giovedì 16 luglio 2015

SONO STATE TRE LE SPERANZE.

Terza parola magica
in una tavola sulla parete
e alto, alto, alto, il fiotto
di un ciclone nero.
Il terzo mercato
presenta affari fumanti
e spesso, anche domani,
finisce il conteggio.
Lavata, spogliata, derisa,
incastrata, nervosa, pesante,
per molti versi presente,
davanti alla scuderia paesana
la folla è vento prepotente.
Dolce, dolce, dolce,
esce dalla pescheria un certo attrito snervato,
sfinito, stupendo,
terzo nel gruppo degli inesistenti.
E' appoggio sullo schienale,
forte aderenza di grasso secco,
vetta di permanenza.
Sono tre i segreti esplosivi,
sorprendenti, attraenti:
le comari accorrono
con le lenti,
si passano la lingua sui denti;
i loro mariti, intanto, distillano vino.
Male, male, male,
l'invidia sul letto,
l'innocenza bastarda del seno,
l'incapacità naturale a ubbidire!
Tre penne per ogni mano,
tre pugni sulle poltrone:
la famiglia è riunita.
Bene, bene, bene,
le conchiglie sfiorano il verde autunnale,
da levante sorgono castelli rosa,
a ponente tramontano mantelli neri,
ogni punto cede, un poco alla volta;
vicino all'asse si stacca.
Sono state tre le speranze,
sono ancora tre le esigenze,
saranno tre anche le assenze.

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