contrario
del pendolo.

CIELO SCOPERTO.

Se di mare
si deve parlare,
è il momento
di scrutare il cielo
e chiedergli
il favore
di restare scoperto,
che tanto, d'estate
si sta bene
all'aperto.

lunedì 9 novembre 2015

LE ZIE.

Presto,
bisogna fare presto,
prima che un altro anno
si sovrapponga
a quest'anno
e Lucrezia
da bimba si faccia
una donna
e Lamezia
evapori l'acqua
dalle antiche sorgenti
e Lutezia
si risvegli dal sonno
dei passati millenni
e Letizia
perda il piacere
del nome
nei fatti;
tutte queste zie
sono giovani
e vecchie,
ma pur sempre
parenti.




































,

UN PIATTO DI SGOMBRI.

Attualmente
la mente
produce
profondi pensieri,
la bocca
esala
estesi sospiri,
la mente
riporta
lontani ricordi,
ma sopra a tutto
la pancia
reclama
un piatto di sgombri.

domenica 8 novembre 2015

MARCIANDO.

Allungando
estremamente
le gambe,
marcio
con buon ritmo
e copro
distanze
e scopro
paesaggi;
insomma,
mi fisso
un traguardo
alquanto
lontano
e mi impegno,
orologio
alla mano,
a non arrivare
in ritardo.

SOGNO O SONNO?

Mi inquieta sentire
la presenza dei sogni
che non sogno,
ma che vorrei sognare.
Rifletto,
allungandomi ancora sul letto,
intensamente penso
che il sonno
non è un sogno,
sognare
non è dormire,
mi convinco
che il primo passo
da fare
e chiudere gli occhi
e poi...
staremo a vedere.

sabato 7 novembre 2015

METEO.

Verso la fine del mese
soffierà un vento di ponente
che renderà l'aria frizzante;
sarà audace nella sua corsa veloce,
ammesso che riesca a trovare
il giusto passaggio
tra i monti e il mare...
Quanto tempo durerà
la sua spinta iniziale?
Quanta forza avrà
il suo slancio inerziale?
Alla fine del mese
un esperto scoprirà
che il vento si arrese.

venerdì 6 novembre 2015

LA MIA PERSONA.

La mia persona,
auto-mobile
contenuta nei consumi,
si avvia, ogni mattino,
con profondi sospiri
per rifornirsi
di latte, pane, marmellata...
la solita spesata.
Poi procede,
a intervalli ben fissi;
lavora
e consuma alimenti
svariati e complessi,
non troppo costosi.
Talvolta rallenta,
si incanta,
e allora... scorreggia,
come un'auto ingolfata.

IL CONTO DELLA LUCE.

La sera:
il mistero
della luce che esce.
La notte:
il mistero
della luce che è uscita.
L'alba:
il mistero
della luce che entra.
Il giorno:
il mistero
della luce che è entrata.
Il conto ore gira,
ma alla fine si paga!

giovedì 5 novembre 2015

VACANZE SOTTO LA PIOGGIA.

Una vacanza
dominata dalla poggia,
serve ad esercitare
tecniche di difesa
dai nervi e dalle pulsioni,
affinché la delusione
non diventi disperazione.
Utili strumenti
per non cadere
in depressione
sono la fede,
l'osmosi cosmica della mente,
il delirio latente,
imbrigliato dalla pazienza.
Determinante
ai fini
della buona riuscita
di questi procedimenti
è la fermezza,
l'atteggiamento di sfida
contro le nubi
gravate di pioggia
e un buon ombrello,
di classica foggia.

CONSIGLI.

Se vuoi scopare,
non usare il coltello...
se vuoi mangiare,
non usare la scopa...
L'uso corretto
dell'utensile d'uso
dà correttezza
al lavoro concluso...
Impara l'uso dell'inganno
per non cadere nel tranello
di chi vende consigli
per colpire bersagli...
E' sempre più facile
scivolare dall'apice
al giudizio del giudice.

SUONO DI TAMBURO.

Suono di tamburo
nella notte oscura.
Il buio ha la forma
del cielo,
di tutte le notti
passate e future
ed è cupo
il suono del silenzio
nello spazio infinito.
Il cuore di un uomo,
solo in una notte oscura,
è l'antico tamburo
che ogni lupo ricorda
volgendosi al cielo.

mercoledì 4 novembre 2015

PER SEMPRE.

Vorrei dire parole
che fossero vento
tra gli alberi in fiore,
vorrei respirare
il profumo del muschio
sulle umide rocce
accucciate in silenzio
in un bosco di pini,
vorrei aver la fortuna
di scoprire un sentiero
dimenticato da tempo,
vorrei dire alla luna
che è più bella che mai
e rivolgermi al sole
come ad un amico fedele.
Io sarei solo,
senza il peso degli anni
sulle gambe e la schiena,
i ricordi sarebbero
brezza
che vola lontano,
i miei occhi
una piccola luce
nello spazio infinito.
Vorrei poter dire
"per sempre"
a quello che vedo
senza precipitare
"per sempre"
nell'abisso
del tempo.

martedì 3 novembre 2015

SESTO SENSO.

Da guardare
la lunga traccia
del raggio di sole
che arriva per terra
e di là non si muove,
da ascoltare
il suono del vento
che muove le foglie
e le fa chiacchierare,
da toccare
l'acqua tranquilla
del fiume silente
che la invita
a raggiungere il mare,
da fiutare
come segugi eccitati
l'odore dei fiori
appena sbocciati,
da gustare
il bacio di donna
animata dal sesso,
che fa intendere all'uomo
che c'è un sesto senso.

E' DIFFICILE COMPLICARE LA VITA.

E' difficile
complicare
quello che
appare così semplice
come la vita,
ma chi ha forza
e salute
e desideri
e passioni,
ci riesce così bene
da stravolgerne
regole,
ritmi
e conclusioni.

DITEMI.

Ditemi, qual'è il compito di uno scrittore?
Descrivere, forse, con le solite nuove parole
le molteplici cose che precedono il solito Natale?
Oppure lanciare, tra gli alberi invaghiti,
tracce di suoni agli uccelli,
così ben disposti al volo, sempre così incuriositi?
Ditemi il compito di uno scrittore,
datemi una traccia da fargli seguire,
oppure,
magari,
leggete da soli
le molteplici storie
che narrano le nuvole,
passando nel cielo.

lunedì 2 novembre 2015

UNA CASA.

Credo che una casa, da sola,
sia una scatola vuota.
Riempirla, per tutta la vita,
può essere un valido impegno.
Credo che oltre alla sabbia,
al cemento, alla terra, al legno e al metallo
sia necessaria una grande
quantità d'amore,
che rende la casa romantica,
la pastasciutta più buona
e la notte
più ricca
di colpi di scena.

ENERGIA.

La forza che esce dalla terra,
profonda quanto vuole,
s'incrocia con l'altra forza
che viene dall'aria,
veloce quanto vuole.
Un mio ricordo
mi esce dal cuore,
profondo quanto vuole
e s'incrocia con un desiderio
che viene dal sogno,
veloce quanto vuole,

domenica 1 novembre 2015

PALPITANTE AMORE.

Certi fatti di gioventù
si ricordano bene,
perché si sono incatenati al cuore.
La mente li analizza,
li trasmette all'interno,
li ricorda per sempre.
Il fatto di gioventù
che va per la maggiore
si chiama amore
e resta per sempre
ardente,
nella mente.
Il cuore e la mente,
complicemente,
vanno avanti legati,
come due innamorati.
Quando l'amore
viene a galla
come dal fondo del mare
e appare alla mente...
ebbene, è così, diventa palpitante
e si consuma
in un istante.

SOVRAPPESO.

Con uno slancio immane
mi butto avanti a camminare
e non trasecolo davanti a nulla
di quello che incontro
e che vedo.
Compilo la lista dei sassi
coi piedi
e cammino,
come un ciclope avvicino
la mia ombra immane
ad un muro di legna
e di pietra;
non trasecolo,
non stupisco alla luce
che consola gli insonni
ed entro da una porta
che si apre invitante
in un locale
che invita a restare.
Molte ore seduto,
agisco con la forza
di sei chili di troppo
e mi ostacolo,
mi divincolo,
mi convinco di avere ragione,
mi propongo una dieta;
mi consumo di lato
ora a destra,
ora a sinistra,
finché le eccedenti calorie,
come fiammelle di un fuoco solenne,
salgono al cielo
a dar luce alle stelle.

sabato 31 ottobre 2015

HO UNA GIORNATA IN PUGNO.

Ho fame
di sole amico,
bersagliato
da desideri
ostinati.
Ho voglia
di lasciare
a fil di terra
pensieri ottusi,
di giorni
dimenticati.
Ho una giornata
in pugno,
che stringo
senza ostinazione,
con massima
precisione,
con la speranza
che duri abbastanza
da darmi
qualche soddisfazione.

RIDEREI SEMPRE.

Se la notte
fosse fatta
soltanto di silenzio,
dormirei sempre.
Se l'alba
fosse fatta
soltanto del canto degli uccelli,
mi sveglierei sempre.
Se il giorno
fosse fatto
soltanto di sole,
riderei sempre.

UNA DATA.

Una data
è la data
dell'inizio
che incomincia
al mattino,
continua
con un afflusso
costante
di dati
del giorno
che scorre,
che a sera
esaurisce le forze
senza più luce,
che si consuma
come una fiaba
a metà della notte.

SALIR,SALIR.

A tu per tu
con la prova di forza
contro una sleppa
di materiale roccia;
ti vien da spingere
e camminare in fretta.
In un punto solo
si attenua lo sforzo:
quando il sentiero,
che sale.
esaurisce l'altezza.

venerdì 30 ottobre 2015

CRESCENDO IN VIRTU'.

A frequentar roccia,
qualcuno finisce
per inciampare
e farsi del male.
A sognar l'amore,
qualcuno finisce
per innamorarsi
e provare dolore.
Cercando realtà,
si vive a metà,
crescendo in virtù.
si vive di più.

IN UNA NOTTE CALDA.

Non ti posso descrivere
quello che il vento
potrebbe farti
in una notte calda
nella stagione dei profumi,
né tantomeno ingannarti
con esperienze
che alla luce del sole
non si potrebbero fare.
Il vento ama
la pelle liscia,
la tocca,
l'accarezza.
Per sapere
cosa può farti
il vento caldo
in una notte come questa,
devi spogliarti
e attendere
che il buio
si immerga nel silenzio.
Il piacere è lento
e caldo.
Arriva spesso
guidato dalla luna
e non lascia segni
sulla pelle nuda.

giovedì 29 ottobre 2015

NEL TEMPO.

Ho saputo anche oggi
che il domani
si avvicina lentamente,
cosicché
il domani di ieri
è l'ieri di oggi,
senza volere,
senza potere,
in egual misura
andando avanti
o indietro,
come se il viaggio 
nel tempo
fosse un viaggio
in un bastimento.

OSPEDALE.

Un ospedale.
Dove la pietà
si veste di carezze,
il dolore è
un mezzo di scambio,
la solitudine un incidente;
dove la parola
ritrova il suo cammino
nel tempo,
il corpo diventa
un'isola tra i viventi;
dove nessuno è qualcuno
e qualcuno
diventa nessuno.

IL SILENZIO SEMPRE PIU' PROFONDO.

Un grande animale
si muove nella notte;
nessuno lo vede,
nessuno lo sente.
Il suo viaggio
si svolge nel fumo,
in un silenzio profondo.
Ogni notte ha un animale diverso,
ma il suo viaggio
è sempre lo stesso,
il cielo è sempre lo stesso
e il silenzio
è sempre più profondo.

mercoledì 28 ottobre 2015

UN ALTRO GIORNO.

Assorbito dalla fretta
del tempo
che arrotonda le ore
e chiude le pupille,
mi accorgo all'ultimo secondo
di aver trascorso
un altro giorno.

INFITTIVANO I BOSCHI.

Avevo un salotto
tra le dita,
mi sarebbe bastata
un'ora
per stravaccarmi
e invece
è spuntato un orologio
tra le tasche bucate.
E' stata una parentesi breve,
ma mi sono
convinto: dalla vetrata,
al di là della casa,
infittivano
i boschi.

ALLA CIECA.

Stanotte
andrò alla cieca
per trovare
ciò che si ricerca
nel buio
e non si trova mai
perché
sfugge alla vista.

TEMPO.

Di ricordo in ricordo,
anni trascorsi,
piaceri e dolori passati;
le memorie si confondono
alle albe, alle stagioni, ai tramonti.
Il tempo si accavalla
alle giornate
come le onde
nel mare,
come le nubi
nel cielo,
come le foglie
sugli alberi,
come le rocce
sui monti,
come l'erba
sui prati.

COME FA IL POSTINO.

E' freddo...
sarebbe meno freddo
se calasse il vento...
Vorrei ammirare più a lungo
l'effetto del vento
tra i rami degli alberi;
il vento è una sorpresa continua.
Il vento si precipita dallo spazio
sulle campagne e le case
e lascia il suo messaggio sibillino,
proprio come fa il postino.

L' ABBOCCAMENTO DEFINITIVO.

Per chiedere un incontro,
vanno intraprese azioni metodiche,
tendenti a squarci,
o movimenti deterrenti.
Importante
è fissare
una sfilza di squisite parole
da pronunciare
per l'abboccamento
definitivo.

lunedì 26 ottobre 2015

MI RACCOMANDO.

Mare mio,
mi raccomando,
non lasciarmi solo
senza vento,
senza pesci.
Cielo mio,
mi raccomando,
non lasciarmi solo
senza luce,
senza pace.
Terra mia,
mi raccomando,
non lasciarmi solo
senza donna,
senza soldi.

PUR DI STARE INSIEME.

Pur di stare insieme,
inseriti i corpi
nel guscio accogliente,
più che genitori...
Sostanza, energia,
pur di stare insieme...
Luce ed aria,
carne e sangue
in fretta, per vivere
utili e decisi,
spavaldi con la pioggia,
timidi con la notte,
aggrappati, ancorati, impiantati,
pur di stare insieme.

SEMI-INNAMORATI.

L'orticello
decliva da un palo
alla porta del cancello;
un sauro l'attaversa
e l'erba ruba-terra
si allunga nel fondale;
anche qui il mare,
il ricordo dell'alga
per il pesce affamato.
Al cambio della luna,
semi-innamorati
si baciano abbracciati.

FUMATORE.

Al freddo
debbo andare,
per fumare...
Il fumo passivo
è offensivo,
l'odore del tabacco
in delicata compagnia
può portare
ad un rapido distacco.
Povero fumatore solitario,
malinconico e taciturno,
come un marinaio.

domenica 25 ottobre 2015

FOLLA.

Venne una follia
alle spalle, con le luci
intermittenti,
di ispettori insonni
e traditori.
Levarsi dalla strada
era impossibile.
Le signore,
folli come moderne casalinghe,
impedivano ogni defilaggio.
Finalmente
la folla passò
e andò lontano,
con le luci,
col frastuono.

sabato 24 ottobre 2015

PUNTUALE.

Puntuale
come ogni data,
l'oscurità della sera
scopre le forme
dell'invisibile.
Una luce
trema
lontano.
Se io fossi
solamente carne,
non mi farebbe paura
il silenzio,
nella pianura invisibile.
Dev'esser colpa
di lontani ricordi,
di sofferenze dimenticate,
di illusioni perdute...
Quello che è stato,
dev'esser stato orribile
e strano.
Non il mio corpo lo ha commesso,
ma il desiderio
stregato
di una meta lontana;
un peccato, forse,
di sesso e di gola,
La memoria, svagata,
si rinnova puntuale
ogni sera.

METEORITE.

Lasciami guardare le tua luce,
stella improvvisa che sorgi
tra una selva di stelle
immobili e tremule
e veloce le attraversi.
a cercare un tramonto
che non ti raccoglie.

METEORA.

Non mi perdono
l'illusione
d'essere
ancora più luce
della stella
che cade.

NOTTURNO INDUSTRIALE.

Finita la stagione
dei grandi silenzi,
si aprono le porte delle fabbriche.
Il suolo è duro:
cemento e asfalto.
Civiltà industriale
nella campagna,
tra ostinati usignoli
e lucciole spericolate.

CAMMINANDO.

Ancora oggi,
ti convinco a seguirmi nel modo di sempre,
la tua grazia segreta
e la mia ostinata curiosità.
La giornata
non ha orologi più grandi del sole;
tra nubi svanenti tra i faggi,
il paesaggio montano
si apre in silenzio
a noi due soli.
Aprile oggi
è l'Aprile di sempre;
ci piace scoprire
che il tempo
ci è rimasto fedele.
Molti fiori sono stati dimenticati,
con la nostra pazienza
li abbiamo ritrovati.

venerdì 23 ottobre 2015

ADDIO.

Dopo i perduti silenzi,
anche lo spazio cede
alla forza degli ottusi ciclopi
che animano le strade.
Vita inanime
tra motori assordanti,
respiro di corpi deformi
verso una strana esistenza
tesa alla luce,
al chiasso di un futuro confuso.
Addio alle boscaglie,
alla luna agghindata di stelle,
alla madre-perla
delle antiche illusioni.

CACCIA.

L'uccello, che della sua vita
se ne fa un dono,
gode del suo volo
e canta.
Un cacciatore silenzioso,
avido ed invidioso,
spara
ed interrompe la sua vita
ed il suo volo.
La crudeltà
acceca
chi senza merito
possiede forza
e ne esercita
il potere.

UNA MOLTITUDINE.

La sera
incombe
sulla notte scura;
sul vuoto
del silenzio
e della solitudine
una luce fioca,
pur lontana,
consola
ad esser parte
di una moltitudine.

giovedì 22 ottobre 2015

QUESTA TERRA.

Quando guardo questa terra
che i miei piedi percorrono
da viaggiatore nel tempo libero,
mi avvilisco e mi accontento,
perché sono intelligente
e saggio.
Questa terra, devo dirlo,
è la mia terra,
anche se ha perduto
il sapore della sua matrice
e la forza primigenia genitrice.
La mia è una terra
così calpestata, così colpita
dalla violenza che le è stata usata,
che assomiglia
ad una sorgente disseccata.
Tuttavia,
questa terra, pur sfruttata,
emana ancora una fragranza
che mi è grata.

MISTERO.

Vorrei prendere le parole
che regala il vento
per suggerire alla mia giornata
una più netta spiegazione
al vissuto
che non è stato,
come si potrebbe supporre,
vuoto o anonimo o insignificante.
Un giorno di vita
ha un peso,
ha una misura,
ha una lunghezza,
che una parola,
da sola,
definisce
mistero.

BENISSIMO.

Benissimo:
c'è un gran vento
                            che viene da sud-ovest...
Ostacola?
                             No, perché viene
senza pioggia...
Piove?
                             No, Vostro Onore,
                             ma le nuvole stanno scavalcando
                             l'orizzonte...
Il gran vento
non fa cilecca:
                            maledizione per il povero viandante,
                            ora piove veramente.

mercoledì 21 ottobre 2015

MACELLO.

Ad una data e dentro un luogo
un vitello
viene colpito nel cervello
ed emette un grido simile
all'urlo del gabbiano derubato.
Il vitello
piange all'urto,
perché gli provoca dolore,
ma non ha
nessuna protezione,
perché è troppo pieno
di ottime bistecche.

SERA D' ESTATE.

Annusare un profumo ( di un fiore, sia certo)
è come sentire il vento (dispettoso, prezioso);
ascoltare un usignolo (il suo canto)
è come vivere per sempre (felicemente).
L'affollata sera estiva (non piove, per ora)
invita la luce a danzare (ed ecco le lucciole arrivare);
strane forme si avvicinano( sono piccole, vaghe),
anche l'acqua del fiume (potrebbe essere il mare)
si lascia toccare (è fatto d'acqua, l'amore).

martedì 20 ottobre 2015

PRIMA DELLA MEZZANOTTE.

Prima della mezzanotte,
una brezza di oscure lusinghe
priva gli alberi
della loro sicurezza
e li fa tremare,
irrequieti come cavalli al vento,
foglia contro foglia.
Per chiudere una giornata
radiosamente ripetuta
nei suoi temi più apprezzati,
non si deve parlare di buio,
né di furti silenziosi,
né di foglie spaventate.
Per attaversare nel giusto modo
il confine della mezzanotte,
perché l'occhio accecato
riesca ad ignorare
la corsa delle nuvole invisibili,
bisogna cercare,
tra le infinite tracce
che il giorno ha lasciato,
l'orma del sonno misterioso
che regola il riposo.

UNA PRESENZA.

Una silenziosa presenza
nella notte oscura
accompagna le ore,
in viaggio verso il tempo.
Il nulla della notte
s'interrompe.
Il silenzio colma il vuoto
con indifferenza:
si modella,
dentro un sogno,
una presenza.

lunedì 19 ottobre 2015

L'ONDA FORTE DELLA VITA.

Se dovesse fermarsi
l'onda forte della vita,
spinta dalla spalla robusta
dell'uomo, gravato
dal peso della storia,
l'assedio del mare
sulla terra,
finirebbe.
A gruppi, assieme ai figli,
genitori dalle labbra secche
invocherebbero la pioggia
alleandosi in battaglia
con le donne,
genitrici della vita.

UN BOTTONE.

Il pelo cresce lentamente,
la carne pulsa fremente,
il corpo, per evidenza di natura,
si dimostra crescente.
Si formano costole
e si vestono di giacche;
talvolta, un bottone cede
e guasta la giornata.

SICURA DIFESA.

Il male
lavora col buio
e scava, rode,
consuma
i germogli nati col sole.
Debole difesa
danze e balli
nell'artificio della sera.
Sicura difesa,
semplice ed antica,
una lunga,
prolungata dormita.

sabato 17 ottobre 2015

LONTANO. VICINO.

Lontano,
dove lo sguardo
non arriva a capire
come è fatto il fiore,
ci sono spazi
per sognare,
ma ci si deve
accontentare
solamente
del colore.

Vicino,
dove lo sguardo
tocca il fiore,
la terra
s'apre
al gioco dell'amore
ed acconsente
all'intimo piacere.

DOLCE ESSENZA.

Dolce, dolce essenza,
parola d'ordine, creanza.
Ricordi, unioni, lontananza.
Melanconia di un'attesa, pazienza.
Armonia di rapporti, eleganza.
Rapidi contatti, irruenza.
Lunghi distacchi, sofferenza.

Tutto alla fine è vero, è sostanza.
Particolare su particolare, è pertinenza.
Così uguali, così diversi, è discrepanza.
Altri gusti, altre abitudini, è differenza.
Nuovi valori, altre conoscenze, è dimenticanza.

I BAVOSI LUMACONI.

Destino ha voluto
che il tracciato
seguito dai comuni lumaconi
venisse perduto di vista,
dimenticato in effetti,
dalla congrega
dei bavosi chioccioloni
che tutti, indistintamente,
si infilarono in un guscio
protettivo.
Una casa piuttosto fragile,
ma molto confortevole.

venerdì 16 ottobre 2015

UNA STRADA POCO INFLUENTE.

Una strada deserta
lungo la terra
nata dall'argilla
ed ecco,
insospettabile, silenzioso,
il nulla insignificante
del vuoto.
La campagna,
dopo lo spopolamento,
è diventata
una parte di mondo
poco influente.

LE COPPIE.

Prime coppie appaiate
davanti ad una banalità
su cui scende primavera.
Come dire petali,
fiori, profumi,
animali gentili.
La mula attraversa la strada
sempre in ritardo,
i sassi la fanno fessa,
ma lei, essere buono,
pensa al suo mulo.
Sarà banale,
ma il paio
vale sempre
il doppio,

TETTOIA.

Tettoia
a protezione
di maltempo
a serramento
contro il furto;
buona cosa
in allegria
e sicurezza.
Tettoia
ampia
di pura dimensione
addomesticata
e bene modellata.

giovedì 15 ottobre 2015

COME FALENE.

Strimpellando note
a casaccio,
s'andava a fare musica
ronzando attorno
a punti  obbligati
e ci si immaginava
imperfetti.
Per questo
si andava
cercando
a casaccio
punti fissi, molto luminosi.
La luce
ci attraeva,
come falene
nelle sere d'estate.

PRIMA STAGIONE.

Sole di prima levata,
calore di prima stagione,
sgelo fino a sera;
quello che si chiama
vivere per il ritratto
di un tempo verosimile,
inappagabile,
minuto per minuto.
Luce contro il tempo,
colore in evidenza
dell'effimero,
vita,
che non sazia mai.

ANCH'IO, ANCH'IO!

Anch'io, anch'io,
voglio la mia parte d'erba!
Tengo le mani in tasca, attento all'ora
perché oggi sta diventando domani.
Oggi è, sciarpa a parte,
primavera.
Anch'io, anch'io,
voglio godermi il mio "finalmente"
restando all'aperto!
C'è molto polline intorno;
il pollaio è in festa,
le galline hanno ragione:
la primavera è davvero
la migliore stagione.

mercoledì 14 ottobre 2015

IL RICHIAMO DEL CACCIATORE.

Audace fino alla radice delle cose,
corsaro delle gonne
che ti vestono le gambe,
io ti catturo
con il richiamo del cacciatore,
ma poi, mia preda adorata,
sarò per te sempre
l'Uccello del Paradiso,
che modula con ardore
il canto dell'amore.

QUESTO NOSTRO AMORE.

Anche se non c'è niente di speciale
in questo nostro amore,
è così bello
tutto quello che ogni giorno avviene,
che alla fine
potrebbe diventare
il miglior sistema
per ricominciare.

SENZA LUCE.

Senza luce,
da una distanza
che ti avvicina solamente
al tuo punto d'esistenza,
amico addormentato,
sei in trappola.
Secondo copione,
cieco di uno sconsiderato,
stregone ghiotto di Marsala,
telefona,
alla Rosa
ed ordina
un fanale, una pila,
una stanza illuminata!

martedì 13 ottobre 2015

SONO ARRIVATO AI CANCELLI DELLA STRADA.

Sono partito anche oggi
con la mia amichevole giacca
ispirato dalla lunghezza della strada,
per arrivare al bagliore di uno specchio verticale.
Non ho avuto un attimo di debolezza.
All'inizio rubavo melodie
con violenti spasmi commerciali,
poi ho ballato, facendo cadere capelli nei viali.
Il prurito sotto i vestiti
ha sviluppato vesciche internazionali,
sono stato costretto a maneggiare molto denaro,
per riuscire a mangiare.
Le gambe, verso sera,
facevano schedina,
ma non ho chiesto aiuto a nessuno.
Sono entrato in un bar
solo per comprimere il torace alla gente,
alle donne specialmente,
vicino all'uscita...
Sono tornato anche stasera
nel buio profumato
del mio nido a forma di quartiere
con le tavole, le uova sode,
i bicchieri di vino,
i nitriti salati della gente perbene.
Finalmente
sono arrivato ai cancelli della strada.
Ho varcato il confine,
poi sono andato a dormire.

TROPPO BUIO PER USCIRE DAL LETTO.

Troppo presto
per pensare al disprezzo della civetta.
Il vento soffia una litanìa di foglie;
coi suoi muscoli forti
le incita al canto.
Troppo presto
per osservare l'andatura goffa dell'anatra.
Il cielo distende
una fitta capigliatura d'erba,
la irrora e la stende per terra.
Troppo presto
per distinguere il gabbiano dal corvo.
La notte occulta
ogni forma vivente
tra immobili ombre.
Troppo buio
per uscire dal letto.

lunedì 12 ottobre 2015

PAROLINO SETTE.

Dopo aver espresso
un piacevole motivo alimentare,
Parolino comincia la recitazione:
niente pietre, niente sabbia,
nessuna bottiglia, né bicchieri.
Solo doveri e ricordi.
Parolino uno, Parolino due,
la storia è la stessa
di quando si parlava in rima
con una pistola sotto la gola.
Scherzi, insomma,
con la pistola in mano!
Parolino ha un soprabito grigio,
gli zoccoli sotto i suoi piedi
sono molto veloci;
è insomma un'espressione valida
di un valido attore!
Lo studio lo ha formato,
la pratica lo ha forgiato,
un turco lo ha infinocchiato.
Parolino tre, Parolino quattro;
il crescendo dei numeri
ha l'orario preciso del tempo,
ma poi il fastidio della noia prevale
e Parolino gioca, guarda,
si impegna a camminare per terra.
Quando sorride
è l'ora del riso,
quando mangia
è l'ora del pranzo,
quando dorme
è l'ora del sonno,
quando è notte,
Parolino sogna.
La recita dei sogni si conclude presto.
L'affannoso dormiveglia
trasforma in zavorra
la sua mole, alleggerita dal sonno.
Parolino cinque, Parolino sei.
Durante il giorno,
esce dal letargo delle ore nere,
gonfiato dalle promesse
dei suoi occhi curiosi
e rende favore
alle sue recite giornaliere,
espresse in modo tanto bizzarro
da risultare moderne.
Parolino comincia sempre
col denaro della soddisfazione,
talvolta cade nel dubbio,
ma poi una risata risolve ogni cosa!
Incide lunghi passi per terra
dimenandosi a lungo,
adagia la schiena lungo il corso dei fiumi,
aggancia gli aculei delle dita
sulle poltrone del cinema,
controlla la corsa dei numeri
finché arriva a sette,
poi torna indietro.









domenica 11 ottobre 2015

QUELLA RAGAZZA.

Oggi quella ragazza
si è difesa da sola:
era talmente decisa
ad attraversare la strada...
Troppe foglie sul suo cammino,
troppe logge sul marciapiede,
lo schiamazzo è diventato furore!
L'apparizione di tanti schienali
ha trasformato il suo sguardo in spada,
il soprabito in armatura,
l'ossatura in schiuma;
snobbando i gambali degli altri,
si è vendicata su tutti.
Un placido quadretto l'aspettava:
era suo zio "maschera nera"
e la vecchia asina zoppa.
Quella ragazza
sapeva bene la sua meta vivente
sopra la vivida luce
al di là della strada...
Quella ragazza amava l'asina zoppa
e lo zio "maschera nera",
così, nel bagno tra le foglie e le logge
svaporò in pubblico le sue sottane:
la tipica alchimia del vapore...
Dolcemente,
pubblicò ognuno dei seni.
Sfiorando l'orlo delle sottane,
attraversò finalmente la strada.
La ragazza camminava sicura,
ben vista e acclamata
al di là della strada...

venerdì 9 ottobre 2015

SEI TU CHE TI MUOVI.

Un ingresso più veloce
nella caverna della tua persona,
rivela con un soffio
i nostri segreti.
Tu sei l'isola del mattino
e ti sei fissata
quella tua collera strana:
l'ingresso nella tua vendetta
è un raggio familiare.
Tu tieni allegria e buonumore,
sei fatta di pioggia e di vento,
restituisci col riso ogni lamento,
ma picchi colpi duri,
con forza animale.
Vegeti la tua partita da padrona:
sei tu che ti muovi.

IL LUI'.

Una virgola dal cielo
necessaria come tutto l'alfabeto
delle foglie sparse, delle lunghe pertiche,
delle brune cortecce.
Una folta capigliatura
armata di becco aguzzo,
colorata con furti agli arcobaleni,
scolpita nel muschio, nell'erba,
nelle pantomime del volo.
E un verso breve,
più sottile del vento,
così breve da non essere raccolto...
Il brivido della sorpresa
fa del gruppo una famiglia allegra
che si accontenta di poco:
il pascolo del luì
è sottile come la sabbia,
più sottile ancora del suo breve volo...
così forte della sua piccola forza,
così gaio della sua piccola gioia,
così sicuro delle sue agili mosse.
E ancora un guizzo,
il gioco del volo,
il ritorno nel nido
nascosto tra i rovi...

SONO RIMASTO SENZA PAROLE.

Sono rimasto senza parole.
Senza distorcere nulla dalla mia figura,
guadagno facilmente forza
e risparmio la voce.
Scorre,
lungo la piega laterale della mente,
una lunga linea di pace,
un trastullo per il cuore:
il dolce battito del silenzio.
Sono senza la voce.
Tutto è vero
quello che l'aria descrive col canto;
la terra è uscita dal vetro,
adesso ha un istante di luce.
La leva del sole al mattino
solleva tutto l'orizzonte
e la striscia, appena incisa,
cede, con un tonfo,
il mio peso alla notte.
Un altro silenzio
mi aiuta a tacere.

SONO STATE TRE LE SPERANZE.

Terza parola magica
in una tavola sulla parete
e alto, alto alto,
il fiotto di un ciclone nero.
Il terzo mercato
presenta affari fumanti
e spesso, anche domani,
finisce il conteggio.
Lavata, spogliata, derisa,
incastrata, nervosa, pesante,
per molti versi presente,
davanti alla scuderia paesana
la folla è vento prepotente.
Dolce, dolce, dolce,
esce dalla pescheria
un certo attrito
snervato, sfinito, stupendo,
terzo nel gruppo
degli inesistenti.
E' appoggio sullo schienale,
forte aderenza di grasso secco,
vetta di permanenza!
Sono tre i segreti
esplosivi, attraenti, sorprendenti...
le comari accorrono
con le lenti,
si passano la lingua sui denti;
i loro mariti, intanto,
distillano il vino.
Male, male, male,
l'invidia sul letto,
l'innocenza bastarda del seno,
l'incapacità naturale a ubbidire!
Tre penne per ogni mano,
tre pugni sulle poltrone:
la famiglia è riunita.
Bene, bene, bene,
le foglie prendono il rosso autunnale,
da levante sorgono castelli rosa,
a ponente tramontano mantelli neri;
ogni punto cede un poco alla volta;
vicino all'asse ,si stacca.
Sono state tre le speranze,
sono ancora tre le esigenze,
saranno tre anche le assenze. 

LA MIA PIANTA DI SEDANO.

La mia pianta di sedano
ha mangiato:
adesso,
sazia,
riposa.
Cullata dal passo delle formiche,
sogna:
contrae le radici
un poco eccitata,
forse ha paura!
La mia pianta di sedano
è normale:
adora l'humus fibroso,
lo succhia,
lo gusta.
Adesso,
sazia,
riposa.
La mia pianta di sedano
accusa talvolta dolori
davanti al suo turgido cuore.
Io sono il suo medico:
il mio bisturi
le allevia ogni pena.
Adesso,
sazio,
riposo.

giovedì 8 ottobre 2015

IL MARESCIALLO SOTTO LA PIOGGIA.

Che bella pipì di nuvole,
riccioline sparse,
dalle appendici sbavose di bianco
tra le sbarre dei meridiani!
Che strane forme, che cambiano forma!
Grande potenza
della condensa!
Si sente lontano un suono di pifferi,
nello sbadiglio dell'orizzonte.
Che bel programma d'etere
sui tetti delle case
con le loro farmacie verdi
e le sirene sull'uscio!
Grande reazione
della pressione!
Cosicché
comincia la caccia ai fiumi, ai ruscelli,
ai torsoli delle grondaie,
per spaventare la folla
con le fiaccole in mano,
per intenerire le fessure fatte dai vermi,
ormai stanchi di trivellare...
Si dice
che un maresciallo
affronti l'acqua a mani nude
e,
bagnato,
poi beva del vino.
Coraggio annacquato
di un decorato!
Qualcuno lo ha visto
cogliere pesci sui marciapiedi
con le sue mani disarmate,
senza nessuna reazione.
Per forza,
il mare è un suo lontano ascendente!
Che ritmo di danza
il ballo dell'acquazzone!
Che cioccare allegro sulle finestre
di goccioline nude, senza un grammo di sale!
Il maresciallo saluta
e si asciuga.

AUTUNNO BREVE.

E' vero: il sole si abbassa.
Una lunga stanchezza invade gli alberi
che si spogliano
e poi si coprono
con le foglie cadute.
Il vento dei tempi lontani
li aiuta e li protegge.
E' vero: bisogna riposare
e dormire...
La vita prosegue ancora,
strani folletti a forma di fungo
nascono e vivono una vita nuova,
crepuscolare.
E' vero: l'erba è una vittima illustre.
Al suo posto c'è il muschio
e uno strato di fango...

mercoledì 7 ottobre 2015

FORSE L' AUTORE DOVRA' RICOMINCIARE.

C'è un convoglio d'uva in arrivo,
un sollecito da parte del vento,
una particola secca per terra.
La membrana del dolore
soddisfa tuttavia e consola
con certe lusinghe brevi...
la battaglia risparmia ancora del sangue
per la pace primaverile.
C'è un grosso carico sotto la neve,
il suo mistero fa dolce l'attesa,
piacevole l'ordine piatto del pavimento.
Il disco giallo sospeso
sta perdendo ormai il suo vigore,
cerca nuove conoscenze
e conduce la sua messianica aurora
alle vertigini tonde del cielo.
C'è un borbottare di voci
sotto certe lucide bolle luminose,
piegate da una violenta manovra serale.
C'è una resistenza ostinata
anche sulle giubbe dei malandrini...
Con molta pazienza,
le lumache sono finalmente uscite.
C'è una serratura adesso da aprire,
una porta difesa da sei generali.
Il bitume della notte condensa la luna.
C'è il coraggio del tordo,
la predica del merlo,
un salotto in preda alla gente,
del rum caduto per terra,
una zolla di terra
sospesa nell'aria.
Il volo del tordo finisce per terra,
il canto del merlo istruisce la terra,
i passeggeri cercano colla trasparente
per non farsi strappare dal vento.
Duramente, il volo penetra a fondo,
con la cerimonia dell'incenso bruciato
e l'astuzia del sacerdote è ben chiara:
stratagemmi,
per coprire di peluria verde la terra!
C'è un grosso libro da consultare,
l'albero delle uova da potare,
il pantano del mare da ripulire.
Tutto per ottenere la perfezione ottimale
dalle molteplici riflessioni dell'eco,
di fronte alla parete secca di un monte.
C'è un fretta di scoppi misteriosi
che non persuade,
non è abbastanza decisa...
Forse
l'autore dovrà ricominciare!

MI CONFESSO ANCHE STASERA.

Mi confesso anche stasera.
Dalle virgole dei capelli
alle unghie dei piedi
sono più di quanto dovrei.
Dovrei nascondermi,
dormire,
alfabetare tutto di nuovo,
da solo,
per ritrovare qualche pagina nuova,
un seminario di parole più recenti,
oppure riscoprire idee fossili
disperse nell'aria...
Forse, i galli conoscono ancora
l'alfabeto dell'alba
e le serpi l'alfabeto del giorno...
Per me, il mattino si esprime in dialetto,
il giorno in inglese,
la notte in pigiama.
A spalle nude,
passa un'esponente estranea
alla serata in corso,
una giovane forestiera olandese,
con una cornice di denti molto sviluppata.
Si risolve anche questo incontro:
una sigaretta
e una bottiglia tra le mani...
Si ripete in arrampicata,
ogni due ore di sera.
Una confessione musicale
è sempre meglio
di certi balli sul velluto rosso...
Il balcone degli incontri
si chiude;
sollecitato da un lamento,
mi addormento digiuno.

martedì 6 ottobre 2015

IL SILENZIO NON E' SOLITUDINE.

Mai un silenzio
è vera solitudine.
Eccomi,
tempestose Marie!
Agito le mani incupite
dalla profondità delle tasche
con applausi discreti.
Eccomi,
odoroso Luigi!
Che razza di funghi bambini
sarebbero mai questi pensieri,
se rotolasse il cielo
strisciando un materno
abbraccio di serpente?
La mia acuta presenza
sente in pieno
il mio dondolante respiro.
Eccomi,
vivace Mirella
dai piccoli seni!
Tanto valore si detrae
dal mio corpo senza colore,
quanto una solitudine primitiva
sfiora l'inquieta speranza
di un incontro familiare...
Nessun clamore!
Solitudine?
Carne traboccante tra le foglie,
russare d'aria nell'erba,
bollìo serpentino di pelle al sole...
E il male del silenzio
inghiotte frutti proibiti,
finché la folla degli odori
si intenerisce dentro i fiori.
Eccomi,
prateria Giuseppina!
Ti vedo così scalza,
così affannata...
calmati!
Ti aspetto anche domani!
Io non conosco l'impazienza
delle nuvole,
io sono un solo soggetto affiliato
e non mi preoccupo certo
perché il mio impulso trema,
ridendo,
nello star chiuso nel centro!
Eccomi,
pentolone Mario!
La mia ombra cresce
come un raggio nero.
Che sarà mai
questa aurora scura?
La bottega dei richiami
mi ha aperto le sue vetrine
sul collo, dentro le mani,
sottilmente ubbidendo
alle leggi del commercio.
Eccomi,
garzone Ernesto!
Io compro l'occasione della veste
e mi vesto:
dovrò pur possedere un guscio,
nell'armadio personale
della mia persona!
Lo zoccolo del mio piede
rompe il silenzio dei ricordi,
non certo
l'armonia dell'esplorazione!
Eccomi,
dunque!
Ho l'abito della cagnarra!
Nessuna cagnarra
può rompere la morsa della solitudine!
Il silenzio incalza
con le sue ubique assenze
tra le crode, dentro il mare,
persino in salotto!

GROSSO TRAVE INCHIODATO.

Grosso trave inchiodato,
resisti
e salva la mia testa
dall'umidità della notte!
Una donna canta
sul suo altare luminoso:
l'ascolto,
protetto,
al disotto.
Grosso trave verniciato,
io ti guardo
e ti studio.
Apprezzo
il tuo immobile aiuto,
tu sei forte
e mi dai protezione.
Grosso trave domato,
in una gabbia ti ho chiuso,
nella stessa io dormo.

TUTTI QUANTI.

Tutti quanti,
come ci affanniamo e sudiamo,
sperando in facili vittorie!
Tutti quanti,
intenti a leggere il manuale
su l'uso delle nostre dita operose!
La furbizia del nostro respiro
è sociale,
un diametro di frontiera
ci circonda con una gelosia ottusa.
Tutti quanti
nella dieta del lardo del nostro ventre,
sempre ansiosi di raggiungere nuove mete
usando il mezzo della ruota,
per andare più veloci
verso i miraggi della capitale!
Nessuno oserebbe negare
dentro le nostre case
il dentifricio, i bicchieri, le bollette di carta,
le tovaglie nuove!
Non sappiamo mantenere composta
la linea delle nostre preferenze,
compriamo sempre qualcosa di nuovo,
imitiamo i bambini
nei giochi della guerra e dell'odio
e non sappiamo perdere,
nemmeno quando giochiamo da soli!
Tutti soli,
la regola della solitudine
ci ha educati all'amore;
tutti miti,
la guerra ci ha insegnato ad amare la vita;
tutti duri,
il dolore ci ha insegnato a piangere.
Ogni giornata di pioggia
ci battezza,
ogni rugiada dell'alba
ci dà giovinezza.
Il sole
crea nei prati delle città
isole luminose.
La notte
ci accoglie nel suo pantano caldo,
sicuro, scuro, silenzioso...


INSOMMA.

Insomma,
al di fuori,
a regolare
il pendolo appena cresciuto;
insomma,
sul bordo del letto
a programmare
l'orario del sonno;
insomma,
al di sotto,
a raccogliere
tutto il salvabile,
prima che il tempo,
così veloce,
spazzi via tutto.

lunedì 5 ottobre 2015

DI GRAZIA.

Di grazia,
camminare tante ore,

raggiungere i giorni,
passare le notti,
non dormire mai
ed agire,
coi guanti alle mani.
Di grazia,
vacillare ogni sera,
trattare gli spettri
come fossero amici
e bere con loro,
in buona armonia.
Di grazia,
destreggiarsi sulle rotondità dell'alba
con balzi felini
e trottare coi garretti lucidi,
senza conoscere noia, né stanchezza.
Di grazia,
partire, arrivare lontano,
gustare ogni volta
il nuovo arrivo,
fare un cenno
con eleganza al Padrone
e ringraziarLo
della Sua benevolenza.

sabato 3 ottobre 2015

LA NOSTRA CONVERSAZIONE.

La nostra conversazione
non viene mai interrotta.
Stiamo incoralliti in barriera
tutti in fila
e ci ossidiamo col sudore della fronte.
Dominiamo la balbuzie
con l'esibizione del canto,
inventiamo intere frasi
con l'arte del bacio,
sopportiamo pazienti
i nostri piedestalli comuni.
La nostra conversazione
ci raccoglie in sistema.
Stiamo impopoliti tutti in fila
e ci amministriamo
con l'arte della mente.
Passiamo le nostre giornate
ascoltando il suono delle nostre parole,
confondiamo impulsi d'odio
con brividi d'amore,
perché temiamo di dover pensare
ad ogni  nostro dovere.
La nostra conversazione
non vorrebbe mai finire.
Stiamo insonnoliti a vegliare
tutti in fila
e ci annoiamo con sbadigli frequenti.
I nostri contorni precisi
vorrebbero vestire anche le ombre,
forse per migliorare le cose.

venerdì 2 ottobre 2015

E' UN CASTIGO OPPURE UN SALVAGENTE?

E' la parola
oppure è il pensiero?
L'agreste dolcezza della sera
dimena le sue ombre flessuose
in uno slancio vitale.
E' il coraggio
oppure è il timore?
La voce che viene da lontano
falsifica il suo vero nome
e si finge mistero.
E' un santone
oppure è un'imitazione?
La terza agave,
sotto il ciliegio,
vorrebbe un pò di sabbia.
E' forse un lamento
oppure una supposizione?
Il nocchiero
guida
la sua barca
con mano sicura.
E' colpevole,
oppure innamorato?
Vola vento,
vola gente,
vola al buio
la corrente.
E' un castigo,
oppure un salvagente?

LE RISCOPERTE DEL VECCHIO DOMANI.

Nel mio intimo,
singhiozzo e sospiro,
piombando sulla calamità
di un'altra notte da passare
e mi tormento
per non essere sasso,
figlio di monte.
Nel pollaio della mia carne,
godo l'aspro fetore del tempo
senza un lamento,
senza un rimpianto.
A capofitto, mi giro, mi muovo,
sollevo la fronte,
mi slancio contro i ricordi sgraditi,
contro le guerre,
contro i divani,
contro i bicchieri
svuotati dai camerieri.
A malapena,
ascolto il ritmico verso del bollitore,
di controvoglia
inietto gomitoli tra ripostigli di lana.
Tenace come un uovo bollito,
forte come una radice d'acacia,
luminoso come una siepe sfrondata.
Combatto contro i colpi della Luna,
lontano dalla più vicina forma umana,
sicuro da ogni offesa di cancello,
di paragone,
di gesto maldestro,
di delusione amorosa.
Nel mio silenzio,
riposo
tutto il peso delle mie gambe vagabonde,
delle mie braccia artigiane,
del mio fiato contadino,
soprattutto
indirizzato
alle solite cose,
alle solite azioni,
alle riscoperte del vecchio domani.

giovedì 1 ottobre 2015

IO SONO UN PIRATA.

Mi godo
il riposo del dito,
la mano distesa,
lo sbadiglio frequente.
Seduto,
resto a guardare:
non corro così il rischio
di incespicare.
Il galoppo dei sogni
mi fa un pò ansimare:
io sono un pirata,
non mi posso fermare!

SAREBBE MEGLIO.

Tutto ciò che esiste
è necessario.
Se qualche cosa non esistesse
sarebbe meglio.

MI PIACE AMMACCARMI IL SEDERE.

Mi piace
vedere le rocce,
i sassi levigati,
gli effetti dell'acqua,
l'angoscia dei fiori,
il supplizio dei semi...
...le rocce,
i sassi levigati,
gli effetti dell'acqua,
i tronchi degli alberi,
i crisantemi,
la popolazione gelata...
...le rocce,
i sassi levigati,
gli effetti dell'acqua,
sentir arrivare il silenzio,
bagnarmi di pioggia
e osservare le rocce,
i sassi levigati,
gli effetti dell'acqua,
i miei vestiti da bagno,
i miei piedi scomposti,
le mosche sui miei piedi scomposti,
gli uccelli addosso alle mosche sui miei piedi scomposti,
i gatti addosso agli uccelli sulle mosche presso i miei piedi scomposti,
i cani addosso ai gatti sugli uccelli contro le mosche sopra i miei piedi scomposti...
...sopra tutto
sedermi sulle rocce
davanti agli effetti dell'acqua sui sassi levigati,
ammaccarmi il sedere..

mercoledì 30 settembre 2015

DA VECCHIO.

Da giovane
esigevo "tutto".
Crescendo
mi accontento di "poco".
Da vecchio
non chiederò "niente".

TUTTE LE MIE SCARPE VECCHIE.

Quanto
dovrò ancora saziarmi,
prima di morire? Quante scarpe
dovrò ancora consumare
prima di arrivare
nel paese dei piedi sepolti?
Quanto si tenderà ancora
l'arco dei miei pensieri
contro il bersaglio del sole?
Come un Orlando senza disfide,
espugnerò le luci della sera.
Sarè facile.
Talvolta cadrò nudo nel fieno,
oppure nell'acqua grigia
di una fontana.
Sposterò ancora terra,
prima di andare a dormire.
Nell'ora del silenzio,
salperò per un probabile viaggio.
Guarderò il mare da un divano di corallo
e partirò
con un sacco vuoto sulle spalle.
Mi nutrirò
col mio maiale preferito.
Farò presto.
In fondo ad una scarpata nera,
ritroverò ancora
tutte le mie vecchie scarpe consumate.