sabato 18 aprile 2015

L'USIGNOLO, LE MOSCHE, IL GALLO, I GRILLI, LA FORMICA.

                                                              L'usignolo

"Sapete
se il ranuncolo
ha già dato germoglio?"
Il richiamo raccoglie
il sottile tepore dell'aria,
affonda dolcissime note
negli umori dell'erba.
"Sono in ritardo?
Sono arrivati i germogli?
Sono così contento
di questo cespuglio!"
Non c'è bisogno d'altro.
Il pavimento è la terra,
la campagna una stanza,
il vento si muove appena,
per non spezzare il motivo del canto.
La domanda è musica;
durante l'esecuzione,
si sciolgono risposte
e nascono promesse:
non c'è simulazione.
" Adesso
e ancora adesso
e ancora, ancora, ancora,
sto per dire
che non serve sognare.
Ma chi dorme
in questa stagione?
Chi fiuta
questo profumo di fiori,
questa terra preziosa,
appena trovata?"
Il richiamo
si interroga e si risponde.
Ogni volta
rompe un sogno
e lo annienta,
poi si scioglie nel buio.
All'alba,
non ci sono più veli:
tutti i sogni
sono rinati
e presenti.

                                                             Le mosche

Le mosche
hanno una memoria
ricca di cadaveri
ed abitano spesso
tra le rose.
La rosa,
dal canto suo,
non conosce
né paura né delusione.
Le mosche
scelgono la rosa
per trovare riposo
dalle fatiche del volo.
Le mosche
sono buone spettatrici
di lotta,
grandi tifose
di morte.
Si interessano
alle sconfitte cruente.
Sono delle zelanti
becchine.
Ogni battaglia
le ispira e le sprona.
E così,
ronzando desideri becchini,
si attaccano all'uomo.

                                                        
                                                         Il gallo

Il gallo
ha dei colori più forti
della gallina.
E' più veloce d'occhio
e di voce
e alla sera occupa
il posto per primo.
Il gallo
non è certo un cantante,
si direbbe piuttosto una tromba,
congiunta al suo trombettiere.
Il gallo ha delle virtù militari,
perciò è decorato
come un soldato.
Due speroni per le battaglie.
due bargigli per le vittorie.
Arricchisce la vita
di tante galline
spronandole alla passione,
poi le protegge
con attenzione.
La notte lo stanca,
lo fa prigioniero,
per questo
è sempre
così mattiniero.

                                                       I grilli della mia estate.

I grilli della mia estate
sono nati tra i sassi,
su nei monti.
I sassi dei monti
sono pinete nelle loro gole.
Essi tremano al tocco dell'acqua
e stanno lontani
dalle acque dei fiumi,
per non finire immersi per sempre.
I grilli della mia estate
non intendono affogare.
Insieme,
riescono a sciogliere
il groviglio delle stelle
che pur stanno lontane.
Cantano nella penombra della sera,
cantano all'ingresso della notte.
I grilli della mia estate
sono piccole creature
che durano ore brevi,
forse una sola stagione,
ma danno certe feste
quando sono insieme,
che scacciano ogni malinconia.
Cantano, ma anche ridono,
i grilli della mia estate,
perché l'estate è bella,
perché l'estate è breve.

                                                  Il passo della formica

Il passo della formica
si stende
sullo spazio sconfinato
del prato.
Poco sexy,
molto agile,
non dà un'impressione di passeggio.
Chi pensa
ad un podista in corsa,
è molto lontano
dall'immagine del passo della formica.
Un fiore di tarassaco
è un fortezza gialla,
ma la formica
diventa una furia possente,
che avanza,
sale sul fiore
e lo vince.
Solo chi si sdraia sull'erba
è in grado di riconoscere
il passo della formica;
il guizzo dei loro sguardi
si incrocia in silenzio.
La formica
prosegue sul prato,
non fugge,
non chiama nessuno,
non saluta nemmeno.



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