venerdì 10 luglio 2015

TUTTI QUANTI.

Tutti quanti,
come ci affanniamo e sudiamo
speranze di facili vittorie!
Tutti quanti,
gonfi del nostro seme,
ci castighiamo da soli
a causa dei limiti
delle nostre frontiere!
Tutti quanti,
chiusi nel lavoro,
sappiamo leggere soltanto il manuale
dell'uso delle nostre dita operose!
Tutti quanti
tremanti di paura,
per non perdere
il gruzzolo della ricchezza...
quante innocenti parate
esponiamo alla vista!
Tutti corvi,
tutti neri,
tutti in volo,
la furbizia del nostro respiro
è sociale,
un diametro di frontiera
ci circonda con una gelosia ottusa
e gongoliamo
per il sapore dei nostri terreni rigogliosi!
Tutti quanti
in dieta del lardo del nostro ventre,
sempre ansiosi di raggiungere nuove mete,
usando il mezzo della ruota,
per andare più veloci
verso i miraggi della capitale!
Tutti quanti,
inventati dalla fantasia,
i nostri guizzi sanno di pesce,
le nostre urla di lupo,
il nostro sonno di mare;
nessuno oserebbe negare dentro le case
il dentifricio, i bicchieri, le bollette di carta,
le tovaglie nuove!
Tutti quanti
azzanniamo con gli occhi
e mangiamo col cuore,
dormiamo il sonno delle automobili,
respiriamo l'aria delle esplosioni!
Siamo tutti
un furioso labirinto di favole e di fatti
e poi rinunciamo a tante ore di sole
per la politica, per la televisione,
per le celebrazioni, per vestirci alla moda!
Tutti quanti
furbi, compriamo dolcetti a dozzine
per cercare un diaframma
tra la nostalgia e la pace
e non sappiamo che incombono orribili canti,
presagi di digiuni e malanni
sotto alle finestre illuminate
così a lungo la sera,
fino a notte inoltrata!
Non sappiamo mantenere composta
la linea delle nostre preferenze,
compriamo sempre qualcosa di nuovo,
imitiamo i nostri bambini
noi giochi della guerra e dell'odio
e non sappiamo ancora perdere,
nemmeno quando giochiamo da soli!
Tutti soli,
la regola della solitudine
ci ha educati all'amore;
tutti miti,
la guerra ci ha insegnato ad amare la vita.
Tutti duri,
il dolore ci ha insegnato a piangere,
camminiamo sui pascoli
con gli stivali del pescatore,
vaghiamo tra le pieghe delle valli
con gli scarponi del caprone,
tiriamo al bersaglio,
ridiamo,
diventiamo dei seccatori, convinti
di essere dei conquistatori,
conquistiamo i belati del nostro gregge
con degli atti infami, ma sacerdotali!
Tutti nuovi,
una giornata di pioggia
ci battezza,
la rugiada dell'alba
ci dà giovinezza,
il sole crea nei nostri prati
isole luminose.
La notte ci accoglie,
tutti quanti,
nel suo pantano caldo,
sicuro, scuro, silenzioso.

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