giovedì 23 luglio 2015

ANCH'IO SO GIOCARE.

Anch'io mi lamento
quando un colpo di sasso
mi spinge il respiro all'indietro.
Io mi conosco:
rifiuto il problema dell'uomo nel fiume,
dell'arabo in mezzo alla sabbia,
del mare coperto di schiuma.
Giro e rigiro ogni soluzione,
spingo, riparto,
collaboro ancora:
anch'io mi accontento.
Tutta la luce dell'alba
per aprirmi all'ardore
del ballo sul tamburo
della mia schiena.
Da solo
intono la canzone
di chi ha dimenticato la strada.
Con spinta di rampicante,
mi spingo oltreconfine:
anch'io mi tormento.
Io mi contrasto
quando sono incerto sull'intonazione
dei miei gorgheggi distratti
e batto chiodo d'amore
su tavola di speranza,
col tocco sicuro dell'incrocio di seme:
tavola e chiodo, amore e speranza...
D'improvviso, arrivano i corvi.
Mi giro e loro mi rubano il vento.
Non mi lamento del furto,
non mi lamento neppure
del belato della mia giacca di lana:
sono un viandante misterioso.
Non confido a nessuno
il tracciato della mia strada,
dissemino segni di incroci
con l'unico scopo della burla solenne.
Non conosco spiffero di finestra
che mi possa fermare,
scavalco i muretti come un cavallo in gara,
mi sfinisco
riflettendo e fischiando l'arrivo.
La passione del viaggio
è una prova di forza:
anch'io mi appassiono.
Brevi saltelli con l'agile passo delle lunghe distanze,
finché la felicità dello sforzo
mi fa riposare
tutta la strada percorsa,
tutto l'arco dei lunghi respiri:
anch'io mi riposo.
Sono ancora io,
con la mia giacca di lana, a dominare la strada.
Nessuno mi manda via,
nessuno mi osserva,
perché sono sicuro e mi penso:
anch'io mi nascondo.
Alla cerimonia dell'intonazione,
colgo la frutta con le mani,
saluto i bambini con un tocco sulla testa,
faccio cu cu alle ragazze,
mi sento meglio facendo cu cu,
molti altri si sentono meglio facendo cu cu.
Non c'è niente da fare:
bisogna sfondare la porta ed entrare,
siamo troppi al di dentro.
Un senso di soddisfazione
mi spinge ad agire,
a chiedere a qualcuno come sta,
a guardare quello che gli altri
mi fanno vedere.
Non c'è mai tempo abbastanza
per tornare indietro,
per essere sicuro di camminare meglio,
non c'è neanche il tempo di riposare troppo.
La passione del gioco
mi porta un gelato, una tromba, una palla:
anch'io so giocare.

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