giovedì 21 maggio 2015

DOPO AVER SCHIAFFEGGIATO IL PETTINE.

Dopo aver schiaffeggiato il pettine,
la zucca rintrona avocando
un suono chef tagliente,
severo.
Schiaffeggiata, nella maniera
dell'urlo e dell'apocope,
una macchina trema e sfigura:
"Giulietta, non andare da sola!"
E chi vorrebbe parlare
all'infinito, tra il passato del greco
e le lingue malate di vento?
La mandria parla italiano,
viaggia su rocce dal tacco calvo,
eppure non impollina l'estate
nemmeno una volta.
Allora, evviva!
Soprattutto perché avvisando l'allegria
succederanno scoppiettanti futuri,
succederà il riposo.
Dopo il riposo sarà una franca risata
cancellata sotto l'erba
ceduta all'orizzonte:
il fieno,
vissuto nuovamente
al vento sapido del cortile,
utilizzerà ancora
il calore dell'utilità.
Sviando cocche
si sviano e si perdono bambini
avvezzi al perdono,
poi mamme e coraggiosi giochi
con solide funi.
Se un'acqua poi uscisse furibonda
per armeggiare col sole...
Ma non c'è niente di là,
che incoraggi gli armeggi.
Perdono per le sempre solite feste
e perdono per il vagare perduto
da tante biciclette smagrite dalle corse!
Dopo di allora
più mai sorprese, tra gli abbaini socchiusi
nella villa sviata dall'abbandono
e le feste cadenti
che non avvengono al momento giusto...
Dopo un poco
che il cestino rifiorisce- se rifiorirà-
l'ottimo furoreggia di nuovo- da sempre-,
per forza duplice di canto e di umore.
Allora che venga- se viene-
il peduncolo seminato da quel fiore
che nemmeno ha conosciuto l'Aprile!

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