domenica 12 aprile 2015

IL GUIDATORE E LA CARRIOLA.

Il guidatore
era impegnato a spingere
la sua carriola.
La strada
gli aveva dato incomodo
sin dal mattino,
con un traffico folto
di battipanni nuovi,
di porcellane antiche,
di vetri levantini,
di zoccoli montani,
di agresti caciottine,
di minuscoli chiodini
e un numero incredibile
di solitari a piedi.
Il guidatore, stanco,
masticava pane.
Le tacche sulle mani
gli facevano un pò male.
Si fece massaggiare
da un lottatore nano,
apposito e frequente
in quel paese regionale.
Quella carriola rappezzata,
ben curata giocoforza
nell'armonia della sua corsa,
stava ferma
al fianco della strada
e aspettava,
come schiava d'arsenale,
ordini dal suo generale.
Il guidatore
non sempre la comandava:
spesso la guidava.
In discesa la frenava,
in salita la spingeva,
nel piano l'incolonnava.
Il fardello dell'economia
li affaticava insieme
e portavano merci per strada
in orari comuni:
due modifiche al sole,
poi una notte di riposo.
Il guidatore
guidava
e taceva.
L'armonia della sera
congiunse
guidatore e carriola
in un reciproco accordo:
il sonno divenne
immediato riposo.
Il mattino giunse col sole
e trasformò
il respiro della carriola
in cigolìo muscoloso.
Il guidatore
riprese il cammino.

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