lunedì 14 marzo 2016

MI ADDORMENTO SENZA NEANCHE ANDARE A LETTO.

Accolto dal candore del rettilineo,
vergognoso nell'abbigliamento strapazzato,
miagolante di malinconia
e contento signorsì della cena vitellina,
misuro commenti allo specchio,
biasimandomi,
concentrato nella solitudine.
Solo
e perseguitato dalla foga del silenzio,
esploro le sedie in duplice filare,
considerando le possibilità della contemplazione
imparate al guinzaglio della sapienza.
Sono arrivato...
Finalmente
la stupenda ombra dei miei vizi passeggeri
si trasforma in sonnolenza lunare.
Indossando anche la seconda
delle mie scarpette di vetro,
mi avvicino,
frettoloso più di Cenerentola,
a ridosso del camino,
evidente come un minareto,
nel paesaggio musicale
costruito apposta
per farci un luogo di riposo.
Mi adopero per imbalsamarmi corridore
e mi arresto
finale, fino al centro dello spazio.
Dal mezzo occhio aperto
vedo un semibuio
circondato da un laghetto.
Mi abbandono
con una perfezione solitaria
lungo le sue rive
e mi addormento,
addolcito dall'inganno,
senza neanche andare a letto.

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