giovedì 16 aprile 2015

CE N'ERA DI LEI.

Lei era viziata.
Fumava tabacco
alternando colpi di tosse.
Lei era somara.
Ogni sera
ragliava una nuova canzone.
Lei era cane.
Abbaiava amore
con forti latrati.
Lei era felina.
Miagolava
il piacere di restare nel letto.
Lei era bromuro.
Iniettava siringhe
con mano d'infermiera.
Lei era bastone.
Nessuno pareva abbastanza forte
per le sue parole.
Lei era giornale.
Sebbene dotata di scarse notizie,
ogni giorno si alzava dal letto
per dire le cose.
Lei era fischio.
Soffiava ira
dalla bocca e dagli occhi,
faceva paura.
Lei era maestra.
Usava un gran numero
d'ore per insegnare.
Lei era colonna.
Imitava gli alberi,
restando diritta.
Lei era scaletta.
Un muro di pietra
non riusciva a fermarla.
Lei era modella.
Per farsi guardare,
ostentava un'aria allegra,
napoletana.
Lei era estrosa.
L'estro
le si adattava,
la definiva.
Lei era buona.
Evitava litigi
per amore di pace.
Lei era prato.
Si stendeva per terra
quando c'era dell'erba.
Lei era lontana.
Se ne andava spesso,
ma poi ritornava.
Lei era costante.
Annuiva, saliva e scendeva,
camminava, masticava,
alle solite ore,
nei soliti giorni.
Lei era portiera.
La sua casa
restava chiusa,
custodita dalle sue chiavi.
Lei era precisa.
Tutto il tempo era poco
per sbrigare tanti lavori,
ma lei cantava
e correva
e li finiva.
Ce n'era di lei
molto ancora,
ma poi se ne andava...





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