domenica 21 febbraio 2016

PERDONAMI, PABLO ( Neruda)

Potrei parlare delle cose più stupide,
stasera,
parlare per esempio
della mia gamba che mi duole,
o vagare come un disperato,
aspettando che si liberi il gabinetto.
La mia pancia mi duole.
E' vero, anche il corpo ha le sue esigenze,
ma come esigere dal corpo
sempre nuove forze,
se nemmeno più le gambe
riescono a sostenerlo?
Da solo io mi perderei,
lo so,
ma come non perdermi
se un quintale di patate
aspetta la mia opera
per farsi trasportare a casa?
In un vassoio,
petali di papavero riempiono la sera.
Li terrei ancora
ad arrossare la casa,
se non si appassissero così vistosamente
da scomparire contro la grazia della primavera!
Questa sera mi viene negata
anche la passione della speranza,
ma tra una battuta e l'altra,
l'orologio della mia presenza
darà il segnale dell'ora di chiusura.
Anch'io, allora,
potrò vendicarmi delle parole dette a caso.
Sarà l'ultima volta prima della resa,
ma mi ritroverò di nuovo, sorridente e gioviale,
per le sette in punto di un lunedì feriale.

Nessun commento: